Corpo trovato in mare a Grignano: è una ragazza scomparsa a Nova Gorica

Il cadavere rinvenuto a giugno è della venticinquenne slovena Karin Furlan. Era sparita da casa a dicembre
Una fase del recupero del cadavere a giugno a Grignano. Foto di Andrea Lasorte. A destra la venticinquenne slovena Karin Furlan
Una fase del recupero del cadavere a giugno a Grignano. Foto di Andrea Lasorte. A destra la venticinquenne slovena Karin Furlan

GRIGNANO Ha finalmente un volto e un nome il corpo della giovane donna trovata morta in mare lo scorso giugno al largo di Miramare. Si tratta di Karin Furlan, venticinquenne di Nova Gorica. Risultava scomparsa da dicembre. L’ipotesi è che si sia suicidata.

Sono state le autorità investigative slovene e italiane, che in questi mesi hanno lavorato fianco a fianco nelle ricerche, a identificare la vittima.



Il cadavere era stato rinvenuto nel pomeriggio di sabato 6 giugno, attorno alle 14.30, da un diportista che aveva subito dato l’allarme. La ragazza galleggiava a circa 400-500 metri dalla riva, tra Miramare e Grignano. Affiorava accanto a una delle ultime boe che circoscrivono la Riserva marina.

Il diportista aveva atteso l’arrivo dei soccorsi in modo da indicare il punto esatto del ritrovamento e agevolare le operazioni di recupero.

Identificata la donna trovata morta in mare a Grignano
Le operazioni di recupero del cadavere a Grignano, lo scorso giugno (foto Lasorte)


Sul posto erano intervenuti i sommozzatori del nucleo nautico dei Vigili del fuoco, l’ambulanza del 118, la Capitaneria di porto, la Polizia di Stato e l’Esercito Italiano. Poco dopo anche il medico legale.

Il corpo, privo di documenti, era stato quindi portato a riva. Il personale sanitario lo aveva avvolto in un telo e adagiato sul porticciolo di Grignano. Gli agenti e i militari si erano preoccupati di tenere a distanza i curiosi e i bagnanti che, inizialmente ignari dell’accaduto, prendevano il sole a pochi metri di distanza.



Subito dopo il medico legale aveva scoperto il telo per iniziare i rilievi.

Fin dal primo esame del cadavere, in avanzato stato di decomposizione, era apparso subito chiaro che la giovane si trovava in mare da molti giorni. Forse addirittura settimane.

Pochi, in effetti, i tratti ancora riconoscibili: i capelli scuri, le scarpe da ginnastica nere di marca Asics, i calzini ai piedi e qualche brandello d’abito addosso, anche quello scuro. La salma era molto gonfia, i lineamenti quasi irriconoscibili. Il corpo così deturpato rendeva peraltro difficile attribuire un’età alla vittima, stimata verosimilmente tra i 35 e i 40 anni.

Era stata la Procura di Trieste a prendere in mano il caso. Le ricerche per risalire all’identità erano cominciate immediatamente. Indagini estese all’intero territorio nazionale ma anche all’estero, considerando che le correnti dell’Alto Adriatico potevano aver trascinato la ragazza per chilometri e chilometri. E a Trieste non risultavano scomparsi, come confermato dalla Polizia, dai Carabinieri e dalla Prefettura.

Gli accertamenti a tappeto delle forze dell’ordine avevano passato in rassegna i database sulle segnalazioni delle persone scomparse da tutta la regione e da tutta Italia con il supporto del Commissariato straordinario per le persone scomparse, organismo che fa capo al ministero dell’Interno.

Ma le autorità si erano messe in contatto anche con la polizia slovena. Si erano attivati in particolare gli agenti di Capodistria. E di Nova Gorica, segno che forse una pista c’era. Ma fino a ieri non si è saputo più nulla. Probabilmente, si attendevano gli esiti dell’esame del Dna e altri riscontri investigativi, come l’autopsia.

Ieri il ministero degli Interni della Slovenia ha diffuso un breve comunicato sulla soluzione del giallo. Oltre all’identità della vittima, le autorità oltreconfine hanno reso noti alcuni dettagli: la venticinquenne Karin Furlan era stata vista l’ultima volta l’11 dicembre dell’anno scorso nel suo appartamento. Ma poi ogni traccia era andata persa. Ieri si è anche saputo che la polizia slovena cercava da tempo la ragazza.

Da quel macabro ritrovamento del 6 giugno ci sono voluti comunque oltre tre mesi per chiudere il caso. Sono state le autorità italiane, nel comunicare i risultati dell’autopsia, a confermare l’identità della ragazza alla Slovenia. L’esame autoptico non ha rivelato segni di violenze sul corpo, questo appare certo. Circostanza che fa pensare a un gesto estremo, ma anche a un incidente. Forse non lo sapremo mai. —




 

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