Coronavirus, Trieste piange altri sette morti. La nave-ospedale resta in stand-by

TRIESTE Trieste, zona rossa. Ieri la città ha registrato altri sette decessi da coronavirus. Negli ultimi cinque giorni sono purtroppo 22 le persone scomparse. La situazione nel resto del Fvg cammina verso una almeno apparente normalità, ma la situazione a Trieste viaggia in senso opposto.
E se proseguono i tamponi a tappeto nelle case di riposo e si cerca di porre rimedio alle condizioni che hanno determinato importanti focolai negli ospedali, la giunta Fedriga rimanda ancora la decisione sui luoghi dove trasferire gli anziani positivi delle residenze e anche ieri è slittato il via libera sulla nave ospedale che sarebbe dovuto arrivare già da un paio di giorni.
Trieste paga una situazione figlia dell’anzianità della popolazione, della concentrazione urbana e di case di riposo che, come nel resto d’Italia, si stanno rivelando una delle principali fonti di infezione. In città, un positivo su quattro si è ammalato negli ospizi, dove si contano per ora trecento ospiti colpiti. Azienda sanitaria e Regione continuano a ragionare sui luoghi idonei al trasferimento degli anziani positivi, per garantire quella separazione tra ammalati e negativi che molte case di riposo non riescono a offrire per limiti strutturali. La Regione ha bocciato la candidatura di tre alberghi disponibili, perché i preparativi avrebbero richiesto un mese: tempistica incompatibile con la necessità dell’emergenza.
Dopo aver individuato una struttura privata come la clinica Salus per ridurre la pressione, toccherà ora anche alla residenza Mademar offrire un’ottantina di posti per anziani positivi, dopo l’accordo trovato tra proprietà e Asugi. Nonostante le rassicurazioni sul fatto che la riserva sarebbe caduta ieri, la Regione non ha invece ancora chiuso sull’impiego del traghetto di Grandi navi veloci. La società armatrice di Genova ha offerto l’Allegra, imbarcazione del 1987 al momento ormeggiata a Napoli: lo scafo misura 166 metri e contiene 471 cabine, di cui 168 chieste dall’Azienda sanitaria per ospitare positivi al coronavirus.
I dati di giornata raccontano di un incremento dei contagi di 41 unità: il leggero aumento della curva porta il totale a 2.858, di cui 1.152 Trieste (+16); 931 a Udine (+2), 607 a Pordenone (+8) e 164 a Gorizia (+15), dove si segna un incremento importante dopo giorni senza aumenti. Trieste paga un nuovo duro conto sul fronte dei decessi, che ieri in regione sono stati 12: con sette morti il capoluogo giuliano arriva a 133 persone scomparse, ormai più di metà dell’intero Fvg, dove Udine segna 67 deceduti (+1), Pordenone 54 (+4) e Gorizia 4, con una somma che giunge a 258. I guariti sono invece 1.467, mentre 18 sono i pazienti in terapia intensiva (-2) e 138 quelli ricoverati in altri reparti (+4).
Trieste conferma il trend negativo e i sindacati attaccano ancora l’Azienda sanitaria, accusata di una gestione inadeguata delle case di riposo e di non aver saputo proteggere il personale dai contagi. L’Asugi continua a mettere in campo assunzioni straordinarie, con 181 nuovi ingressi tra medici, infermieri, tecnici e oss, parte a tempo indeterminato e parte per la sola durata dell’emergenza. Di questi 149 sono entrati in ruolo a Trieste e i restanti a Gorizia. Da inizio epidemia a Trieste sono stati assunti a tempo indeterminato due medici, 44 infermieri, sei tecnici, 20 oss e sei autisti di ambulanza, mentre si contano assunzioni a tempo per 33 dottori, 24 infermieri, due assistenti sanitari, otto oss e tre centralinisti, che lavorano con partita iva o per mezzo di agenzie interinali. Ma per la Cgil non basta.
Virgilio Toso rivendica che «la creazione della “zona grigia” negli ospedali per trattare tutti i pazienti come potenziali positivi è stata proposta dai sindacati molte settimane fa ed è arrivata solo ora, nonostante tutto quello che sta accadendo. Abbiamo 1.300 operatori in sorveglianza attiva: uno su tre, che è un numero enorme. Ed è mancata organizzazione nelle case di riposo, che hanno responsabilità dirette, ma la salute pubblica è responsabilità delle istituzioni. La nave poi è un progetto o improvvisazione? Qui nessuno ci dice nulla».
Rincara la dose la Fials con Fabio Pototschnig: «I dati sui sanitari positivi e sotto osservazione sono peggiori di quanto immaginavamo e non ci capacitiamo del perché si sia deciso di trasformare entrambi gli ospedali cittadini in ospedali Covid. Il risultato dei tamponi può essere comunicato agli interessati anche alcuni giorni dopo l’esecuzione e i potenziali positivi lavorano dunque a lungo prima dell’isolamento. Nonostante questo i dpi in Asugi restano carenti, con aumento del rischio contagio per gli operatori: ma non vorremmo sentire più criticità come quelle vissute in Geriatria o Medicina d’urgenza. A questo si aggiunge il fattore economico: siamo ancora in attesa di fare un accordo regionale che riconosca agli operatori premi per compensare almeno in parte i grandi sacrifici sostenuti». La Fsi-Usae stigmatizza invece con Matteo Modica «i silenzi assordanti dell’Asugi: per l’ennesima volta le notizie le abbiamo apprese dalla stampa».—
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