Coronavirus, rischio zona arancione per il Fvg con bar chiusi e stop ai viaggi tra comuni

TRIESTE. Da domani, anche in Friuli Venezia Giulia, non si potrà uscire la sera dopo le 22, le scuole superiori dovranno fare didattica a distanza al 100%, i mezzi del Trasporto pubblico locale potranno riempirsi solo a metà della capienza. E si dovrà rinunciare a visitare mostre, entrare in un museo e, nei giorni festivi e prefestivi, in un centro commerciale.
Contenuti, quelli del nuovo Dpcm alla firma nella notte del premier Conte, che lasciano Massimiliano Fedriga «molto perplesso». Qualora il decreto dovesse entrare in vigore «nel modo in cui ci è stato presentato – è il commento del governatore al termine del confronto tra governo e Regioni –, oltre ai ristori già previsti, chiediamo che le categorie penalizzate dal provvedimento siano esentate dal versamento delle imposte dovute sia per il 2020 che per il 2021».
Ma per il Fvg c’è ancora molto da chiarire. Resta infatti il rebus, per qualche ora ancora, di quale sarà il colore (verde o arancione) che può cambiare ulteriormente la vita delle persone nelle prossime settimane, quelle in cui tentare di contenere la diffusione del coronavirus, ridurre il carico di lavoro sul sistema sanitario in affanno e rallentare la dolorosa conta dei morti Covid.
Il Fvg, visti i numeri della pandemia sul territorio, è in bilico tra il via libera della zona verde e lo stop di quella arancione, che comporterebbe conseguenze pesanti su un’economia già segnata dal lockdown di primavera e da una faticosa ripartenza: chiuderebbero le attività di ristorazione e pubblico esercizio e i cittadini non potrebbero muoversi da comune a comune se non per «comprovate esigenze lavorative, di studio, motivi di salute, situazioni di necessità o per svolgere attività o usufruire di servizi non sospesi e non disponibili nel proprio comune».
Nel collegamento fiume tra governo e governatori di ieri pomeriggio, con non pochi attriti tra centro e periferia, non è stata definita la distribuzione delle Regioni nei livelli legati ai parametri elaborati dal Comitato tecnico scientifico: dall’indice della contagiosità Rt all’occupazione delle terapie intensive, dalla disponibilità di posti letto per pazienti non gravi, ma che necessitano comunque di un ricovero in ospedale, al numero medio dei tamponi.
La decisione sulle «ulteriori misure di contenimento del contagio» verrà presa oggi. Chi dimostra, report alla mano, di saper gestire la seconda ondata della pandemia rientrerà tra le Regioni verdi, quelle che recepiranno “solamente” le regole nazionali del Dpcm. Le altre subiranno la “retrocessione” tra le arancioni (uno scenario che non si esclude nemmeno per il Fvg) o le rosse. Per una durata minima di 15 giorni, con i governatori che premono per poter dire la loro sull’esame dei dati, per quanto oggettivi essi siano.
L'unica certezza, al momento, riguarda dunque le regole nazionali. Pure in Fvg ci sarà il coprifuoco alle 22, che si potrà “violare” solo per ragioni di lavoro, necessità e salute, da dimostrare via autocertificazione, il documento che abbiamo imparato purtroppo a usare nella prima fase dell’emergenza. E ancora, sempre da domani, scuola in digitale alle superiori, mascherine obbligatorie in classe (esclusi gli under 6) nelle elementari e nelle medie, Tpl al 50% di riempimento, chiusura della media e della grande distribuzione nei fine settimana e di musei e mostre pure nei feriali.
La questione chiave è se la nostra regione sarà costretta ad aggiungere ulteriori restrizioni. Non quelle delle Regioni rosse, in cui sono state inserite Lombardia, Piemonte e Calabria (ma potrebbero rientrarci anche Alto Adige e Valle d'Aosta), segnate da una sofferenza già molto evidente degli ospedali, ma quelle delle arancioni (Puglia e Liguria sembrano le più certe di entrare nel gruppo).
Uno scenario intermedio, ma pieno di “complicazioni” per tutti, a partire dalle attività economiche, tra divieto di spostamento in entrata e in uscita dal territorio regionale, ma anche da comune a comune (sempre salvo comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza), e chiusura di bar, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. A restare in servizio, in questo settore, solo mense, catering e consegne a domicilio di cibi e bevande.
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