Coronavirus, Regione Fvg pronta a chiudere i cantieri pubblici

Direttiva in arrivo: su richiesta dell’impresa gli enti potranno disporre la sospensione dei lavori
Operai al lavoro nel cantiere edile nella zona Porta Nuova a Milano. I quartieri Repubblica, Isola e Brera sono stati collegati con la posa di una passerella ciclopedonale che passa sopra via Melchiorre Gioia, 02 maggio 2013 a Milano. MATTEO BAZZI / ANSA
Operai al lavoro nel cantiere edile nella zona Porta Nuova a Milano. I quartieri Repubblica, Isola e Brera sono stati collegati con la posa di una passerella ciclopedonale che passa sopra via Melchiorre Gioia, 02 maggio 2013 a Milano. MATTEO BAZZI / ANSA

TRIESTE Il Friuli Venezia Giulia dice sì allo stop dei cantieri pubblici. La giunta Fedriga sta lavorando a una direttiva per facilitare la sospensione dei lavori, in tutti quei casi dove non fosse possibile rispettare le misure di sicurezza rese necessarie dall'allarme coronavirus. Non si tratta dunque di obbligo bensì di un indirizzo, che arriva a seguito di un confronto con l’associazione dei costruttori edili (Ance Fvg). A quanto risulta, siamo la prima regione in Italia a muoversi in questo senso.

La bozza che la Regione sta preparando si rivolge alle stazioni appaltanti attive a vario titolo nella «realizzazione di opere pubbliche» e ha per oggetto la «sospensione delle attività di cantiere» alla luce delle misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell’emergenza Covid-19. Prende atto che né i vari Dpcm (1, 4, 8, 9 e 11 marzo 2020) né lo specifico Protocollo sugli ambienti di lavoro (14 marzo 2020) «contemplano espressamente l’interruzione dei cantieri temporanei e mobili», e ciò nonostante il settore presenti «caratteristiche operative» che lo «differenziano dalla maggior parte delle realtà produttive». «Per le maestranze – prosegue la bozza – sussiste sovente la necessità di operare in ambienti chiusi e ristretti, di effettuare a strettissimo contatto lavorazioni altrimenti non eseguibili, di operare in presenza di dipendenti di altre ditte, di raggiungere il cantiere utilizzando i mezzi dell’impresa assieme ai colleghi, di consumare i pasti negli esercizi pubblici prossimi al cantiere nonché, in taluni casi, di soggiornare in strutture ricettive per esigenze logistiche». Tutti questi aspetti sono disciplinati dal Testo unico sulla Sicurezza del 2008, considerato incompatibile con le attuali restrizioni: il quadro complessivo potrebbe rappresentare un rischio per «la salute dei lavoratori e, più in generale, per la salute pubblica». Ecco perché, dietro «motivata richiesta dell’impresa», le stazioni appaltanti avranno «piena facoltà di disporre la sospensione dei lavori».

L’idea è insomma che laddove non siano garantite tutte le condizioni di sicurezza, straordinarie e ordinarie, appaltatore e committente possano trovare una soluzione comune. L’assessore regionale a Infrastrutture e Territorio, Graziano Pizzimenti, ha confermato telefonicamente: «Lo spirito è quello di fornire ad appaltatori e appaltanti la possibilità di accordarsi per fermare un cantiere. I lavori pubblici hanno precise date di inizio e fine: se non vengono rispettate, si va in penale. Considerata la situazione eccezionale, abbiamo condiviso con l’Ance un confronto lungo e complesso, il cui esito sarà appunto quello di dare un indirizzo, affinché sia possibile valutare caso per caso». La circolare specifica inoltre che si può procedere con la sospensione dei lavori «qualora non indifferibili e urgenti». Quando diventerà operativa, ci sarà da capire se coinvolgerà o meno il cantiere dell’ospedale di Cattinara.

Quanto all’Ance, nei giorni scorsi aveva già sollecitato le imprese a fermare i cantieri, invitando al contempo i governi nazionale e regionale a predisporre «strumenti straordinari di sostegno per imprese e lavoratori», si legge in una nota datata 12 marzo 2020. Il presidente Ance Fvg, Roberto Contessi, ha aggiunto ieri: «La Regione sta rispondendo con grande sensibilità alla nostra richiesta di mediazione con il governo nazionale, il quale preme per andare avanti senza considerare il nostro settore come distinto dalla manifattura e dall’industria. Senza la direttiva del Fvg, inoltre, per le imprese non sarebbe possibile chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti». —


 

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