Coronavirus, ora Lubiana attacca Zagabria: «Minaccia per l’Europa»
BELGRADO La situazione epidemiologica della Croazia, colpita da settimane da una recrudescenza del virus e finita sulla “lista rossa” di diversi Stati europei, tra cui Slovenia, Italia, Austria, parzialmente dalla Germania? Addirittura una potenziale «seria minaccia per tutti gli altri Paesi membri della Ue». È il forte monito lanciato da Lubiana, evidentemente sempre più preoccupata dal quadro relativo al Covid tra Zagabria e Spalato. E soprattutto dalla prospettiva di “importare” sempre più infezioni a causa del ritorno dei vacanzieri in patria. Monito che è stato lanciato da fonte più che autorevole. Risponde al nome di Jelko Kacin, la “faccia” pubblica dell’esecutivo di Lubiana. Kacin, portavoce del governo sloveno, che parlando alla rivista Reporter ha detto senza mezzi termini di avere «molte ragioni per essere preoccupato» di quanto si sta osservando in Croazia, assicurando al contempo di «non voler nulla di male» per Zagabria.
Solo «il tempo dirà quanto è seria la situazione là», ha specificato maliziosamente, suggerendo che la mini-ondata che sta registrando la Croazia non sarebbe ancora conclusa. Lubiana è da tempo che denuncia il problema. «Sono i nostri vicini, molti nostri connazionali» e tanti altri stranieri «sono in vacanza» sulla costa dalmata «e penso che i giustificati avvertimenti espressi da parte nostra siano stati degni di attenzione», ha aggiunto Kacin – anche lui “beccato” tuttavia in ferie nella sua seconda casa in Croazia, meta scelta anche dal premier magiaro Orban, dopo aver consigliato agli ungheresi di optare per il Balaton. Slovenia che non permetterà comunque che la situazione epidemiologica croata – e quella dei Balcani in generale – si estenda al territorio sloveno.
«Non possiamo consentire» la diffusione del contagio che si è osservata durante l’estate «nei Balcani occidentali», ha assicurato Kacin, ricordando che Lubiana «ha messo da lungo tempo Bosnia-Erzegovina, Serbia, Montenegro, Albania, Kosovo e Macedonia del Nord sulla lista rossa», allungata nei giorni scorsi anche dalla Croazia, «messasi da sola in questo gruppo di Paesi», forse dopo aver rilassato troppo le misure restrittive anche per facilitare la ripresa del turismo, il sottinteso. Croazia dove ieri, tuttavia, si è registrato un significativo calo dei nuovi contagi, 136 nelle ultime 24 ore (su 2.364 testati, due i decessi) rispetto ai 275 di domenica, mentre rimangono praticamente stabili le persone attualmente positive (2.212) e quelle in intensiva (sempre 12), cifre che fanno ben sperare.
In diminuzione i nuovi positivi anche in Slovenia, solo 14 quelli confermati domenica rispetto ai 34 di sabato, due i morti. Numeri che potrebbero tuttavia risalire, ha previsto nei giorni scorsi il ministro della Salute sloveno, Tomaz Gantar, in contemporanea con il ritorno a casa dalla Slovenia dei vacanzieri sloveni – circa 70mila quelli registrati in Croazia al 23 agosto. Ritorno che, a differenza delle previsioni, non è avvenuto in massa sabato e domenica e neppure per la gran parte della giornata di ieri, ultima prima dell’entrata in vigore dell’obbligo di isolamento fiduciario per i residenti in Slovenia, scattato a mezzanotte, con la gran parte degli sloveni che ha deciso di godersi le ferie fino all’ultimo, ha informato ieri pomeriggio l’agenzia Sta. Migliore rispetto ai giorni scorsi la situazione epidemiologica in Serbia (ieri 57 contagi) e in Bosnia (127, ma ben 11 morti). —
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