Coronavirus, niente strappi sui negozi: in Fvg sfuma la ripresa domani, si riapre il 18. A Trieste sit-in in piazza

Dopo il braccio di ferro con il governo, Fedriga molla la presa e sceglie di adeguarsi. Circa ottocento commercianti radunati davanti al Municipio. Quattro i multati
La protesta in piazza Unità
La protesta in piazza Unità

TRIESTE La giunta Fedriga si rassegna a ragionare sulle riaperture dei negozi a partire dal 18 maggio, ma la scelta del governo di attendere i tempi chiesti da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute non viene digerita e non manca qualche nuova scintilla, sebbene la linea sia di evitare le forzature con ordinanze in contrasto con la posizione di Roma e dunque impugnabili.

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E per dimostrare di non voler sottostare placidamente alle indicazioni dell’esecutivo, la Regione Friuli Venezia Giulia pensa di lanciare un segnale da lunedì, permettendo ai cittadini di rimanere a dormire nelle seconde case, dove finora ci si poteva recare solo per lavori di manutenzione. Troppo poco, però, per placare gli animi dei tanti commercianti, esercenti ed artigiani che fino all’ultimo avevano sperato nella ripresa anticipata della loro attività e che ieri sono scesi a centinaia in piazza Unità per urlare la propria rabbia. Una manifestazione, la loro, conclusa con quattro sanzioni per mancato rispetto delle misure anti contagio.

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Foto BRUNI Trieste 09.05.2020 Emergenza Corona virus: manifestazione degli esercenti in piazza Unità


E dire che proprio sul commercio si è giocata la partita più importante del presidente Massimiliano Fedriga, entrato in polemica con il ministro Francesco Boccia, dopo che questi ha chiarito al governatore che l’impossibilità di anticipare ulteriormente i tempi rispetto al 18 maggio dipende dall’assenza dei protocolli Inail sulla sicurezza nei vari settori. Protocolli tanto più necessari – scrive Boccia – dopo che novemila persone si sono ammalate sui luoghi di lavoro nelle ultime due settimane.

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Negozi chiusi a Trieste in attesa della riapertura dopo il lockdown, Trieste, 8 maggio 2020. ANSA/ALICE RITA FUMIS

La mossa non piace alla Regione, che la ritiene una scusa per giustificare la prudenza del governo dopo la richiesta dell’Iss e del ministro Roberto Speranza di attendere fino al 18 per valutare le ricadute dell’allentamento del lockdown sulla diffusione del virus. E così Fedriga replica a Boccia chiedendo di inoltrare i protocolli Inail adottati per far riaprire nelle settimane scorse altre attività commerciali.

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«Il governo ci dice di non aprire senza protocolli Inail – dice Fedriga – e abbiamo chiesto di vedere quelli che riguardano negozi per bambini, vendita di elettronica e librerie. Se ci sono, potremo facilmente applicarli in altre tipologie di attività, perché non si dirà che chi vende pentole diffonde il coronavirus e chi vende libri invece no. Se invece i protocolli non ci sono, il fatto sarebbe molto grave». Il governatore ribadisce di aver «chiesto di aprire tutto il commercio al dettaglio da questa settimana: non accetto che per fare un dispetto alla richiesta compatta di tutte le Regioni, si dica di no e si ammazzino le categorie economiche in attesa dei protocolli. Che a questo punto devono arrivare entro mercoledì, per dare modo ai commercianti di organizzarsi».

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Fedriga voleva la ripartenza del commercio da lunedì e quella di bar, ristoranti, parrucchieri e centri estetici dal 18. Il governo si è detto però disposto a ragionare solo su questa data e sulla base di aperture differenziate a seconda della condizione dei diversi territori. Per il presidente del Fvg, però, «il rinvio oltre il 18 sarebbe inaccettabile e troverebbe una reazione fortissima delle Regioni di destra e sinistra».



Fedriga non vuole comunque andare oltre le schermaglie ed esclude le forzature decise invece in Calabria prima e in Alto Adige poi, con ordinanze miranti a riaprire negozi, bar e ristoranti, che sono state però subito impugnate dal governo: «Non avrebbe senso riaprire e poi richiudere facendo un danno ai commercianti, che dovrebbero rinunciare agli ammortizzatori sociali per alzare le serrande. Ma con le altre Regioni stiamo studiando un piano per dare certezze al mondo produttivo dal 18 in poi, se non vorrà farlo il governo». La giunta preferisce limitarsi a lanciare qualche altro segnale, ma esclude di ricorrere a un’ordinanza vera e propria, ritenendo di aver già allentato tutto ciò che si poteva rimanendo nel perimetro dell’ultimo decreto nazionale. L’idea è allora di mandare un altro messaggio, limitandosi ad aggiornare le faq e chiarendo che i proprietari delle seconde case potranno non solo recarvisi per manutenzioni ma anche rimanervi a dormire. Non servirà un’altra ordinanza per farlo, perché in quella attuale non è mai stato chiarito che i proprietari debbano tornare nel luogo di residenza in giornata. L’esito del braccio di ferro tra Regione e governo, come detto, ha però lasciato l’amaro in bocca a migliaia di commercianti esasperati dal lunghissimo stop. A Trieste circa 800 persone si sono radunate in piazza Unità per chiedere di poter tornare a lavorare.

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Bonaventura Monfalcone-29.04.2020 Manifestazione commercianti-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura

Dietro le mascherine commercianti, estetisti, parrucchieri, ed esponenti del popolo della partite iva. «Siamo disperati - si sfoga una donna -. Se saremo costretti a restare chiusi, sinceramente non so cosa succederà». La manifestazione è nata sui social da ambienti vicini all’estrema destra, ma ha raccolto poi adesioni anche in altri ambienti. «Ad accomunarci tutti - commenta un manifestante - è la mancanza del pagamento dei 600 euro e della cassa integrazione». A controllare a vista i manifestanti il personale della Digos. Alla fine del presidio, durato circa una mezz’ora, quattro delle persone che hanno parlato dal pulpito improvvisato attorno alla fontana dei Quattro continenti sono state sanzionate per il mancato rispetto delle ordinanze anti contagio - la multa parte da 400 euro, 280 se pagata entro 30 giorni - e potrebbero anche essere denunciate per manifestazione non autorizzata. Ulteriori posizioni sono al vaglio della Questura. In piazza tra la folla diversi esponenti del centrodestra. Di passaggio anche il vicesindaco Paolo Polidori «presente a titolo personale, ma fortemente contrario alle non scelte del governo». Tra i multati anche l’ex assessore comunale Franco Bandelli - ora titolare di un b&b - che, al microfono, aveva chiesto «un piano per il turismo subito, altrimenti moriremo tutti di fame». —
 

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