Coronavirus nei Balcani, l’Ue apre i confini a Serbia e Montenegro
Rientrano nei parametri di contagio europei. Esclusi Kosovo, Bosnia-Erzegovina e Macedonia del Nord. Troppi i contagi
ZAGABRIA L’Unione europea ha deciso, ma dopo sei lunghe, a volte concitate, ore di discussione. I cittadini del Montenegro e della Serbia potranno entrare nel territorio dell'Ue dal 1 luglio, anche se non hanno urgente bisogno di viaggiare, ma ciò non si applicherà a quelli provenienti da Bosnia-Erzegovina, Albania, Macedonia del Nord e Kosovo.
Solo il Montenegro e la Serbia figurano nell'elenco di 15 Paesi per i quali Briuxelles raccomanda la revoca delle restrizioni all'ingresso nel territorio dell'Unione dalla regione dei Balcani occidentali dopo la pandemia di Covid-19. L'elenco è stato compilato, come detto, dopo sei ore di discussione dai rappresentanti permanenti degli Stati membri dell'Ue a Bruxelles, guidati dalla Croazia (presidente di turno dell’Unione europea). È stato deciso di prendere in considerazione i criteri per l'apertura graduale delle frontiere esterne dell'Ue, la principale è che il numero di nuove infezioni nelle ultime due settimane sia inferiore a 16 per 100.000 abitanti.
Tre settimane fa, la Commissione europea aveva raccomandato l'abolizione delle restrizioni alle frontiere esterne dell'Unione europea per tutti i paesi dei Balcani occidentali. Tale raccomandazione si basava sull'allora «situazione epidemiologica simile o migliore che nell'Ue». Da allora, la situazione nei Paesi dei Balcani occidentali è notevolmente peggiorata, vale a dire che il numero di nuovi infetti è aumentato rapidamente, a fronte di un piccolo numero di testati.
La situazione è notevolmente peggiorata nella Macedonia del Nord (150 nuovi contagi ieri), in Bosnia-Erzegovina (ieri 172 casi) e in Kosovo, ma anche in Serbia. Tuttavia, sembra che i dati per la Serbia siano rientrati nei criteri stabiliti e quindi è stato raccomandato di revocare le restrizioni all'ingresso nel territorio dell'Unione Europea anche per Belgrado che ieri però ha fatto segnare 227 nuovi casi.
E pensare che solo qualche giorno fa, per il riacutizzarsi dell’epidemia nei Balcani occidentali Slovenia e Croazia avevano deciso la quarantena per chiunque entrasse nei rispettivi Paesi da Stati della ex Jugoslavia. Sebbene l'Ue abbia intenzione di aprire le sue frontiere esterne ad almeno 50 Paesi, ne sono presenti nell’elenco ufficiale, finora, solo 15. C’è la Cina, non gli Usa.
Sul fronte del riacutizzarsi del virus da segnalare che ieri in Slovenia ci sono stati 8 nuovi casi di cui tre a Capodistria dove sono risultati positivi tre studenti che hanno partecipato a feste dove la distanza sociale di sicurezza non esisteva. In Croazia nelle ultime 24 ore si sono registrati altri 85 casi di coronavirus, con il totale salito a 2.624. Numero che non ha spaventato gli sloveni nella loro corsa al mare. Anche ieri autostrade intasate e lunghe file ai confini in Istria con la Croazia. Complessivamente, dall’apertura dei confini, sono quasi 300 mila gli sloveni che si sono recati in Croazia. In Serbia il Covid-19 ha scatenato la sua seconda offensiva contro le istituzioni politiche. Sono risultati, infatti, positivi al test del coronavirus il ministro della Difesa Aleksandar Vulin, il capo dell'Ufficio governativo per il Kosovo Marko Djuric e la presidente del Parlamento serbo Maja Gojković, che è ricoverata con una polmonite in un ospedale di Belgrado. E, sempre in Serbia, pronta è scattata la truffa smascherata dalla polizia di un gruppo di persone che vendevano tamponi per il coroanvirus negativi da esibire nei controlli. Il crimine non perde un colpo. —
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