Coronavirus, nave ospedale attesa in Porto vecchio a Trieste: operazione da 1,2 milioni al mese

TRIESTE Un milione e duecentomila euro al mese. Tanto dovrebbe costare la nave ospedale che Regione e Azienda sanitaria faranno attraccare a giorni a Trieste per assistere 166 anziani positivi al coronavirus, attualmente ospitati nelle case di riposo. Il traghetto della società Gnv è ancora ormeggiato a Napoli e il nolo vale 700 mila euro al mese, cui aggiungere mezzo milione di spesa per il personale. Crescono intanto le tensioni sulla gestione dell’emergenza: il vicepresidente Riccardo Riccardi conferma gli oltre trecento utenti contagiati nelle residenze triestine e racconta di ben 180 operatori ammalati (e sono altri 150 nella sanità pubblica), ma viene accusato di scarsa trasparenza dal Pd. E non vanno meglio i rapporti tra Azienda sanitaria e sindacati.
In una giornata che conta altri 8 morti e 15 nuovi positivi, la nave Gnv Allegra non ha ancora ricevuto l’ordine di raggiungere Trieste. Il Comitato per l’emergenza presieduto dalla Prefettura si è orientato ieri per far ormeggiare l’imbarcazione al Molo zero, lato Saipem: soluzione ritenuta migliore per riservatezza e per il collegamento su viale Miramare attraverso la nuova viabilità del Porto vecchio. Solo in caso i fondali si rivelassero troppo bassi, si opterà per il Molo terzo, con varco stradale attraverso il Molo quarto. La Regione attende per oggi l’autorizzazione alla spesa da parte della Protezione civile ma, prima dell’attracco, Azienda sanitaria e compagnia armatrice dovranno produrre la documentazione riguardante la sicurezza.
Stando alla versione aggiornata del capitolato per l’assunzione di personale sul traghetto, l’Asugi conta di attivare 54 posti letto il 4 maggio, 52 il 18 maggio e 60 il 3 giugno, per un totale di 166 cabine. L’appalto di fornitura di infermieri e operatori socio sanitari pesa tre milioni per sei mesi: a fornire il personale sarà la cooperativa veneta Arkesis, che metterà a disposizione 42 infermieri, 94 oss e 7 fisioterapisti per coprire i sette giorni di turno, ovviamente 24 su 24. Numeri importanti che pongono anche la questione di dove saranno alloggiati i lavoratori, che in molti casi arriveranno da fuori città. Arkesis dovrà inoltre occuparsi di tutti i dispositivi di protezione per trattare pazienti Covid.
Nella seduta lampo del Consiglio regionale (saltata per disguidi tecnici, come si può leggere nell’articolo a destra, ndr), Riccardi ha confermato i dati forniti nei giorni scorsi dall’Asugi, parlando per Trieste di «320 ospiti contagiati di cui 56 deceduti su 3. 821 ospiti: sono state colpite 24 strutture su 94 e ci sono 180 operatori contagiati. Di questi ultimi, 33 sono già guariti». Il vicepresidente ha precisato che i decessi riguardano persone con una media di 87 anni: 24 sono avvenuti in ospedale e 32 direttamente nelle strutture, dove «sono stati effettuati in media 400 tamponi a settimana, con un picco di 1.271 fra 12 e 18 aprile».
Ma per il dem Francesco Russo «non viene detto quale sia stata la strategia per monitorare la situazione settimana dopo settimana, da marzo in poi: l’assessore continua a nascondere i dati, forse per l’imbarazzo di essere partiti troppo tardi, nonostante le tante segnalazioni alla giunta. Le residenze sono epicentro del Covid e ho chiesto un’integrazione per domani (oggi, ndr), altrimenti ho già pronta una richiesta di accesso agli atti per dare certezza a familiari e operatori».
Pesante anche la situazione dentro l’Azienda sanitaria: ieri il direttore generale Antonio Poggiana non ha partecipato alla riunione chiesta da settimane dai sindacati e le sigle non hanno gradito neppure la decisione di non fornire dati sui sanitari contagiati e sulla situazione delle realtà produttive. L’Azienda ha assicurato un supplemento di informazioni per oggi, ma le relazioni sindacali sono sull’orlo della rottura. E se Riccardi annuncia il graduale svuotamento di pazienti Covid negli ospedali di Gorizia e Palmanova, Trieste è ancora sotto pressione ma anche qui dal 4 maggio si potrà tornare a eseguire prestazioni programmate se non più differibili, grazie a una riorganizzazione delle sale d’attesa, all’impiego di dpi e allo scaglionamento dei pazienti per evitare il sovraffollamento. Per l’attività chirurgica si stabiliranno priorità in base all’urgenza, ma il ritmo resterà ridotto per la necessità di mantenere il distanziamento nei reparti e fare i conti col personale assente perché a sua volta ammalato.
L’aggiornamento quotidiano dei dati porta a 3.010 i casi positivi da inizio epidemia, con 15 nuovi infettati riscontrati ieri. Se i guariti salgono a 1.498, sono otto i decessi in più, per un totale di 286: 149 a Trieste (+5), 72 a Udine (+2), 61 a Pordenone (+1) e 4 a Gorizia. Relativamente ai casi positivi, l’area triestina registra 1.245 casi (+8), Udine 951 (+2), Pordenone 630 (+3) e Gorizia 182 (+2). A Trieste un positivo su tre viene dalle case di riposo, dopo i focolai esplosi alla Primula, all’Hotel Fernetti, all’Itis e a casa Emmaus. Quest’ultima ha raggiunto ormai 63 contagiati, con un incremento di 20 nuovi positivi negli ultimi giorni, mentre l’Itis registra dieci decessi su oltre quaranta ammalati.
Nonostante le rassicurazioni delle autorità sul trasferimento degli ospiti in ospedale in caso di peggioramento, gli anziani muoiono ormai anche all’interno delle strutture e questo spiega in buona misura il crollo del dato dei ricoverati in terapia intensiva, che sono solo 12 (-1) contro 134 pazienti ospitati in altri reparti (-2) e 1. 081 persone in isolamento domiciliare (incluse chi vive nelle residenze).—
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