Coronavirus, la Slovenia: «I confini restano chiusi». Forse il varco ciclopedonale a Gorizia

GORIZIA Possibilista sull’apertura di un varco pedonale in via San Gabriele, utilizzabile anche con le biciclette, per i numerosi lavoratori transfrontalieri che, oggi, si trovano in grande difficoltà a causa della chiusura dei confini. Realista su tutti i valichi confinari fra Italia e Slovenia che continueranno a rimanere chiusi «sino a quando cesserà l’emergenza sanitaria innescata dal Covid-19». Quindi, al momento, a tempo indeterminato, sine die per dirla alla latina.
Queste, in estrema sintesi, le posizioni del ministro dell’Interno sloveno Ales Hojs che, ieri pomeriggio, ha incontrato il sindaco di Nova Gorica Klemen Miklavič e, al di qua della rete sistemata nella piazza della Transalpina, il primo cittadino di Gorizia Rodolfo Ziberna, il prefetto Massimo Marchesiello, il parlamentare Guido Germano Pettarin. Presenti, fra gli altri, anche Livio Semolič (Skgz) e Walter Bandelj (Sso), oltre a una fitta presenza di testate giornalistiche italiane e slovene.
Miklavič, da perfetto padrone di casa, ha introdotto l’ospite ricordando il lavoro svolto con il Gect e per la candidatura delle due città a Capitale europea della cultura 2025 e ha passato, quindi, la parola a Ziberna, il quale ha parlato di «un’unica città che si è venuta a creare dopo anni di conflitti, dissidi, incomprensioni. Il confine non esiste più, nemmeno nelle menti». Ha difeso a spada tratta il «modello» che Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtojba stanno costruendo grazie a un percorso di collaborazione e condivisione.
Una premessa necessaria e doverosa per arrivare a due domande che il primo cittadino ha voluto rivolgere al ministro sloveno dell’Interno. Ziberna è tornato, così, a caldeggiare l’apertura immediata di un varco pedonale e ciclabile individuando il valico di via San Gabriele come quello ideale, portando in campo le difficoltà cui sono sottoposti i lavoratori transfrontaliera. E ha auspicato anche che, quando si procederà con la riapertura dei confini, si proceda «di pari passo» con l’Italia, concertando le decisioni e non dando vita ad «azioni unilaterali» come unilaterale, aggiungiamo noi, fu la decisione della Slovenia di chiudere tutto, utilizzando barriere talvolta posticce e “fai da te”.
Pronta e chiara la risposta del ministro. Che si è detto pronto a portare la richiesta di un’apertura “limitata” del valico di via San Gabriele all’attenzione del Governo sloveno con tutte le (eventuali) precauzioni e limitazioni del caso. Per la riapertura del confine dell’Italia, invece, Ales Hojs non ha dato indicazioni. Nel senso che a comandare sarà la diffusione o la regressione del contagio. «Dipende tutto dalla situazione epidemiologica sia in Italia sia in Slovenia - le sue parole -. Queste barriere altro non sono che una precauzione sanitaria. Aprire tutto troppo velocemente potrebbe comportare problemi. Quando la situazione sarà sotto controllo, la prima rete che sparirà sarà quella della piazza della Transalpina».
Parole chiare e che sono state commentate «con soddisfazione» dal sindaco Ziberna. Nel senso che la disponibilità sul varco di via San Gabriele viene già ritenuto un piccolo successo.
Dal canto suo, il prefetto Marchesiello ha puntato la lente sulla questione dei richiedenti asilo che tanti problemi sta scatenando soprattutto a Trieste. E, da parte del ministro dell’Interno sloveno, si è registrato l’impegno, «che non è mai mancato» ha detto, di fermare i migranti al confine con la Croazia. Un appello accorato alla riapertura è giunto, infine, da Guido Germano Pettarin. «Spero che la richiesta che giunge da queste terre venga ascoltato a Lubiana. Gorizia, Nova Gorica e Šempeter Vrtojba costituiscono un unicum a livello europeo, ed è un colpo al cuore vedere queste reti. Un virus non può essere più forte di noi». Il ministro, dal canto suo, ha voluto virare sul comportamento dell’Unione europea che non è stato «soddisfacente» nemmeno per la Slovenia che si aspettava «sicuramente di più nella gestione di un’emergenza che oltre ad essere sanitaria è diventata economica».
In ultimo, un’osservazione. Il tutto si è svolto mentre, sullo sfondo, al bar della stazione Transalpina tanta gioventù slovena assaporava una birra al sole senza mascherine, perché “di là” non c’è questa disposizione. Modi diversi di gestire un’epidemia globale. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo