Coronavirus, in Fvg 2500 aziende chiedono la deroga
TRIESTE Sono quasi 2.500 le richieste di deroga alla chiusura delle fabbriche messe in file sui tavoli dei quattro prefetti del Friuli Venezia Giulia. A Trieste, su un totale di 326 istanze, in una ventina di situazioni, vista l’incompletezza della documentazione, è stata disposta la verifica della Guardia di Finanza. A Gorizia la stima è di poco di meno di un centinaio di richieste. Tra oggi e domani i sindacati territoriali, che confermano l’apertura delle imprese di maggiori dimensioni, dalla Ferriera a Wartsila, da Pittway a Flex e Orion, prenderanno a loro volta in mano le carte messe a disposizione dalla Prefettura e daranno una loro valutazione sulla regolarità del percorso. Il tema è quello aperto dal Dpcm del 22 marzo scorso, poi ricorretto a metà settimana dopo il confronto tra Cgil, Cisl e Uil, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri.
La ratio rimane quella di contenere quanto possibile il rischio del contagio anche nei luoghi di lavoro produttivi (fino al 3 aprile, nell’attesa di una quasi scontata proroga decisa dal governo), ma l’allegato 1 che contiene l’elenco delle attività essenziali è stato modificato con una limitazione dell’attività dei call center e della fabbricazione di carta, articoli in materie plastiche e ingegneria civile, oltre allo stop totale alla fabbricazione di corde, articoli in gomma, macchine per l’agricoltura e per l’industria alimentare. Via libera invece alla fabbricazione di confezioni in vetro per alimenti, di batterie e pile, di macchine automatiche per l’imballaggio. Secondo la stima della Cgil regionale il Dpcm modificato imponeva comunque al 75% delle attività in regione di sospendere l’attività. E il tentativo del sindacato di ridurre nella trattativa con il governo i codici Ateco in lista andava in quella direzione. Ma all’interno del decreto sono comunque rimasti spazi per l’apertura delle attività di filiera. Di qui la raffica di richieste (sia di chi in questi giorni ha chiuso sia di chi ha invece tenuto aperto nella convinzione di poter rientrare tra i “ripescati”). Il prefetto di Trieste Valerio Valenti, ieri in videoconferenza con le categorie, ha informato di 318 deroghe sul territorio, di cui 148 esaminate e 170 ancora in fase di istruttoria, per quel che riguarda la lettera D del Dpcm, quella che dà il via libera all’apertura delle attività che sono funzionali ad assicurare la continuità delle filiere delle attività dell’allegato 1, nonché dei servizi di pubblica utilità e dei servizi essenziali (così come definiti dalla legge 146 del 1990).
Delle 148 richieste esaminate a ieri, erano circa venti quelle che hanno destato perplessità al gruppo di lavoro costituito in Prefettura assieme a Confindustria e Camera di commercio. Su di esse è stato così disposta un’attività di verifica da parte della Gdf, con eventuale richiesta di ulteriori documenti e, nel caso, pure un sopralluogo in azienda. Sempre il prefetto Valenti informa che sono arrivate inoltre nel suo ufficio anche 5 richieste sulla lettera G del decreto («Sono consentite le attività degli impianti a ciclo produttivo continuo, dalla cui interruzione derivi un grave pregiudizio all'impianto stesso o un pericolo di incidente») e altre 3 sulla lettera H («Sono consentite le attività dell’industria dell’aerospazio e della difesa, nonché le altre attività di rilevanza strategica per l’economia nazionale»). Nessuna informazione invece sui nomi di chi ha passato l’esame e di chi rimane ancora sotto osservazione. Antonio Rodà della Uilm Uil, in azione unitaria da giorni con i colleghi Antonio Rodà della Cgil Fiom e Alessandro Gavagnin della Cisl Fim, fa comunque sapere che «Ferriera, Wartsila, Pittway, Flex e Orion continuano a rimanere aperte». Da fonte sindacale giungono anche i numeri delle richieste di deroga nelle altre province: quasi 100 in provincia di Gorizia, 1.500 in provincia di Pordenone, 550 circa nell’area udinese.
In queste ore le categorie sono pronte a chiedere alle rispettive Prefetture lo stop a quelli che nei giorni scorsi erano stati definitivi «furbetti». Tanto che a Trieste i sindacati territoriali della metalmeccanica erano entrati in stato di agitazione, fino alla minaccia di sciopero, poi congelata. —
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