Coronavirus Il 32% dei positivi registrati a Trieste lavora in ospedale o case di riposo
TRIESTE Ammalarsi lavorando per salvare le vite degli altri. Succede a Trieste, dove un terzo delle quasi 1.300 persone colpite dal coronavirus sono professionisti della sanità pubblica e dipendenti delle case di riposo private, infettati a causa della difficoltà di reperimento dei dispositivi di protezione e di ritardi organizzativi all’interno delle residenze. Il definitivo chiarimento della situazione è ora possibile grazie a dati resi noti dalla Regione, secondo cui dall’inizio dell’epidemia a Trieste risultano positivi 156 sanitari e oltre 250 dipendenti degli ospizi. Si tratta del 32% dei residenti contagiati e il dato getta un faro sull’anomalia triestina, posto che la media nazionale si attesta al 10%.
In Friuli Venezia Giulia la situazione va normalizzandosi, anche se nella giornata di ieri si registrano altri tre decessi, mentre 15 dei 18 nuovi casi rilevati in regione si trovano a Trieste. La città attende di sapere quando la nave ospedale attraccherà in Porto vecchio per ospitare 166 anziani positivi al Covid-19, che attualmente si trovano nelle case di riposo. Pochi giorni fa nelle strutture private si contavano in tutto 320 ammalati da lievi a gravi: molti sono stati individuati nel corso di una campagna di tamponi a tappeto, che è ancora in svolgimento e ha per ora mappato meno di metà dei circa tremila utenti delle 94 residenze. Gli ospizi privati sono spesso di piccole dimensioni e collocati all’interno di comuni condomini, rappresentando il nervo scoperto della gestione dell’epidemia.
I dati aggiornati dicono ora con chiarezza che Trieste deve fare i conti con una diffusione del virus tra i professionisti della salute che è quadrupla in paragone alla media di Veneto ed Emilia Romagna, tripla rispetto quella italiana e più che doppia in confronto alla media del Fvg e ai numeri più recenti della Lombardia. Sono 156 i contagiati tra medici, infermieri e oss, di cui cinquanta risultano ormai guariti. Di questi, 132 si sono ammalati in corsia mentre per 24 non è stato possibile risalire al momento di contatto con il coronavirus. Numeri dovuti al lavoro quotidiano in corsia e a importanti focolai scoppiati nei reparti di Geriatria e Medina d’urgenza. Ma a colpire ora è la situazione delle case di riposo: nel territorio di competenza dell’Azienda sanitaria – dunque sia la provincia giuliana che quella isontina – ci sono 287 lavoratori positivi, quasi tutti concentrati a Trieste. Per ottanta di essi non è chiaro se il contagio sia avvenuto nelle residenze o nell’ambito della vita privata.
Se si considerano i 1.271 positivi riscontrati in città da fine febbraio, si evidenzia che un terzo dei triestini colpiti dal virus lavora in ospedale, nei distretti territoriali, nell’assistenza domiciliare o nelle case di riposo. Si tratta del 32% circa, contro una media nazionale del 10%, se si considerano gli ultimi dati dell’Istituto superiore della sanità, che al 28 aprile rileva in Italia 21 mila operatori positivi su un totale di 199 mila cittadini dall’inizio dell’epidemia. Il tutto mentre i sindacati sono sul piede di guerra con la direzione dell’Azienda sanitaria per il ritardo nell’applicazione dei protocolli anti Covid e per la continua carenza di dispositivi di protezione, come si riferisce a parte.
La giornata di ieri segna intanto 3.059 contagiati accertati in due mesi in Fvg, con 18 nuovi casi segnalati. Negli altri territori della regione il virus è in fase calante, ma si registrano altri tre decessi. Il numero di morti arriva così a 295: 158 nell’area giuliana (+1), 73 in Friuli (+1), 62 nel Pordenonese (+1) e 4 nell’Isontino. Relativamente ai contagiati, Trieste arriva a 1.271 (+15), Udine a 954 (+1), Pordenone a 644 e Gorizia a 189 (+2). La nota lieta arriva dalla situazione dei casi più gravi: le terapie intensive Covid si sono quasi interamente svuotate e la Protezione civile parla di soli cinque pazienti in rianimazione (-1), mentre i ricoverati in altri reparti risultano 131. Lo svuotamento delle terapie intensive è fondamentale per affrontare la fase 2, con gli esperti che prevedono un rialzo dei contagi e la possibilità di nuovi casi seri. Sono inoltre 973 le persone in isolamento domiciliare: fra queste si contano anche gli anziani residenti all’interno di case di riposo. I totalmente guariti sono infine 1.519, mentre i clinicamente guariti (senza più sintomi ma non ancora negativi al tampone) sono 136. —
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