Coronavirus, cinese isolata da una settimana nella sua casa di Monfalcone

MONFALCONE. È il primo caso nell’Isontino di autoisolamento. A Monfalcone, dove una donna cinese, rientrata dal suo Paese, da sei giorni rimane “confinata” nella propria abitazione. Una “quarantena” osservata nel suo domicilio e che l’Azienda sanitaria sta ora seguendo mantenendo il monitoraggio e la costante osservazione. La donna, titolare di un esercizio commerciale nell’area del centro cittadino, domani sarà sottoposta al test per la verifica della presenza di un’infezione da coronavirus. Un’operazione affidata al Servizio di virologia di Trieste, dotato del kit per l’esecuzione del test.
Il tampone alla quale sarà sottoposta la cittadina asiatica è stato ritenuto «precauzionale», in quanto, come riferito dalla stessa Azienda sanitaria Asugi, la paziente non ha accusato ad oggi febbre, né i sintomi caratteristici di questa tipologia influenzale. Qualora il test risultasse negativo, si procederà anche ad un secondo tampone di controllo. La donna è rientrata in Italia dalla Cina lunedì, atterrata all’aeroporto di Venezia, con volo di linea che ha attraversato la Russia.
Durante i controlli stabiliti in base al “protocollo” circa le misure di prevenzione stabilite a livello governativo, la cittadina asiatica come tutti i passeggeri ha percorso la corsia dedicata all’uscita arrivi, dove gli operatori sanitari stazionavano per la rilevazione della temperatura corporea a distanza. Niente febbre per la donna, tuttavia, rientrando dall’area di sviluppo dell’aggressiva infezione, è stata sottoposta alla procedura che inizia con una serie di precise domande, volte a capire il potenziale rischio di contagio.
Niente febbre, nè sintomi, ma la cinese è stata invitata a rispettare l’autoisolamento nella propria abitazione, fornendole le specifiche istruzioni. La prassi consiste nella misurazione della temperatura corporea due volte al giorno, per controllare eventuali stati febbrili. L’Asugi è venuta a conoscenza del caso di autoisolamento nella giornata di ieri.
Tutto è scaturito da un intervento di soccorso da parte degli operatori del 118 nella zona di viale San Marco, un uomo di origine rumena accusava problemi legati ad abuso di alcol, come riscontrato dai sanitari che hanno provveduto a trasferire il paziente all’ospedale di San Polo. Uno stato di ubriachezza, che ha richiamato quanti si trovavano nell’area per offrire aiuto e chiamare i soccorsi. Giunti gli operatori sanitari, nel prendersi carico del paziente sono venuti a conoscenza del fatto che una donna cinese era rientrata da pochi giorni a Monfalcone, proveniente dal suo Paese.
Da qui s’è innescato l’intervento dell’Azienda sanitaria. Gli operatori del 118 infatti hanno comunicato quanto avevano appreso ed il Dipartimento di prevenzione s’è attivato, al fine di identificare e individuare l’abitazione della cittadina asiatica, nonché raccogliere le dovute informazioni relative al suo viaggio, via Russia, con scalo all’aeroporto di Venezia, e le istruzioni che le erano state impartite lunedì scorso.
Una situazione a questo punto, come è stato riferito dall’Azienda sanitaria, mantenuta sotto controllo, a partire proprio dall’andamento in ordine alla misurazione della temperatura eseguita due volte al giorno. Il tutto monitorando anche l’eventuale insorgere di sintomi riconducibili ad un contagio. I sintomi da coronavirus sono caratterizzati da febbre alta e dolore bronchiale, che sfocia in bronchite. E domani quindi il test, seguito da un secondo tampone.
Intanto ieri il vicepresidente e assessore alla Sanità, Riccardo Riccardi, ha spiegato: «Si tratta anche in questo caso di una prassi ormai consolidata anche nella nostra regione, dove si sono già verificate situazioni simili. Sono misure cautelative, a carattere quindi precauzionale. Per la comunità cinese, peraltro, quella di autoisolarsi è una prassi».
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