Coronavirus, ai Topolini se prenoti. In Pineta a turno. E sugli scogli? I mille rebus irrisolti per le spiagge libere

TRIESTE La bella notizia è che, secondo le ultime direttive elaborate da Inail e Istituto superiore di sanità, sulle sdraio si potrà prendere il sole senza mascherina. Ma le buone novelle, appunto, finiscono qui. Per il resto l’imminente “estate al mare” appare un grande rebus. Innanzitutto le stesse linee guida potrebbero cambiare rotta vista l’immediata levata di scudi a livello nazionale, sia da parte delle associazioni di categoria sia del mondo politico. E poi ci si chiede come applicare le misure di sicurezza generali, pensate quindi per tutto il Paese, ad una realtà particolare come la costa triestina, frastagliata e con molti tratti liberi quantomeno difficili da monitorare.
Il primo dubbio riguarda comunque l’avvio della stagione: secondo il governo parte il 1 giugno ma, come noto, la giunta Fedriga ha chiesto a Roma l’apertura anticipata a lunedì 18 maggio di una serie di attività economiche, tra cui appunto gli stabilimenti balneari. «Ad oggi (ieri, ndr) non so dire se lunedì potremo aprire – spiega l’assessore comunale con delega agli stabilimenti, Lorenzo Giorgi –. Il grosso problema è questo: se da un lato le indicazioni Inail sono giustamente e inevitabilmente di carattere generale, dall’altro non si capisce a chi spetta il compito di tradurle nelle realtà locali, specie nella nostra».
Le linee guida Inail per gli stabilimenti prevedono accesso su prenotazione, pagamenti veloci (contactless o app) e percorsi di entrata e uscita differenziati, ove possibile. Per le spiagge libere si parla di distanziamento “fai da te”, turnazioni online e utilizzo di personale volontario per le sanificazioni.
A proposito del bagno comunale “alla Lanterna” (il Pedocin), a dire il vero l’amministrazione comunale aveva già annunciato accesso limitato, obbligo di rispettare le distanze di sicurezza e permanenza “a tempo”, allo scopo di garantire una rotazione nella fruizione degli spazi da parte dei cittadini. Le ultime ipotesi parlavano di spaziature di 4 metri quadrati per bagnante, per un totale di circa 800 posti (525 per le donne e 258 per gli uomini).
Si tratta però appunto di ipotesi perché «continuano a mancare direttive chiare sui distanziamenti – prosegue Giorgi –. L’Inail ad esempio descrive le distanze minime per ombrelloni (4,5 metri tra ombrelloni della medesima fila e 5 tra fila e fila, ndr) e lettini (2 metri l’uno dall’altro, ndr). Il Pedocin non possiede queste attrezzature: la misura ci riguarda? Noi abbiamo eseguito le pitturazioni e gli altri lavori del caso; stiamo per affidare i servizi di pulizia (non solo al Pedocin ma anche al bagno pubblico Topolini, all’ex Cedas, alla piattaforma di Miramare e nell’area docce della Pineta di Barcola, ndr). Siamo pronti, insomma, ma ci servono indicazioni».
La situazione è ancora più complessa nelle spiagge libere. Se ai Topolini («spiaggia libera di fatto», sottolinea Giorgi) sarà possibile intervenire con «eventuali nastri di distanziamento, così non è per l’area compresa tra Topolini e Bivio – continua l’assessore –. È demanio stradale, non posso limitarlo: i cittadini hanno diritto di camminare sul marciapiede di viale Miramare. La Pineta invece la prendiamo in affitto dal demanio regionale: chi garantisce la copertura finanziaria?».
Per non parlare della Costiera. «Per il distanziamento sarà fondamentale la collaborazione dei cittadini; per la turnazione online mi vien da ridere». Per tentare di rispondere a simili interrogativi, venerdì ci sarà una videoconferenza tra l'assessore regionale al Demanio, Sebastiano Callari, e i sindaci dei Comuni costieri. —
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