Coronavirus, a Trieste gli operatori sanitari contagiati al lavoro fanno causa ad Asugi
Pronte a partire le prime dieci azioni civili ma la conta finale è destinata a salire. Sotto accusa la mancanza di dispositivi di protezione e di zone filtro efficaci
Una sorta di balletto gioioso per sottolineare la fine dell’emergenza più acuta. Così infermiere e medici del reparto Pneumo Covid al 12.o piano di Cattinara hanno festeggiato ieri la dimissione dell’ultimo paziente positivo. Una di loro regge un cartello dal messaggio inequivocabile: “Chiuso per sempre!
TRIESTE Dispositivi di protezione non adeguati, mancanza di zone filtro e incapacità di creare reparti completamente Covid-free. Sulla base di queste accuse, e che dei dati che testimoniano a Trieste il tasso di contagio tra il personale ospedaliero più alto di tutta la regione, stanno per partire le prime dieci cause civili intentate da infermieri e operatori socio-sanitari contro Asugi per chiedere il riconoscimento del danno biologico. Una battaglia legale sostenuta anche da Cgil, Cisl e Fials/Confsal, che attaccano i vertici coinvolgendo anche la Regione per la scarsa trasparenza sui numeri dei contagi e sulla premialità al personale.
A confermare l’avvio delle cause di infermieri e Oss è Francesca Fratianni della Cgil Fp. «Sono una decina quelle già pronte a partire - spiega la sindacalista -, ma ne stiamo raccogliendo altre tra gli operatori contagiati dal virus. L’obiettivo è il riconoscimento del danno biologico e del differenziale (i soldi delle maggiorazioni perse stando in quarantena, ndr). Non è escluso che in alcuni casi vengano estese ai danni morali».
Asugi, come detto, ha il più altro tasso di operatori positivi con 190 positivi di cui 60 ancora in isolamento. I tamponi eseguiti - dati della scorsa settimana - sono stati 7.215 con 357 positivi pari al 4,95%. In AsFo (Friuli occidentale), il dato è al 3,49% con 118 tamponi positivi su 3.377 e in AsuFc, il resto del Friuli, di appena lo 0,82% con 102 positivi su 12.510 tamponi. Il 71% dei 587 contagiati della regione ha confermato di averlo contratto sul luogo di lavoro. «Abbiamo chiesto di sapere perché alcuni reparti hanno avuto contagi e altri no, ma non abbiamo avuto risposta - afferma Giorgio Iurkic della Cisl -. Vogliamo essere aggiornati sui dati per capire il trend».
La Regione aveva deciso di indicare l’ospedale Maggiore come punto di riferimento Covid, poi si sono aggiunti dei reparti a Cattinara, cercando di mantenere quanto più possibile le altre strutture sanitarie regionali “pulite” dal virus. «Il personale di altri reparti - è una delle accuse - ha dovuto però fare dei turni anche di un solo giorno nelle aree Covid e questo ha aumentato i contagi vista la mancanza di tamponi che fino a una settimana fa richiedevano sette giorni per l’esito. Il paradosso è l’incapacità di imparare dagli errori vista la scelta di mandare in queste settimane, sempre a spot, il personale nelle case di riposo».
Secondo i sindacati inoltre i Dispositivi di protezione individuale non erano adeguati e in molti reparti del Maggiore le fasi di vestizione e svestizione non avvenivano in luoghi sicuri. «Abbiamo chiesto conto dei corsi di aggiornamento effettuati - proseguono i sindacati -, ma non abbiamo avuto indicazioni. Fatta eccezione per la palazzina Infettivi, dove aveva sede anche la Pneumologia, tutti i reparti del Maggiore non erano a pressione negativa (un sistema in grado di limitare la circolazione di virus e batteri, ndr) e infatti i contagi sono avvenuti soprattutto là».
La rabbia dei sindacati è rivolta anche alla questione delle premialità. «È da tre mesi che il personale del Ssr con impegno e abnegazione si prende cura di chi è stato contagiato dal Covid-19 - spiega Fabio Pototschnig della Fials - e si aspetta, come già accaduto in altre regioni, dei riconoscimenti economici in grado di compensare almeno in parte gli sforzi fatti e i rischi corsi. Il 2 giugno finalmente e dopo numerose sollecitazioni siamo stati convocati dal vicegovernatore Riccardi al fine di aprire la trattativa sulle Rar (risorse aggiuntive regionali) 2020 e su quelle derivanti dai due decreti “Cura Italia” e “Rilancio”. Non sappiamo nulla del piano ferie, una scelta inaccettabile visti i sacrifici enormi degli operatori».
Asugi, in attesa di ricevere le denunce, si limita a precisare che il dato elevato di contagi è legato alla presenza di un ospedale Covid. «Il numero di positivi - spiegano - non può essere riferito a quello dei dipendenti, ma deve essere riferito al numero di pazienti ricoverati e alle giornate di degenza». Un concetto spiegato dal direttore Antonio Poggiana alla III Commissione del Consiglio regionale la scorsa settimana. «I Dpi, compatibilmente con la disponibilità, sono stati messi regolarmente a disposizione e i corsi sono stati fatti a tutto il personale. È stato fatto quello che potevamo per mettere in sicurezza gli operatori, i contagi ci sono stati in tutti gli ospedali del mondo» conclude l’azienda.
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