Coronavirus, a Trieste contagiato un ospite su tre sui 904 esaminati nelle case di riposo

TRIESTE. Poco meno di un ospite su tre nelle 65 case di risposo di Trieste definite prioritarie da Asugi, perché più di altre a rischio di contagio da coronavirus, è stato sottoposto a tampone. Un campione che ha dato esito positivo nel 33% dei casi, e limitatamente a 16 strutture (49 non registrano al momento infezioni).
L’aggiornamento, alla data del 21 aprile, arriva dall’Azienda sanitaria, che ha voluto fare il punto sulla campagna a tappeto avviata nelle residenze che trovano spazio nei condomini, con inevitabile contatto tra anziani ospiti e cittadini. Una questione delicata, l’ennesima che riguarda l’assistenza ai non autosufficienti nelle settimane con il Covid-19. Tanto più dopo la morte di un condomino della casa di riposo “La Primula”, un paziente oncologico che abitava nello stesso edificio e che aveva contratto il virus prima dell’evacuazione forzata degli ospiti a seguito della massiccia diffusione del contagio.
Proprio in quell’occasione il vicegovernatore Riccardo Riccardi aveva informato che in città era stato avviato uno screening ad ampio raggio nelle strutture private per anziani promiscue, operazione che sta procedendo, è a un terzo del percorso e che ieri è stata fotografata via comunicato stampa da Asugi. Al 21 aprile, su 94 residenze censite (con 3.611 ospiti) l’attività si è concentrata sulle 65 strutture considerate prioritarie (3.090 ospiti) sulla base del rischio determinato appunto dalla promiscuità con altri residenti e dalla tipologia di pazienti.
In queste 65 case di riposo sono stati effettuati tamponi a 904 persone (il 30% degli ospiti) secondo criteri clinici di priorità, rende noto l’Azienda. Di questo campione, 301, quindi uno su tre, ha avuto un tampone positivo nel decorso clinico. Ma, essendo i tamponi ripetuti nel tempo, la rilevazione più recente evidenzia 264 riscontri positivi (29,2%), 633 negativi (70%), con lo 0, 8% di risultati incerti.
I tamponi, altra informazione, sono stati a volte ripetuti alle stesse persone, per un totale di 1.269, di cui 868 negativi (68,4%) e 378 positivi (29,8%). Una distribuzione non omogenea, avverte peraltro Asugi, giacché 49 residenze sono per ora esenti da contagio, alcune hanno percentuali bassissime di ospiti con tampone positivo e altre sono invece maggiormente colpite. In queste ultime si sta concentrando «il massimo supporto da parte degli operatori dell’Azienda», chiamati a erogare assistenza adeguata all’incrementato fabbisogno. «In questi giorni – si legge ancora nella nota – sarà completata la ricognizione diagnostica e verrà aumentato il numero di ospiti sottoposti a tampone fino alla copertura dell’intero numero dei residenti».
Sotto monitoraggio anche gli operatori attivi negli immobili esaminati (1.051 il totale dei tamponi sin qui effettuati). Al momento risultano esserci un centinaio di positività tra i sanitari (non viene precisato se anche di dipendenti Asugi) nelle stesse 16 strutture con casi di coronavirus tra gli ospiti. Una situazione che rimane dunque d’emergenza e si lega alla ricerca di una soluzione per accogliere le persone provenienti proprio dalle residenze inadeguate a isolare gli ospiti e precarie nell’organizzazione dell’assistenza. L’opzione nave ospedale per gli ammalati resta in piedi, ma nemmeno ieri è arrivato il passo avanti deciso. Nel tardo pomeriggio, mentre non si raggiungeva una sintesi tra Asugi e albergatori, Riccardi parlava di «approfondimento in corso», ma non dava certezze: «Questione molto complessa, stiamo verificando tutti gli aspetti».
Sull’ipotesi nave non concordano i sindacati dei pensionati. Roberto Treu della Cgil e Magda Gruarin della Uil si dicono perplessi in particolare «sui tempi necessari per sistemare e adeguare spazi, servizi e attrezzature: di fronte all’emergenza in atto, perdere altri giorni non sarebbe certo indolore». Sui tamponi a tappeto interviene anche la segretaria del Pd di Trieste Laura Famulari: «Messo di fronte a una realtà fuori controllo, Riccardi ha finalmente permesso che si faccia quanto gli veniva richiesto da tempo e da soggetti diversi. Su tutto questo il sindaco Dipiazza non ha detto una parola, assistendo indifferente alla strage dei nostri anziani».
Nel Pordenonese, intanto, la Procura della Repubblica ha aperto un’indagine sui decessi registrati nella casa di riposo di Castions di Zoppola e nell’hospice di San Vito al Tagliamento, trasformato in reparto Covid-19. «Grande rispetto per il lavoro della magistratura», è il commento del vicepresidente Fvg Riccardi.
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