Coronavirus, a Trieste centri commerciali in bilico tra affitti alti e rischio addio da parte delle grandi catene

TRIESTE Da “templi dello shopping” a cattedrali semideserte. L’allarme coronavirus ha colpito pesantemente anche i centri commerciali della nostra regione, alle prese con decine di negozi bloccati già da due mesi e fatturati praticamente azzerati. All’orizzonte, il timore più forte è il ridimensionamento della rete di vendita di molti grandi catene, attori principali all’interno di queste strutture.
E chi guida i centri commerciali concorda sul fatto che ora, a giocare un ruolo chiave per riuscire a trattenere gli operatori, saranno le spese di affitto dei negozi. Proprio il nodo locazioni sarà al centro del prossimo cda di Torri d’Europa Scarl che gestisce il centro di via Svevo a Trieste, dove esiste un regime di multiproprietà e, dunque, molti soggetti che in questi anni hanno attivato politiche di locazione diverse. Ora servirà una strategia comunque per un centro che, proprio quest’anno, stava mettendo a punto un piano di rilancio, interrotto dal Covid.
«Abbiamo già scritto ai proprietari sensibilizzandoli in tal senso, - riferisce Alberto Miani, presidente del cda - qualcuno è già intervenuto. È impensabile che, non solo all’interno del centro ma anche nel resto della città, i proprietari degli immobili non diano un segnale in questo senso». Mian anticipa che anche la Torri d’Europa Scarl - che amministra le parti comuni e il parcheggio -, interverrà sulle spese di gestione e che sono già state avviate le operazioni di sanificazione, dotando la struttura di tutti i dispositivi di sicurezza.
Inserito in una realtà più rionale e oggetto di recente di un restauro importante, Il Giulia vede operative diverse attività: oggi riaprirà il fotografo e, a breve, alcuni reparti di Sportler «La preoccupazione c’è, - indica la direzione – perché bisognerà capire come risponderà il consumatore alla fase due. Il centro, che si è già dotato di ogni sistema per la sicurezza, non subirà però defezioni da parte delle catene - assicurano i vertici -, anzi, entro giugno vedrà l’apertura di 4 nuovi punti vendita».
Penalizzato dall’impossibilità dei cittadini a spostarsi al di fuori dal comune di residenza, è stato il Montedoro Shopping center a Muggia, dove erano comunque aperte 9 attività. «Eppure, - spiega il direttore Sergio Bavazzano, - il fatto di non poter ospitare la tradizionale clientela da oltre confine, pari a circa il 55% del totale, e da Trieste, ha ridotto l’affluenza del 60-70%». Così, mentre i supermercati di Trieste ora hanno incrementato in maniera significativa il fatturato, per accedere all’iper all’interno del Montedoro non si fa nemmeno la fila. Qualche triestino ha provato ad andare lì a fare la spesa, ma i controlli della polizia locale di Muggia ai piedi della struttura commerciale non hanno lasciato scampo.
«Abbiamo approfittato, fino a che anche l’attività di alcune ditte artigiane non è stata bloccata, per fare una serie di manutenzioni - anticipa il direttore - e preparare il centro a riaprire in sicurezza». Anche al Shopping center, dove la società di gestione e anche proprietaria di tutti i fori commerciali, si sta già lavorando per ricalmierare gli affitti. «L’obiettivo - dichiara Bavazzano - è quello di dialogare con le singole realtà presenti nel centro, cercando di rendere le attività sostenibili mantenendo i livelli occupazionali: il 2019 è stato l’anno dei record per noi, con performance ottime. Le diverse realtà del centro danno lavoro a 460 persone, senza contare l’indotto: non sarà semplice ma ce la metteremo tutta». —
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