Coronavirus a Monfalcone, tutti negativi in casa albergo
È il confortante esito dei test effettuati sui 112 ospiti. Lo stesso risultato per i controlli relativi ai lavoratori della struttura
Bonaventura Monfalcone-18.04.2020 Tamponi-Casa di riposo-Monfalcone-foto di Katia Bonaventura
MONFALCONE Sarà anche una casa di riposo, e per definizione per nulla alcol-friendly, ma stavolta c’è davvero da stappare le bottiglie di champagne: l’ospizio comunale di via Crociera è ufficialmente immune al Covid-19. Almeno fino a oggi. Monfalcone tira un sospiro di sollievo, i nonnini sono sani, al netto degli acciacchi connaturati all’età, vista la popolazione residente nel complesso di largo Isonzo, che contempla pure centenari.
La notizia giunge in mattinata dall’assessore alle Politiche sociali Michele Luise, il quale tra i vari ambiti d’intervento segue inoltre l’evolversi della situazione alla casa albergo, diventata a tutti gli effetti una casa di vetro da quando le residenze protette per anziani, in Regione, vengono passate sotto la lente, nell’obiettivo comune di respingere ogni possibile insorgenza di focolai infettivi, come purtroppo avvenuto a Trieste e Udine. La struttura, da quasi due mesi, è chiusa alla visite esterne: solo chi si occupa degli ospiti, da un punto di vista professionale, può avervi accesso.
Ieri la bella notizia che i 112 tamponi di giovedì hanno dato tutti esito negativo: nessun ricoverato ha incontrato da vicino il coronavirus. «È un brindisi, almeno virtuale, quello che ci possiamo concedere adesso», esulta Luise, che per la verità, davanti a un bookmaker, avrebbe comunque scommesso sulla negatività dei test. Per deformazione professionale, avendo lavorato al San Polo come medico chirurgo: «Ero abbastanza convinto. Difficile, infatti, che un anziano entri in contatto con il Covid-19 senza riportare effetti negativi sulla sua salute». È «un momento di soddisfazione» che però non deve portare ad abbassare la guardia, ma certamente a «render merito agli operatori e ai gestori della struttura», la cooperativa Kcs, per aver adottato tutte le misure e i protocolli con tempestività e professionalità.
Tra i dipendenti, è vero, si sono registrate tre positività, ma i lavoratori non hanno avuto la possibilità di trasmettere il virus, perché operativi in sfere distanti dalle degenze: in un caso si trattava inoltre di un interinale che ancora non aveva preso servizio. Mentre i test ripetuti su alcuni operatori per la precedente «insufficienza cellulare» sul tampone pure hanno registrato gli esiti auspicati: niente Covid. Ciò non sposta però di un millimetro gli indirizzi sulla riapertura al pubblico: «Sarà l’ultima struttura a spalancare le porte», ammette Luise. L’acquisto recentissimo degli ombrelloni potrebbe però favorire perlomeno la vista a distanza del parente, di modo che anche i familiari, quando e nelle condizioni in cui sarà possibile farlo, possano da distanze adeguate, all’esterno, accertarsi delle condizioni del congiunto. «Devo dire – continua l’assessore – che la richiesta di un contatto arriva più da fuori che dall’interno della struttura. Gli anziani, quelli coscienti, dicono infatti “Ste’ a casa piutosto che portar drento porcherie”». Così viene visto il coronavirus dai nonnini.
Quanto alla pesatura: «Da inizio emergenza nessun anziano ha perso un chilo: le condizioni psicofisiche hanno retto», assicura Luise. «Io credo – conclude – che nella partita della negatività al tampone non sia prudente ergersi a campioni, ma un plauso da parte nostra agli operatori per come stanno gestendo l’emergenza va compiuto». –
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