Coro di sì al ”superporto”. Frattini: avanti tutta

Frattini: «Opera vitale». Interessati Generali, Gavio, Benetton. Critiche da Venezia. Presentato il progetto di piastra logistica Trieste-Monfalcone. Profumo: una grande opportunità.
TRIESTE
. «È una grandissima opportunità per Trieste, Monfalcone e l’intero Paese». Alessandro Profumo, l’amministratore delegato di Unicredit, lancia ufficialmente il ”superporto” dell’Alto Adriatico. E, alla convention targata Farnesina che vede sfilare allo Starhotel Savoia un’impressionante parata di ”stelle” della politica, della finanza e dell’impresa, incassa un coro di sì. «È un progetto esemplare» sintetizza Franco Frattini. Il padrone di casa.


Certo, c’è qualche nota stonata. E c’è qualche voce silente: Claudio Boniciolli, ad esempio, dov’è? E Giulio Camber? Ma la grande orchestra, quella, canta all’unisono: il mega-progetto di Unicredit - un miliardo di euro di investimenti e traffici almeno decuplicati nel giro di tre o quattro anni, con il raddoppio del molo VII di Trieste e il nuovo terminal di Monfalcone - non deve restare su carta. Ma decollare, e assai velocemente.


Generali, con Giovanni Perissinotto, assicura il suo appoggio: «Auspichiamo la realizzazione di questo progetto, è un un modo per colmare il deficit infrastrutturale di questa città, e ci auguriamo che ci possa essere una visione di bene comune che impedisca rallentamenti e naufragi». Gavio, con Beniamino Gavio, manifesta a sua volta interesse: «Crediamo in Trieste, il progetto è interessante, e siamo pronti a unire le forze per il bene della città e del Paese». Abertis, con Salvador Alemany Mas, non si esprime ancora: «Devo vedere il progetto». Ma, intanto, c’è. E come dimenticare Benetton? Fabrizio Palenzona, vicepresidente di Unicredit ma anche presidente di Aeroporti di Roma, è uno dei protagonisti indiscussi. Non c’è, non ancora, chi porta le navi: «Ma i contatti ci sono» giurano nella hall del Savoia.


Unicredit, di sicuro, dà il là. Presenta, a suon di slide, l’ambizioso progetto. «È la prima volta che, a muoversi, è un istituto di credito» osserva Ercole Incalza, il direttore del ministero dei Trasporti. «L’obiettivo è riportare l’Italia al centro dei traffici marittimi che, dal sudest asiatico, si rivolgono all’Europa» ribadisce Profumo. E i numeri, messi nero su bianco, almeno a Trieste fanno impressione: il ”superporto”, frutto di una partnership pubblico-privato, deve catturare 2,5 milioni di teu entro il 2012 e 4 milioni di teu entro il 2020. Oggi si arriva più o meno a quota 300 mila. «Può essere il colpo d’ala. Quello che aspettiamo da tempo» afferma, convinto, Roberto Menia.


Ma come? Con chi? Unicredit fornisce le sue risposte: una società di corridoio, in cui riunire le imprese di costruzione, i gestori di terminal, le shipping companies, i soggetti finanziari, può realizzare le opere portuali. La parte più rilevante: 712 milioni di euro. Quelle ferroviarie e stradali, 210 milioni di euro, sono in quota al pubblico, non necessariamente obbligato ad attingere alle esangui casse: allungamento di concessioni, eurovignette, tasse di scopo sono alcune ipotesi al tappeto.


La società di corridoio - quella che, già al centro di incontri, contatti, colloqui ”a margine”, potrebbe nascere in tempi record - chiede però al pubblico, accanto ad una concessione trentennale, tempi certi e veloci. «Ipercinesi», sintetizza Maurizio Maresca. E chiede procedure blindate: «C’è forte appetito per il project financing, se c’è la certezza del sistema concessorio» dichiara Profumo.


È il passaggio cruciale. Il più delicato. Governo e Regione sono al lavoro non da ieri - una bozza di intesa elaborata sull’asse Roma-Trieste circola già e prevede la nomina di un commissario con poteri sostitutivi - ma gli ostacoli non mancano. Le prime resistenze già si avvertono. Sul commissario, sul suo identikit, sui suoi poteri. Alla convention, però, prevalgono le voci di chi vuole superare gli ostacoli e le resistenze: «Il progetto Unicredit è un bell’esempio di sistema Italia in cui pubblico e privato lavorano insieme. E merita sostegno, non solo perché attira investitori privati, ma perché fa sistema e apre prospettive europee. Ci vogliono però tempi certi e brevi» afferma, inequivocabile, Frattini. Dà man forte Antonio Tajani, ai suoi ultimi giorni da commissario europeo ai Trasporti, provando a spegnere le proteste (non solo) venete: «Trieste deve crescere e fare sistema con i porti del Nord Adriatico». Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti della Camera, rilancia: «Ci sono troppi localismi nel nostro Paese. Mi auguro che la Regione e gli enti locali diano la spinta a un progetto che può portare ricchezza e benessere».


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