Corno pulito, sì al progetto da 21 milioni
Iniziamo facendo un po’ di amarcord. Era il 17 aprile 1998. “Il Piccolo” scrisse: «Da ieri si può pensare a una cura che ridia dignità di torrente al Corno. Perché c’è certezza su come coprire i costi del risanamento ma anche della rinaturalizzazione. Sono a disposizione, infatti, i 30 miliardi che il sottosegretario ai lavori pubblici Gianni Mattioli, “lavorato ai fianchi” dal Verde Renato Fiorelli, era riuscito ad accantonare per Gorizia dopo la cancellazione della Scuola della Guardia di finanza all’aeroporto. A questo finanziamento assicurato vanno sommati anche i quattordici miliardi che erano stati stralciati dal progetto abbandonato della cosiddetta “diga di Osimo” all’altezza della passerella di Straccis».
Era ed è un problema annoso. Di quelli che, per intenderci, hanno riempito le pagine dei giornali per decenni. Ogniqualvolta si parlava del Corno, immediatamente si pensava agli scarichi fognari, ai liquami, alla puzza: quasi fosse un riflesso condizionato di pavloviana memoria. Ebbene, molta acqua (sporca in questa caso) è passata sotto i ponti.
È il 2013 e la giunta comunale ha approvato il progetto definitivo di riqualificazione idraulica e igienica del torrente Corno per una spesa complessiva di 21 milioni 174mila euro. Per la chiusura dell’iter mancano ancora l’esecutivo e la gara d’appalto: poi il famoso progetto di rinaturalizzazione del Corno che ha arricchito per anni e anni le pagine dei Piani triennali delle opere pubbliche del Comune di Gorizia diventerà un intervento concreto. Senza usare termini tecnici e per nulla comprensibili ai più, si può dire che il piano prevede di riportare ad uno stato accettabile il torrente che attraversa Gorizia, in gran parte interrato, in modo che non possa più nuocere all’ambiente ed inquinare l’Isonzo, in cui si tuffa. Ma c’è un ostacolo. Non di poco conto. «Ci sono i soldi ma non ci sono le condizioni», spiega molto efficacemente l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Del Sordi. Ovvero: la realizzazione delle opere di risanamento sul versante italiano è subordinata alla costruzione del depuratore che dovrebbe essere realizzato oltreconfine e servire Nova Gorica oltre a San Pietro Vertojba. L’intervento verrebbe vanificato se non venisse realizzato il depuratore. «Intanto, abbiamo fatto tutta la progettazione per non perdere i finanziamenti. Noi prevediamo che le acque che arrivano dalla Slovenia siano già depurate - aggiunge Del Sordi -. A quel punto prenderebbe il via il piano di rinaturalizzazione».
In ultimo un dato che non necessita di particolari commenti perché parla, come si suol dire, da solo. Centottantaquattro scarichi fognari in un paio di chilometri: acque bianche, grigie e nere presenti nel tratto tombato compreso fra la via Catterini e la Valletta che trasformano il torrente Corno in un’immensa fognatura a cielo aperto nel bel mezzo della città.
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