Cormons, un marciapede atteso da dieci anni

CORMONS «Una storia infinita, all’italiana». La definisce così l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Nardin. È la querelle sui lavori in via Isonzo, sulla direttrice tra via Bancaria e via Ara Pacis,...
Bumbaca Gorizia Paolo Nardin ©Foto di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia Paolo Nardin ©Foto di Roberto Coco

CORMONS

«Una storia infinita, all’italiana». La definisce così l’assessore ai Lavori pubblici Paolo Nardin. È la querelle sui lavori in via Isonzo, sulla direttrice tra via Bancaria e via Ara Pacis, e sull’altro lato, su via Vino della Pace nei pressi della Cantina produttori. Un maxi intervento da 700mila euro in tutto, nato più di dieci anni fa e mai portato a compimento per la lentezza della burocrazia nazionale, ed in particolare di quella del Demanio. «Una decina di anni fa – spiega Nardin – fu finanziata la realizzazione di un’opera pubblica finalizzata alla costruzione di marciapiedi lungo la SS 56 nel tratto compreso tra via Bancaria e Via Ara Pacis, intervento quasi dovuto a causa dell’intenso traffico sull’arteria. La spesa necessaria complessiva ammontava all’epoca a 700mila euro in tutto. Purtroppo la realizzazione della pavimentazione della strada, da sempre esistita, per un tratto di una cinquantina di metri in tutto, prevedeva la richiesta dell’autorizzazione al Demanio, proprietario del sedime. Nel 2002 è cambiata l’amministrazione comunale ma l’opera non va comunque avanti e si ferma al progetto preliminare nonostante siano stati fatti tutti gli sforzi per avere le autorizzazioni necessarie. Nel 2007, a seguito delle elezioni comunali, vi è l’avvicendamento con una nuova giunta: il sottoscritto – prosegue Nardin – diventa assessore ed inizia un’ulteriore odissea per avere in mano una convenzione da sottoscrivere con il Demanio: presupposto necessario per realizzare l’opera». Il tempo però passa e la situazione non si sblocca: «Comincio a ripercorrere l’iter amministrativo dell’opera e la ricostruzione dei passi mi porta a Udine con telefonate e incontri. Dopo vari tentativi si riesce a trovare il funzionario incaricato il quale deve, però, trovare l’intero incartamento. Consapevole dei miei doveri e dell’urgenza mi offro di andare personalmente a Udine per recapitarla. Scopro che ciò non è possibile perché deve passare per Padova e mi accorgo che si è perso un passaggio obbligato. A questo punto, stizzito, chiedo un incontro con il responsabile e il solerte funzionario, toccato sul vivo, mi garantisce che cercherà la pratica in tempi celeri e la visionerà. Dopo un mese di telefonate giornaliere la risposta è finalmente pronta ma scopro che è alla firma. Passa un mese e alla fine di agosto 2011 arriva al Comune il parere favorevole». La storia infinita sembra dunque alla fine, ma c’è un ultimo, altissimo ostacolo a frenare gli entusiasmi dell’assessore: «Bisogna sottoscrivere una convenzione con il Demanio a Udine. Siamo arrivati a dicembre 2011 e la convenzione non è stata ancora sottoscritta: a Udine mi è stato detto come la pratica non è stata rilasciata perché contemporaneamente ce ne sono altre migliaia da sottoscrivere in tutta la regione, e la burocrazia ha bisogno dei suoi tempi». Nardin, però, recita un onesto mea culpa: «Ho bussato a tutte le porte per realizzare l’opera nel nostro mandato. Lo Stato siamo anche noi e non mi sottraggo alla responsabilità morale e politica di non essere riuscito nell’intento che mi ero prefisso».

Matteo Femia

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