Cormons, ricorso contro la potatura degli alberi
CORMONS. Si riaccende la polemica tra i proprietari di alberi secolari e l’amministrazione comunale dopo l’ennesima sanzione comminata dalla Polizia municipale perché i rami di un secolare cedro del Libano sconfinano sulla pubblica via. Già a Brazzano il mese scorso si era elevata forte la protesta per la richiesta del taglio di alcuni rami di centenari ippocastani lungo la via 24 Maggio.
Ora il problema torna alla ribalta dopo che la Polizia municipale ha chiesto al proprietario di un maestoso cedro, alto una trentina di metri e dell’età variante tra i 150/200 anni, sito nel giardino della residenza “Borc Colombar” di tagliare i rami dell’albero che sconfinano sulla via Cesare Battisti. Ma la proprietaria, dottoressa Sabrina Migotti Sabbadin, non ci sta ed ha inviato una memoria difensiva al sindaco in cui sostanzialmente contesta il verbale di accertamento della violazione richiamandosi alla legge nazionale del 1 febbraio 2013 che tutela «gli alberi ad alto fusto inseriti (...) in residenze storiche private». Per albero monumentale la legge considera l’albero ad alto fusto isolato o albero secolare tipico che possono essere considerati come rari esempi di maestosità e longevità per età e dimensioni».
La legge nazionale prevede poi che «le modifiche delle chiome deve avvenire dietro specifica autorizzazione comunale e previo parere obbligatorio e vincolante del Corpo forestale dello Stato». Il timore della proprietaria è che tagli non corretti dei rami possano nuocere all’intero albero e portarlo alla sua morte. «La pianta viene constantemente monitorata da una ditta specializzata - afferma la proprietaria - che provvede ai necessari e periodici interventi di pulizia di rami spezzati o pericolanti. Analoga pulizia viene effettuata anche sulla sede pubblica quando cascano della ramaglie».
Inoltre si afferma, nella memoria, come il Regolamento comunale di polizia urbana non sia in sintonia con quello di polizia rurale che consente ai proprietari frontisti di strade comunali «con piantagioni arboree in prossimità del confine» di mantenere integri i rami prospicienti la pubblica via purchè gli stessi si elevino oltre i 4 metri dal fondo stradale.
«Andrò fino in Cassazione - dice l’avvocato Giorgio Sabbadin - per far valere le nostre ragioni e per sostenere come la legge nazionale sia preminente alle normative previste dal regolamento comunale».
La querelle sugli alberi ha messo in evidenza la necessità che l’amministrazione comunale, in collaborazione con il Corpo forestale, faccia un censimento di tutti gli alberi storici e monumentali sul territorio comunale in modo che possano essere adeguatamente salvaguardati e tutelati. Su questa strada sembra muoversi il sindaco almeno a quanto ci ha dichiarato.
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