Cormons, l'accusa di Buiat: «Tanti cinghiali? Colpa dei vignaioli»

La provocazione del consigliere cormonese: «Hanno distrutto i boschi per piantare vigneti»
Il dissuasore anti-cinghiali
Il dissuasore anti-cinghiali

CORMONS «I cinghiali fino a qualche anno fa vivevano nei boschi, ora in molti casi al posto di questi ultimi sono stati collocati dei vitigni: se è vero che la popolazione di questi ungulati è cresciuta, perché non ci domandiamo se non lo sia anche la viticoltura intensiva?».

Botti notturni anti-cinghiali, è protesta
Una coltivazione devastata dal passaggio di cinghiali a Villesse

Dette in un contesto dall'altissima vocazione enologica come Cormons, queste parole del consigliere comunale di maggioranza Luca Buiat rischiano di scatenare un putiferio di polemiche.

L'esponente che appoggia la giunta Patat infatti entra a gamba tesa sul tema più chiacchierato tra bar e social network in queste settimane nel Collio: quello dei dissuasori acustici nei campi che rendono complicato il sonno dei cormonesi, e a conseguente corollario di questo argomento anche quello relativo alla proliferazione dei cinghiali e alla necessità per i proprietari terrieri di difendere il proprio raccolto dalle scorribande della selvaggina.

Buiat non solo punta il dito contro una certa deforestazione del territorio a vantaggio di nuove colture, ma non risparmia critiche nemmeno all'operato del mondo venatorio. Le sue parole sono inequivocabili, e prendono spunto dall'ennesima notte di rumori nelle campagne cormonesi.

Caccia ai cinghiali anche di notte

«Le serate a base di botti fuori stagione continuano - ironizza Buiat - e come se non bastasse questi suoni si sentono anche al mattino presto, dalle sei fino circa alle otto circa: una pratica, quella dei dissuasori acustici, che è consentita dalle leggi, ma al di là di questo mi rammarico per il fatto che non ci sia più rispetto per le tante persone che vorrebbero stare in pace e quelle che vorrebbero farsi una camminata lungo via Roma, le colline di località Pradis o semplicemente mettersi in terrazza a leggere un libro.

È probabile che questa pratica consenta di allontanare i cinghiali o i volatili che si cibano dei pregiati chicchi d'uva appesi alle viti - prosegue Buiat, che poi affonda il colpo - ma se è vero che la popolazione degli ungulati è cresciuta perché non ci domandiamo se non lo sia anche la viticoltura intensiva? Troppi cinghiali o troppe viti? Qualche anno fa questi animali vivevano nei boschi, ora al loro posto sono stati collocati dei vitigni: è giusto tutto questo?».

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Un capriolo investito in una foto di archivio

Domande che fanno da preludio al successivo attacco, stavolta diretto al settore venatorio: «Una volta c'erano tanti cacciatori che imperversavano sul Collio, ora ci si lamenta che non ci sono più? A me sinceramente basta sentire quelli che vengono a sparare non lontano dalle scuole di viale Roma per rimanerne disgustato.

Oppure quelli che sparano sul Preval mentre io sto tranquillamente camminando o correndo: è giusto tutto questo? Che cosa succederebbe se tutti i viticoltori del Collio Brda adottassero i dissuasori acustici? Si arriverebbe ad una vera e propria guerra virtuale».

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Una coppia di cinghiali in un prato

Buiat conclude il suo ragionamento così: «Forse si è creato un pericoloso precedente con questi botti e forse sarebbe giusto che qualcuno tutelasse non solo gli animali ma anche le persone che vogliono starsene in pace col mondo, vietando questa assurda pratica che viola la serenità della popolazione».

Un tema complicato, quello dei dissuasori acustici e delle proliferazione della selvaggina, che divide il Collio in queste giornate di inizio vendemmia. E c'è chi, come l'ex consigliere comunale Bruno Castello, propone una soluzione.

Spiega: «Nel Preval ci sono ettari di terreno abbandonati da decenni. Si potrebbero riutilizzare seminando mais ad hoc e rifornendoli con una motocisterna d'acqua in tutta la zona argillosa ombreggiata prima delle vigne, di modo che i cinghiali possano rifocillarsi e dissetarsi evitando di andare a colpire le colture. La politica si sieda attorno ad un tavolo con gli operatori del settore e studi un rimedio che soddisfi tutti».
 

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