Cormons, Albino Kurtin stroncato da un infarto
CORMONS. Il mondo della viticoltura cormonese piange uno dei suoi rappresentanti più conosciuti e apprezzati.
È mancato infatti improvvisamente all'affetto dei propri cari e dei tanti amici che gli volevano bene Albino Kurtin, 55 anni, responsabile dell'azienda agricola Kurtin di località Novali, una delle realtà vitivinicole più apprezzate del territorio cormonse. Kurtin gestiva infatti assieme alla moglie Anita ed al figlio Alessio l'azienda di famiglia, da generazioni uno dei principali punti di riferimento del settore a Cormons. Albino, uomo dal carattere sempre gioviale e disponibile con tutti, si è spento improvvisamente martedì nella sua casa: gli è stato fatale un infarto.
La notizia è subito rimbalzata in tutta Cormons, dove la famiglia Kurtin è conosciutissima: la comunità è attonita, in particolare gli amici che ricordano Albino come una persona «di grande compagnia, capace sempre di regalare un sorriso a tutti, nonché un professionista di alto valore in un campo, quello vitivinicolo, nel quale era uno degli esponenti di maggior spicco ed esperienza sul territorio». Albino Kurtin aveva perso da pochi mesi il padre: lascia la moglie Anita, il figlio Alessio, la mamma Maria Zita, la sorella Silvana. L'ultimo saluto ad Albino Kurtin si svolgerà domani alle 10 nella chiesa di Rosa Mistica.
Nel sito web della sua azienda c’è una parte dedicata alla storia dell’attività, firmata dallo stesso Albino Kurtin. Si può leggere: «Dai miei antenati ho ereditato l’arte di coltivare la vite. I mieri vigneti, ubicati nella zona collinare di Cormons, producono vini che vogliono trasmettere il mio amore per la terra friulana. Porto avanti le vecchie tradizioni enologiche avvalendoni però di una tecnologia moderna». Prosegue Kurtin sul sito Internet: «Dalla cantina escono vini di elevato livello qualitativo che il mercato internazionale dimostra di saper apprezzare. Il 2006 è stato l’anno del centenario e ho voluto cerebrarlo con due blend unici: l’uvaggio bianco “Opera prima” e il rosso di grande carattere “Diamante nero”».
Parole che dimostrano l’amore che aveva per quello che faceva. E soprattutto la sua grande attenzione per le tradizioni enologiche avvalendosi comunque di tecnologie moderne.
Matteo Femia
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