Cormonese sparito in Slovenia. Stop alle ricerche, nuova strategia
CORMONS Ricerche sospese. La notizia è arrivata nella mattinata di ieri e in parte ha gelato tutti coloro che sperano di poter ancora individuare sano e salvo Elio Marini: l’uomo non è stato ancora trovato, ma la macchina dei soccorsi ha per il momento interrotto il setaccio sul campo.
Il protocollo sloveno infatti è piuttosto rigido in questi casi, e dopo tre giorni di infruttuoso scandagliamento di ogni angolo del fitto bosco attorno alla frazione di Vojsko, paesino nei pressi di Idrija, polizia, vigili del fuoco e corpo di volontari della locale Protezione civile hanno gettato la spugna. «Ma il caso non è chiuso
. Contiamo di trovarlo in questi giorni, mettendo assieme tutti i tasselli e facendo una serie di analisi», dice Dean Božnik dell’ufficio stampa della polizia di Nova Gorica. Le indagini ora proseguiranno, infatti, non battendo palmo a palmo, come avvenuto da mercoledì a venerdì sera con oltre 80 uomini, l’area dove Marini e i suoi due amici erano andati a funghi, bensì interrogando nuovamente alla ricerca di qualche dettaglio utile al ritrovamento i due compagni di gita di Marini, che sono stati convocati dagli inquirenti per la giornata di lunedì, facendo appello alla popolazione locale nel caso in cui qualche residente abbia notato qualcuno nella giornata di mercoledì addentrarsi in qualche specifica area della boscaglia, analizzando i dati forniti dal drone che ha sorvolato Vojsko tentando inutilmente di individuare in qualche anfratto il 74enne cormonese, del quale non si hanno notizie dalle 17 circa di mercoledì, quando era riuscito a mettersi in contatto telefonicamente con la moglie per l’ultima volta.
Poi, il silenzio più assoluto, dovuto con ogni probabilità al fatto che nel frattempo si sia scaricata la batteria del cellulare dell’uomo. Il quale, come aveva raccontato in una prima chiamata telefonica ai due amici che non lo vedevano tornare, era caduto in un dirupo al termine del quale vi era dell’acqua, sentendo dolore a braccia e gambe che non riusciva a muovere. La polizia slovena non dispera anche perché ricorda come tempo fa a Boveč abbia ritrovato un turista britannico dopo sette giorni.
Una delle possibilità è che Marini sia caduto in una dolina: la zona di Vojsko infatti è caratterizzata da questi buchi nel terreno che possono essere profondi anche qualche metro. L’uomo, però, non è riuscito a descrivere in quale punto del bosco si trovasse al momento della caduta e ogni ricerca svolta, anche coi cani molecolari, si è rivelata vana. Si punta ora soprattutto sui dati che verranno forniti dal drone che ha sorvolato l’area: il dispositivo infatti era dotato di sensori termici capaci di avvertire la possibile presenza di fonti di calore anche umane. È la speranza a cui si aggrappano i famigliari ed i tanti amici di Marini, che a Cormons era benvoluto da tutti: e la città è da giorni col fiato sospeso per il destino dell’uomo, che da una quarantina d’anni aveva una grande passione per la micologia. Probabilmente a tradirlo può essere stata anche l’eccessiva confidenza con un terreno che in quella zona può essere aspro e infido. Le squadre di soccorso slovene, arrivate da Nova Gorica, Lubiana e Kranj con una cinquantina di uomini in tutto, descrivono infatti l’area boschiva della quale è prigioniero Marini come «assai impervia, caratterizzata da una vegetazione piuttosto fitta» . —
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