Cormonese in Siberia per gli ultimi Nenet
L’esploratore Adalberto Buzzin partirà il 2 gennaio per un reportage in solitaria sulla popolazione nomade della tundra

CORMONS. L'esploratore cormonese Adalberto Buzzin tornerà a gennaio per la nona volta in Siberia. Stavolta meta del suo viaggio nei luoghi più remoti e inaccessibili della Terra sarà Vorkuta, a Nord del Circolo Polare Artico: il suo obiettivo sarà studiare le condizioni di vita degli abitanti a queste latitudini dove le temperature, in pieno inverno, scendono anche 50 gradi sotto zero.
In particolare, l'attenzione di Buzzin, che svolgerà un vero e proprio documentario video sulla sua avventura in solitaria, sarà rivolta a una popolazione nomade che vive, nonostante le temperature impossibili, in tende piantate nel mezzo della tundra ghiacciata.
«Vorkuta fa parte della straordinaria costellazione dei luoghi abitati più settentrionali della Russia e del mondo - spiega Buzzin -. Isolata, priva di strade, raggiungibile solo in treno o in aereo, è un’isola sperduta nella tundra artica e rappresenta un incrocio significativo fra passato e presente della Russia. La sua storia e il suo nome evocano ancora in milioni di persone, in tutta l’Europa Centrale e Orientale, il ricordo di un terribile passat0o, piagato dalla deportazione e dai gulag, che in questi luoghi, con i suoi 120 campi concentrati attorno alle miniere di carbone, ha visto la tragica fine di centinaia di migliaia di persone».
«Nonostante i problemi attuali, gli abitanti vivono con orgoglio e spirito pionieristico in un'area sferzata dai venti polari e dal gelo per la maggior parte dell’anno. A un centinaio di chilometri da Vorkuta - ptosegue - si innalzano gli Urali Polari, una terra meravigliosa e incantata, fatta di silenzi e di purezza, di cime isolate e ancora inesplorate».
Buzzin partirà il 2 gennaio: la sua permanenza in Siberia sarà di circa un mese: «Raggiungerò Vorkuta in treno da Mosca, dato che non ci sono strade: dopo essermi ambientato cercherò di raggiungere i Nenet, gli ultimi nomadi della Siberia, pastori e allevatori di renne selvatiche: vita durissima la loro in mezzo alla tundra e al freddo estremo. L'attenzione del mio reportage andrà soprattutto a loro». Serviranno anche apparecchiature adatte: «Macchine fotografiche all'altezza - afferma - sono fondamentali per sopportare le temperature quasi proibitive della tundra artica: certe volte fai uno scatto e finisce la batteria. È tutto difficile e molto articolato, ma questo è il bello di viaggi come questo: bisogna saper superare le avversità».
Tra queste, anche l'usanza locale di bere vodka a tutte le ore del giorno: «L'acqua secondo loro fa male - sorride Buzzin - e ti offrono vodka da quando ti svegli al mattino a quando vai a dormire. Sono abituati davvero a bere litri di vodka ogni giorno come se nulla fosse: non è una leggenda. Come fa il mio fegato? Negli anni ho imparato a mentire su questo punto: dico che soffro di diabete, e di fronte a un problema fisico per loro sei esentato dal dover sorseggiare vodka. Me la cavo così».
Buzzin è da sempre conoscitore di tutti gli angoli del mondo: oltre alla tundra più estrema della Russia («Il mio - dice - è un vero e proprio mal di Siberia, che è ben superiore a quello noto d'Africa») ha visitato i deserti sahariani, oltre a decine di viaggi nei luoghi più remoti della Terra.
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