Cordone ombelicale, tramonta l'illusione legata alle staminali
TRIESTE Mia figlia Giovanna è nata nel 1997. Subito dopo il parto, di notte, sono corso all’Icgeb con il sangue del suo cordone ombelicale. Insieme a una collega, da questo abbiamo isolato le cellule staminali ematopoietiche. Le abbiamo congelate e messe in un freezer a –80°C. Se mi chiedete dove sia quella provetta oggi, la potrei ancora recuperare, anche se con qualche difficoltà tra le migliaia di campioni congelati all’Icgeb. Ma non me ne preoccupo: a Giovanna quelle cellule non possono servire. E così, ahimè, è meglio che anche si rassegnino tutti i genitori che negli ultimi 20 anni hanno affidato le cellule del cordone ombelicale dei propri neonati alle banche per la criopreservazione, con costi dai 1500 ai 3000 euro.
Verso la fine degli anni ’90 sembrava che le cellule staminali del midollo osseo e del cordone ombelicale, oltre a fabbricare il sangue, fossero anche in grado di trasformarsi nelle cellule di qualsiasi organo. Cellule del sangue che diventano fegato, cuore, muscolo, pelle e persino cervello, una panacea per curare tutte le malattie future dei figli. La corsa alla conservazione del sangue del cordone ombelicale era diventata frenetica: quale genitore in grado di disporre di 2000 euro non li investirebbe per assicurare la salute futura del proprio figlio, mettendo letteralmente in banca le sue cellule neonate? Ma poi la ricerca ha mostrato che non è affatto così. Le cellule del sangue continuano a fare il sangue, ma nessun altro tipo di tessuto. E comunque non sono utilizzabili per i trapianti di midollo nello stesso individuo, ad esempio per curare una leucemia con il cosiddetto trapianto autologo, perché questo è molto meno efficace di un trapianto da un donatore. E ancora: oggi possiamo direttamente trasformare qualsiasi cellula adulta di un individuo in una cellula staminale embrionale, quella sì con vera capacità rigenerativa.
È per questo motivo che la donazione del sangue del cordone ombelicale continua a essere una pratica utile, etica, legalizzata, gratuita e fortemente raccomandata per le neomamme. Ma per lasciare le cellule nelle banche pubbliche, a disposizione dei bambini sfortunati che necessitano di un trapianto da un donatore diverso. Con eccezioni rarissime, salvare le cellule del cordone per sé non ha alcuna utilità.
Naturale ora che i 330 mila clienti di CryoSave (15 mila italiani), la principale banca di sangue di cordone con sede in Svizzera e operativa in 30 Paesi, si sentano doppiamente gabbati: prima per aver speso invano il proprio denaro e poi per essere all’oscuro di dove siano finite le provette dei propri figli. Ma è un problema da affrontare nelle aule dei tribunali e non più sui banconi di un laboratorio. –
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