Coprifuoco per i locali a mezzanotte a Trieste, l’appello della Fipe: «Deroghe alle attività oneste»

Il presidente Lonza al fianco delle istituzioni chiede dei correttivi: «Salviamo chi garantisce un servizio»

Maria Elena Pattaro
Piazza Verdi con una veduta dei locali Foto Lasorte e Bruni
Piazza Verdi con una veduta dei locali Foto Lasorte e Bruni

Una deroga per i locali virtuosi costretti a chiudere a mezzanotte per effetto dell’ordinanza comunale anti degrado in vigore da oggi all’interno delle tre zone rosse. A chiederla è la Fipe provinciale. «Le restrizioni, necessarie per tutelare sicurezza e ordine pubblico visti i recenti fatti di cronaca, colpiscono anche attività di comprovata onestà imprenditoriale che forniscono un servizio importante in determinati punti del centro città – afferma il presidente Stefano Lonza –. Si tratta di locali che nulla c’entrano con gli episodi di criminalità e degrado a cui abbiamo assistito di recente. Per questo stiamo avviando dei colloqui con le istituzioni con lo scopo di chiedere alcune deroghe, in modo da mitigare l’impatto sulla nostra categoria».

Il presidente provinciale della Fipe Stefano Lonza (Foto Lasorte e Bruni)
Il presidente provinciale della Fipe Stefano Lonza (Foto Lasorte e Bruni)

Mappatura dei locali

In queste ore l’associazione di categoria sta mappando i locali dei propri associati che rientrano nel perimetro tracciato dal provvedimento “bis” firmato dal sindaco Roberto Dipiazza. La stretta impone il “coprifuoco” a mezzanotte per bar e ristoranti nonché il divieto di bere alcol all’aperto dalle 22 in poi. L’obiettivo è chiaro: arginare violenza e degrado prima che la situazione sfugga di mano mettendo dei paletti orari alle attività in cui potrebbero radunarsi balordi, violenti e pregiudicati.

Gli esercizi “specchiati”

Ma nelle maglie della rete rientrano anche locali “specchiati”. Come nel caso delle attività affacciate su piazza Verdi, a partire da Pep’s, attive ben oltre la mezzanotte per garantire ristoro a chi esce dall’ultimo spettacolo teatrale della serata. Per loro si prospettano quindi due mesi e mezzo di incassi ridotti. Lo stesso vale per il bar Twenty di piazza Goldoni, a cui l’ordinanza comunale sforbicia l’orario soprattutto nella fascia mattutina, costringendolo ad aprire un’ora dopo: non più alle 5 ma alle 6, con buona pace dei turnisti (soprattutto autisti di bus e operatori ecologici) abituati a fare colazione lì ben prima dell’alba.

Effetto boomerang

«Apprezziamo il lavoro fatto da istituzioni e forze dell’ordine sotto la regia della Prefettura – afferma Lonza –. E siamo pronti a contribuire ragionando su una rimodulazione che salvaguardi l’attività dei nostri associati di comprovata onestà». Secondo il presidente la stretta può essere uno strumento efficace per affrontare l’emergenza. Mentre a medio-lungo termine rischia di avere un effetto boomerang sul brand della città: «Zone rosse prolungate non giovano all’immagine di una città turistica come la nostra – sostiene – perché alimentano la sensazione che Trieste sia insicura. L’auspicio, quindi, è di studiare altre azioni una volta risolta l’emergenza».  C’è poi un altro nodo, che riguarda la funzione sociale dei pubblici esercizi. «Chi lavora onestamente fa da sentinella, da presidio contro il degrado nei quartieri – conclude Lonza – e limitarne l’attività in modo indiscriminato potrebbe portare a effetti controproducenti». 

 

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