Coppie gay con un figlio, a Trieste sono quaranta le ”famiglie arcobaleno”

Le coppie maschili puntano spesso su Canada e Usa per cercare una madre surrogata. Sul certificato anagrafico i bambini hanno un solo genitore, l’altro non figura. La storia di Michaela e Daniela: inseminazione artificiale in una clinica danese, il parto al Burlo
TRIESTE
. Michaela e Daniela hanno un bambino. Ha nove mesi. Un bambino allegro, che ride a crepapelle quando le sue due mamme agitano il suo coniglio di peluche. La loro è una delle 40 famiglie arcobaleno (il dato numerico è riferito proprio dall’Associazione nazionale famiglie arcobaleno) o, in termine tecnico, omogenitoriali di Trieste. Una nuova struttura familiare risultato delle sempre più frequenti unioni omosessuali.


Il bambino più grande nato nell’ambito di un’unione omosessuale a Trieste ha 4 anni, il più piccolo nove mesi. «Io e la mia compagna abbiamo meditato a lungo prima di affrontare questa esperienza - racconta la trentanovenne Michaela - e anche i nonni, dopo aver accettato la nostra relazione, sono stati felici che la nostra famiglia si allargasse».


Le due donne di 39 e 35 anni si sono rivolte a una clinica danese dove, pagando l'equivalente di circa 600 euro a tentativo, Michaela si è sottoposta all'inseminazione artificiale. «Ho partorito al Burlo - racconta quella che è la mamma biologica - e siamo rimaste piacevolmente sorprese dalla preparazione con la quale l'intera struttura ha affrontato la situazione. La mia compagna è stata trattata a tutti gli effetti come l'altro genitore: ha potuto assistere al parto e poi entrare in Neonatologia a vedere in piccolino». La scelta di ricorrere alla gravidanza assistita è maturata valutando due aspetti: «Non ho voluto prestarmi a un rapporto sessuale con un uomo per rispetto nei confronti della mia compagna - spiega Michaela - evitando così anche il rischio che un domani qualcuno arrivasse a rivendicare dei diritti sul bambino».


Le due mamme si stanno appoggiando costantemente all'associazione che a livello nazionale riunisce le "Famiglie arcobaleno". «Ci confrontiamo anche con famiglie triestine come la nostra - raccontano -. Ci aiuta ad affrontare i tanti pregiudizi, a capire come dovrà avvenire l'inserimento a livello scolastico. Noi siamo intercambiabili, non c'è una che riveste il ruolo materno e una quello paterno: non intendiamo avere ruoli stereotipati». Ma Daniela e Michaela come spiegheranno un domani al loro bambino che lui non ha un papà bensì due mamme? «È una risposta che stiamo elaborando - spiegano -, saremo oneste e gli racconteremo che lui non ha un padre perché la sua famiglia è nata dall'amore tra noi due. E quando ci chiederà come abbiamo fatto a farlo nascere, gli racconteremo che una persona buona ci ha aiutato. Ad ogni età avrà le sue risposte».


Sul certificato anagrafico compare in questi casi un solo genitore, quello biologico che l'ha cresciuto in grembo o che ha donato il seme. L'altro per la legge italiana non figura da nessuna parte. «L'unica possibilità è che il genitore biologico, formulando un testamento - spiega l'avvocato Daniela Paolini - e facendo riferimento all'articolo 348 del Codice civile, suggerisca al giudice tutelare il nome del compagno o della compagna come tutore nell'eventualità lui venga a mancare. Spetterà comunque poi al giudice valutare».


In Italia si calcola che siano oltre 100mila i minori con almeno un genitore gay. Ci sono quelli nati da unioni eterosessuali, poi sfociate in un divorzio, ma molti sono invece vissuti sin dall'inizio in una casa con due mamme o due papà. Per avere un bambino le coppie di donne si rivolgono a cliniche spagnole, inglesi o nel nord Europa dove possono ricorrere alla fecondazione assistita. Gli uomini in Canada o negli Stati Uniti.


«Ho seguito da vicino l'esperienza di una coppia di uomini di Trieste - racconta la psicologa Margherita Bottino, professionista di respiro nazionale che vanta diverse pubblicazioni sul tema della omogenitorialità -. Si sono rivolti a una clinica canadese dove per la madre surrogata è previsto solo un rimborso spese nel periodo della gestazione. Lì ci sono donne che si mettono a disposizione senza fini di lucro per aiutare coppie, non necessariamente omosessuali, che non riescono ad avere un figlio».


Ma come crescono i figli delle famiglie arcobaleno? «Decine e decine di studi, fatti all'estero, dimostrano che non ci sono problemi - sostiene la Bottino -. Esistono delle differenze, è evidente, ma mai a sfavore dello sviluppo cognitivo, emotivo, psichico o affettivo del bambino».

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