Coppia uccisa a Pordenone, caccia al killer

Caduta l’ipotesi di omicidio-suicidio. Gli inquirenti parlano di esecuzione fredda e spietata. Scomparsa l’arma del delitto
La coppia di fidanzati trovati uccisi a Pordenone
La coppia di fidanzati trovati uccisi a Pordenone

PORDENONE. Un’esecuzione in stile «malavitoso», a bruciapelo, un agguato con mano ferma, «da chi sa ben maneggiare armi da fuoco». Chi ha agito ha scelto il momento giusto: sapeva che cosa stava facendo, dove, l’obiettivo. Cinque colpi in rapida successione, che non hanno consentito reazioni, nemmeno di autodifesa. Sono morti così, il militare del 132° reggimento carri di Cordenons Trifone Ragone, e la subagente della Zurich assicurazioni Teresa Costanza, 30 anni, conviventi da maggio scorso in un appartamento di via Chioggia, a Pordenone.

Una notte di rilievi, nel parcheggio nord del palasport di via Interna, ha consentito di ricostruire la sommaria dinamica della duplice esecuzione e la traiettoria dei proiettili, poi definita con una tac e i rilievi radiologici alla testa delle vittime.

Il killer probabilmente aveva già compiuto un sopralluogo in quel parcheggio privo di telecamere e poco illuminato, aveva studiato le abitudini della coppia, sapeva di rischiare, agendo in prossimità di palestre dove il viavai è pressoché continuo. Eppure, l’altra sera, nessuno lo avrebbe visto.

Tra le 19.30 e le 19.55 l’agguato. La chiamata al 112 è arrivata alle 19.58. A quell’ora il 28enne originario di Monopoli e la trentenne di Agrigento per molti anni residente a San Donato Milanese, sono usciti assieme dalla palestra. Lui si era allenato, lei era solo andata a prenderlo.

Trifone Ragone vestiva in mimetica e indossava le ciabatte. Si era seduto sul lato passeggero nell’auto. Lei, giubbino chiuso e jeans, aveva preso posto alla guida. Nemmeno il tempo di accendere la Suzuki Alto e il killer ha agito, restando in piedi.

Ha aperto la portiera dal lato passeggero, puntando l’arma alla tempia di Ragone, a bruciapelo, colui che avrebbe potuto reagire. Ha fatto fuoco tre volte, in pieno volto. Una frazione di secondo dopo ha rivolto la calibro 7.65, semiautomatica di uso comune tra i civili, contro la fidanzata, freddandola da distanza ravvicinata e mandando anche in frantumi il finestrino dell’utilitaria.

Fidanzati trovati morti: "E' duplice omidicio"
Il parcheggio delo Palasport, teatro della tragedia a Pordenone

Quattro bossoli sono rimasti dentro l’abitacolo, uno è caduto all’esterno, lato passeggero. Impossibile per la coppia difendersi o anche soltanto urlare. Entrambi sono morti sul colpo.

Uno dei proiettili che ha colpito il militare ha sfiorato le labbra della compagna. Subito dopo il killer si sarebbe dato alla fuga, fors’anche assieme a un complice, ipotesi che gli inquirenti non possono scartare a priori. Colpi monodirezionali, dall’alto verso il basso, con due traiettorie.

L’ispezione esterna delle salme, eseguita ieri mattina all’obitorio dell’ospedale di Pordenone dall’anatomopatologo Giovanni Del Ben, non ha riscontrato segni di autodifesa o di reazione e ha permesso di scoprire i tre colpi sparati al militare: il sangue coagulato ne aveva ostruiti e coperti due, non notati alla prima ispezione nel parcheggio.

Nessuna traccia di polvere da sparo sulle mani della coppia, elemento che ha definitivamente escluso l’ipotesi di un omicidio-suicidio, al di là del mancato ritrovamento della pistola.

«Mano ferma e precisa», quella che ha agito, secondo i carabinieri del nucleo investigativo di Pordenone, ai quali sono giunti in supporto anche i colleghi di Udine. L’autopsia, domani, e una perizia balistica disposta dal pubblico ministero Pier Umberto Vallerin, potranno dare ulteriori elementi sulla dinamica dell’agguato.

Gli inquirenti hanno acquisito le immagini delle telecamere pubbliche di via Interna, due impianti, e quelle dell’ingresso della palestra dove il militare si era allenato.

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