Coppia di “lui” sposata all’estero: chiesta l’iscrizione all’anagrafe

È la prima volta che due omosessuali chiedono il riconoscimento a Trieste. La legge non lo prevede. Il sindaco Cosolini: «Agirò secondo il diritto»
Foto Bruni 05.01.13 Mikez e Jakez:a S.Giusto e sul municipio di piazza Unità
Foto Bruni 05.01.13 Mikez e Jakez:a S.Giusto e sul municipio di piazza Unità

Aprendo la busta di una lettera a lui espressamente indirizzata in Municipio il sindaco Roberto Cosolini ha scoperto l’altro giorno che a Trieste c’è un problema nuovo.

Per la prima volta una coppia omosessuale regolarmente sposata ma ovviamente all’estero visto che in Italia il matrimonio esiste ancora solo per gli “etero” ha chiesto il riconoscimento anagrafico del vincolo. Cosa che altrettanto la legge italiana ancora non prevede. Salvo che sono “notizia” e dunque eccezioni al consueto le sentenze con cui alcuni giudici (pochi) hanno concesso qualcosa ai (pochi) che hanno deciso di rivendicare quello che considerano un diritto rivolgendosi alla magistratura, perché i sindaci avevano risposto di no.

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Un sindaco, che salvo diversa libera decisione degli interessati celebra di norma i matrimoni in sede civile, è appunto “ufficiale di stato civile”, e dunque corretto era l’indirizzo che la coppia (maschile, triestina) ha scritto sulla busta. Ma la risposta non è stata scritta di getto, né lo sarà. E mentre il sindaco di Trieste, assistito dalla sua maggioranza e anche dagli avvocati del Comune studia il caso e i suoi risvolti “in punta di diritto”, si è già annunciata una seconda coppia (maschile, triestina) che sta per prendere carta e penna e mandare una lettera dello stesso tenore, allo stesso indirizzo.

«Una legge non c’è - dice Cosolini -, e siccome in una maggioranza, sia pure di centrosinistra, ci sono sensibilità e punti di vista anche diversi, per esempio potremmo definirli di stampo laico e di stampo cattolico, io durante una riunione ho detto alla mia maggioranza che l’approccio corretto di un sindaco nelle sue vesti di ufficiale di stato civile è di agire in questi casi esclusivamente secondo il diritto. Quindi mi sono fornito di tutte le informazioni disponibili, comprese le sentenze in materia, per avere un quadro preciso della situazione. Non spetta direttamente al sindaco, in questo caso, di decidere in un senso o nell’altro, perché appunto non ha una legge su cui appoggiarsi, dunque non può andare al di là, neanche per eventuali convinzioni morali, di ciò che è immediatamente riconoscibile come giuridicamente dovuto».

Cosolini soppeserà le informazioni tecniche e poi sottoporrà il problema alle anime diverse della sua coalizione, ma lo spazio per autonome decisioni non è larghissimo. Molti giudici finora hanno concesso alle coppie omosessuali sposate all’estero solo il riconoscimento di alcuni diritti civili, ma non lo sposalizio. Eccezione ha fatto il tribunale di Grosseto che lo scorso aprile, pare per la prima volta, ha accolto in pieno il ricorso di una coppia (maschile), riconoscendo nel tipo di approccio scelto dall’avvocato una strada percorribile.

Il giudice ha ammesso che riconoscere il matrimonio dei due non aveva conseguenze sull’ordine pubblico, e non era un’azione vera e propria, ma una registrazione o presa d’atto di qualcosa di già accaduto. Un passaggio anche a prima vista molto stretto, tanto che finora perfino in grado di Cassazione le risposte della magistratura erano state diverse, e cioé negative.

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