Cooperative operaie, manca un mese al salvataggio
Per dei bilanci che non tornano (con quelle operazioni immobiliari infragruppo e le conseguenti plusvalenze finanziarie che hanno scollato i numeri della casa madre dal “consolidato” del gruppo, innescando le indagini della magistratura) ci sono invece, tra le stesse carte delle Coop, cifre che sembrano, almeno per il momento, spaccare il centesimo: i crediti dei soci-prestatori. È quanto emerge ora che all’appuntamento con la presentazione del piano di salvataggio al Tribunale, da parte del commissario Maurizio Consoli, manca poco più di un mese.
Le verifiche I crediti che vantano oggi loro malgrado i soci titolari di un libretto di prestito sociale, congelati in occasione del commissariamento giudiziario del 17 ottobre scorso, sono infatti quelli che sono, nel senso che l’entità dei depositi dei risparmiatori iscritta nella documentazione contabile di via Caboto corrisponde a quella autocertificata dagli stessi risparmiatori, contattati a campione dall’attuale “amministrazione provvisoria” delle Operaie. Come dire: il credito reclamato da una parte collima con il debito ammesso dall’altra. Per un totale, ormai tristemente noto, di 103 milioni “investiti” da 17mila soci. Accertata questa premessa, ora però va raggiunta la conclusione: restituire i soldi al socio tradito dalla precedente amministrazione, o almeno tornare a renderglieli nuovamente disponibili.
La precisazione È proprio l’amministratore giudiziario nominato dal Tribunale civile di Trieste a confermare che «i conti sul prestito sociale “battono”, da quanto finora il prestatore contattato ci dice emerge piena corrispondenza con la contabilità aziendale riguardante il prestito sociale, che risulta pertanto attendibile». Parola di Consoli, appunto. Il quale intende così sgomberare il campo dalle più che umane preoccupazioni venute a galla in questi ultimi giorni, nel momento in cui diversi creditori, non tutti, hanno cominciato a ricevere una lettera in cui lo stesso commissario delle Coop chiede una risposta recante «saldo aggiornato» e «numero» del «suo libretto di prestito sociale», «corredata, se possibile, anche dalla copia del libretto medesimo». Il sintomo di verifiche in corso in via Caboto che avrebbero mostrato incogruenze, o peggio carenze di documenti, tali da rendere ancor più complicate le procedure di restituzione? No.
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