Cooperative operaie: 110 anni dentro un libro

Quella delle Cooperative Operaie è una storia lunga 110 anni e partita proprio da Trieste, con l’inaugurazione - pochi mesi dopo l’istituzione ufficiale, del primo “spaccio” in via dell'Istria - il 3 dicembre del 1903. Una storia fortemente radicata nel territorio, che viene ora ripercorsa dalle origini ai giorni nostri dall’agile volume di Luciano Peloso "Le Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli. Il passato e il presente" (Lint Editoriale).
Presentato ieri alla Libreria Minerva dall’autore, introdotto dal giornalista Pierluigi Sabatti e con l’intervento di Gian Luigi Bettoli, vicepresidente della Lega delle Cooperative del Fvg, il libro, oltre a raccontare la storia delle nostre Cooperative Operaie, richiama i valori e le caratteristiche dell'impresa cooperativa. Al suo interno ci sono anche belle immagini d'epoca e, in appendice, alcune pagine tratte dalla tesi di laurea di Sandro Pertini sulle cooperative di consumo, da lui discussa nel 1924.
L’autore del libro, che ha ricoperto per diversi mandati cariche nel sistema delle Cooperative Operaie, definisce un «miracolo» la lunga storia di questa realtà nel nostro territorio: 110 anni in cui le Cooperative hanno vissuto due Guerre mondiali e il ventennio fascista, rimanendo invischiate nei cambi di confine con la perdita dei punti vendita nell’Istria divenuta jugoslava. Non va dimenticato, sottolinea Sabatti, che «l’idea delle cooperative nacque nel 1902, come realizzazione degli ideali socialisti dell’epoca. Nello stesso anno ci fu lo sciopero dei fuochisti del Lloyd, che fu represso nel sangue, in un’Austria che non era poi tanto felix e in un contesto di forte crescita della classe operaia, che aveva sempre più bisogno di beni di consumo».
Le cooperative crebbero, nel 1912 contavano già su oltre 10 mila soci e 300 addetti, con vendite per 4 milioni di corone. Dopo la Grande guerra e con il passaggio all’Italia, vissero il dramma del fascismo in maniera singolare: «La violenza del regime dimezzò il movimento cooperativo italiano, ma nel caso delle Cooperative Operaie esse furono semplicemente riportate all’interno del sistema: il fascismo le statalizzò, trasformandole in ente morale. Questa situazione – racconta Gian Luigi Bettoli - durò mezzo secolo: a chiudere l’eredità del regime e riappropriarsi del sistema cooperativo puro si arrivò soltanto nel 1980».
D’altra parte, prosegue Bettoli, le Cooperative fin dalla nascita si svilupparono in un ambiente, quello triestino, in cui l’internazionalismo e la convivenza multietnica erano pratica quotidiana. «Trieste è la città che ha inventato la cooperazione sociale d’inserimento lavorativo: si parla della Ferriera dimenticando che qui le cooperative sociali danno lavoro a circa 3000 persone».
Ma a prescindere dalle ultime vicende che hanno coinvolto le Coop, quale sarà il futuro di questa realtà, in un mondo sempre più globalizzato, in cui i 115 mila soci delle Cooperative le rendono una realtà medio-grande rispetto alle multinazionali straniere che si accaparrano fette sempre maggiori di mercato? L’ipotesi di fusione con altre realtà cooperative viene dai relatori appena ventilata. Si parla invece della necessità di aumentare la partecipazione dei soci, sfruttando anche i nuovi mezzi “social”. E Peloso si sofferma sull’importanza di questa partecipazione, perché «in una cooperativa sono le persone che contano».
Giulia Basso
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