«Coop, Sos già nel 2012 ma nessuno mi ascoltò»

Della Valle: dalla dismissione di alcuni negozi all’acquisizione di altre realtà, i miei progetti neanche esaminati dal cda. Gli incassi coprivano i ritiri dei prestiti
Foto Bruni 22.10.14 Supermercato Coop delle Torri Europa
Foto Bruni 22.10.14 Supermercato Coop delle Torri Europa

Parlare per due anni al vento e poi esserne travolto. Quel vento viene, o meglio ormai sarebbe dire veniva, dal quadrante Marchetti-Seghene. Se ne sente vittima - così almeno racconta al Piccolo - Pier Paolo Della Valle, il direttore generale delle Coop operaie che vive oggi il paradosso di essere stato esonerato da un Cda che è stato a sua volta esonerato dal Tribunale. Resta così agli ordini di un’azienda commissariata che lo paga lautamente. Eppur non si muove.

È vero che lei continua a prendere lo stipendio?

Si, sono, a tutti gli effetti, ancora un dipendente. Rimango quindi a disposizione del commissario giudiziale adesso, come lo sarò dei futuri proprietari. Non sono mai stato licenziato.

E gira con l’auto aziendale?

È una delle parti della mia retribuzione, è un benefit previsto dal contratto.

Anche per questioni personali?

È previsto dal contratto.

Perché il Cda che l’aveva assunta nel 2012 l’ha sfiduciata a fine settembre?

Da quello che ho capito mi è stata imputata la responsabilità di una certa situazione negativa, non tenendo presente però il fatto che il direttore generale è un esecutore di quelle che sono le decisioni del Cda. Imputare al dg responsabilità legate al piano industriale significa non conoscere l’abc della gestione aziendale.

Aveva il sentore che si stava andando verso il tracollo?

Più che il sentore avevo la certezza che le cose non stessero andando bene, tanto che avevo cercato di porvi rimedio senza però ottenere riscontri da chi doveva poi decidere.

Che cosa intende?

Già nel 2012, col dottor La Rocca, il direttore commerciale, avevamo fatto un progetto di riorganizzazione che comprendeva la dismissione di alcuni punti vendita. Tale progetto non è passato. Anzi, come altri non è stato neanche portato all’attenzione del Cda, perché è stato ribadito il concetto della funzione sociale delle Operaie. Certo è che la funzione sociale può essere perseguita nel momento in cui ci sono degli utili che vanno a sostenerla. Ma ci sono stati altri episodi analoghi.

Quali?

Nel 2013 avevamo l’opportunità di acquisire una realtà locale di supermercati che avrebbe portato a un incremento del fatturato delle Operaie, dato che fatturava più di una decina di milioni. Non è stata nemmeno trasmessa dal presidente Marchetti al Cda, che così non ha potuto mai valutarla.

Quale realtà?

Non mi permetto di fare nomi. Dico solo che eravamo arrivati addirittura alla firma di un protocollo d’intenti davanti a un avvocato.

Concorda col piano di salvataggio in atto?

Siamo tutti consci che non c’è alternativa alla cessione. Più volte mi è stato imputato di essere freddo verso la soluzione Coop Nordest. Non è una presa di posizione ma una constatazione: le Coop Nordest hanno una loro struttura, sono già presenti sul territorio, non avranno bisogno né di tutta una serie di professionalità di Coop operaie né di punti vendita in passivo o di cosiddetti doppioni. Ritengo che l’esubero di personale delle Operaie sarà più alto dei numeri dichiarati.

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Più di cento, quindi?

Il problema non riguarda solo le Operaie. Abbiamo, per dirne un paio, Reparto 7 e San Dorligo Carni, che forniscono le Coop di ortofrutta e carne. Sono due realtà che occupano personale del territorio e che, molto probabilmente, non avranno più ragione di esistere nel momento in cui subentrerà un’altra grande realtà con altri canali di approvvigionamento.

Alternative dunque?

Le Coop Nordest guardano al centro commerciale, non è un mistero. Non hanno invece un grosso interesse per la gestione dei negozi medio-piccoli, tanto che si sente dire che ci sarebbe un intervento della Conad, che lavora col sistema delle società affiliate. A questo punto perché non pensare a una soluzione Ideal Standard. Perché non costituire una cooperativa tra i dipendenti delle Operaie, che possa gestire le attività per conto della proprietà. Ciò eviterebbe di disperdere le professionalità e i posti di lavoro di un’azienda che, è stato l’amministratore giudiziario a rilevarlo, ha una gestione ordinaria in equilibrio.

Che differenze vede tra il piano di salvataggio che aveva in mente Marchetti e quello del commissario Consoli?

Quello che aveva in testa Marchetti rimane nella testa di Marchetti. Il piano dell’amministratore giudiziario non può che essere quello di rendere liquido il patrimonio per dare soddisfazione ai prestatori sociali, cosa che ritengo assolutamente fattibile.

Intanto i 103 milioni sono stati congelati.

Mossa indispensabile ancorché impopolare. Oltre a essere un dipendente sono uno di quei 17mila soci che hanno tuttora dei risparmi nelle Operaie.

Quale il ruolo di Augusto Seghene nelle Operaie?

Da consigliere del presidente Marchetti. Risaputo e dichiarato da tutti. Un presidente può farsi consigliare da chi vuole, le decisioni poi devono rientrare nell’alveo degli organi competenti a prenderle.

La Procura però lo individua come amministratore di fatto, come uomo-ombra.

Bisognerebbe capire l’influenza che può eventualmente aver avuto sulle decisioni del Cda di Marchetti.

Lei si è fatto un’idea?

Ognuno si è fatto un’idea. Ma sono idee.

Torniamo alla gestione corrente, il cui equilibrio è stato certificato da Consoli. Prima non lo era. Si sente corresponsabile della deriva?

No, il riferimento all’equilibrio della gestione corrente fa riferimento a quella impostata dalla mia struttura operativa. Il vero problema è che al Cda avevo fatto presente, a suo tempo, che era una strategia suicida quella di non sostenere adeguatamente il prestito sociale. Nel cassetto del presidente c’era da più di un anno il progetto di sostegno al prestito, per non comprometterlo. A un certo punto gli incassi dei negozi andavano a coprire i ritiri dei prestiti. Nello stesso periodo le Coop Nordest aumentavano l’ammontare del prestito sociale. Questo vuol dire che un’adeguata politica di sostegno al prestito avrebbe evitato questa caduta repentina che ha portato poi alla situazione in cui ci troviamo ora.

È stato sindaco delle Operaie per molti anni prima di diventarne dg. Non si sente parte di questo cosiddetto sistema-Seghene nel mirino della magistratura?

Non ne sarei stato estromesso.

Teme di essere indagato?

Non vedo per quale motivo.

Torniamo al principio. Cosa sta facendo oggi per le Operaie?

Sono a disposizione delle Coop operaie.

È fermo in panchina?

Sono a disposizione.

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