Coop operaie, spunta la polizza salva-soci
Libretti Coop: che fare? Nei giorni in cui più di 400 soci danno mandato per 126 euro a uno studio legale di Bologna, qui rappresentato da un avvocato triestino, a farsi rappresentare «in via stragiudiziale» per tentare di agguantare il più alto rimborso possibile dei crediti (e la prima mossa è l’istanza di escussione della fideiussione che ne copre il 30%) iniziano a moltiplicarsi gli interrogativi sui possibili meccanismi di recupero. E spuntano carte, in forma ufficiale e di “straforo”. La sintesi di queste carte dice che nella più nera delle ipotesi (ma l’amministratore giudiziario Maurizio Consoli a gennaio ha annunciato che fra giugno e luglio il rientro nelle disponibilità del deposito oggi bloccato dovrebbe raggiungere ragionevolmente i due terzi, poi si vedrà) i titolari di libretto potranno riavere con certezza il 30%. È la percentuale di rimborso minima contemplata da una sorta di “polizza salva-soci” imposta dalla legge, e che le Coop operaie hanno pattuito a suo tempo, sotto forma di fideiussione appunto, con Banca Generali. E proprio a Banca Generali potrebbe spettare la restituzione di quel 30% ai singoli soci prestatori. I quali, in tal caso, dovrebbero batter cassa direttamente con la banca e non con le Coop. Potrebbe. Dovrebbero. Se all’atto dell’ammissione del Tribunale al concordato preventivo, la cui presentazione di Consoli è attesa verso la metà di questo mese, lo stesso commissario sarà riuscito a dimostrare di poter ricavare dalla vendita di negozi e asset aziendali una quota destinata ai prestatori sociali superiore a quel 30% (dunque almeno 30 milioni su 103 oltre agli altri 30 dovuti ai fornitori) saranno allora le Coop operaie, e non più la banca, a dover ridare i soldi.
In questi giorni s’è messo in effetti a circolare in rete proprio il contratto di fideiussione firmato da Banca Generali con cui viene garantito ai soci prestatori delle Coop operaie, per delibera di Bankitalia, il 30% di ciascun libretto. Ebbene: l’impegno e al tempo stesso la precisazione - come si legge tra le clausole - è che se per malaugurata ipotesi il realizzo di Consoli fosse misero, troppo misero, i titolari di libretto dovrebbero “muoversi”: «In caso di ammissione della cooperativa alla procedura di concordato preventivo con cessione di beni creditori, Banca Generali è tenuta a pagare solo quei soci prestatori che abbiano fatto valere il proprio diritto nei confronti di Banca Generali stessa entro il termine perentorio di 90 giorni dalla data del provvedimento che ammette la cooperativa alla predetta procedura». Il riferimento è al momento in cui il Tribunale, per l’appunto, dirà sì al piano del commissario giudiziario. Da allora, insomma, ci saranno tre mesi per reclamare il 30%. Non alle Coop operaie, ma alla banca. Detto del quando e al chi, ecco semmai il come: «Saranno considerate valide nei confronti di Banca Generali - recitano ancora le clausole - le comunicazioni fatte pervenire dai soci prestatori presso la sede di questa in via Ugo Bassi 6, Direzione Crediti, a Milano».
Fin qui le carte che circolano in via non ufficiale. C’è però anche una carta, sempre col timbro di Banca Generali, e in questo caso con la firma del Servizio Crediti Aziende, che è stata resa pubblica nelle ultime ore sul sito delle Coop operaie, e che conferma in estrema sintesi il contenuto delle clausole. È una lettera di risposta a un socio prestatore, di cui è stato cancellato il nome per ovvie ragioni di privacy, che a inizio gennaio aveva reclamato il suo 30%. La banca scrive che «al momento non risultano essersi ancora avverate le condizioni di efficacia della garanzia previste nel contratto di fideiussione a favore dei soci prestatori. Conseguentemente non è allo stato possibile per Banca Generali Spa dar corso a nessun tipo di pagamento in forza della citata garanzia». E questo perché «non risulta, allo stato, assunto alcun formale provvedimento di ammissione alla procedura da parte del Tribunale, del quale si deve pertanto rimanere in attesa».
È una mossa, quella della pubblicazione on-line sul sito delle Coop di una comunicazione di Banca Generali, evidentemente meditata, in un momento in cui appunto avvocati, sindacati, comitati e singoli titolari di libretto Coop si muovono si fanno sempre più domande, a sintomo che c’è chi sta perdendo la pazienza. Non è un caso che la lettera di Banca generali venga presentata, sulla home page delle Operaie, dallo stesso Consoli, che «rende noto di aver ricevuto da Banca Generali Spa la lettera allegata. La comunicazione di Banca Generali, inviata anche a soci che avevano presentato richiesta di pagamento, conferma quanto già evidenziato dall’amministratore giudiziario nella nota del 23 febbraio: cioè che, al momento, non si sono ancora verificate tutte le condizioni necessarie a far valere la garanzia prevista nel contratto di fideiussione a favore dei soci prestatori».
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