Coop Operaie: in aula la richiesta di fallimento
Si è svolto in tarda mattinata, nell’aula del tribunale civile, lo scontro sulla richiesta di fallimento delle Cooperative operaie avanzata dai pm Federico Frezza e Matteo Tripani. Presente il commissario giudiziale Maurizio Consoli, che lo scorso 17 ottobre è stato incaricato di gestire provvisoriamente le Coop dal collegio presieduto da Arturo Picciotto e composto da Daniele Venier e Riccardo Merluzzi. È stato quello il primo passo di un percorso intrapreso dalla Procura per «sterzare, e imprimere all'impresa una direzione diversa da quella verso lo sfacelo». E dunque per far sopravvivere l’impresa in cui lavorano oltre 600 dipendenti e alla quale hanno affidato i propri risparmi migliaia di soci. Consoli ha chiesto un po' di tempo per mettere a punto il salvataggio delle Coop Operaie.
Contemporaneamente all'udienza, stamane fuori dal Tribunale, in Foro Ulpiano oltre un centinaio di risparmiatori hanno dato vita a una manifestazione di protesta. Una mobilitazione nata in primis sui social network.
Il percorso giudiziario è iniziato sei mesi fa, quando la Procura ha affidato al commercialista Piergiorgio Renier l’incarico di consulente tecnico. L’elaborato del professionista, dal quale poi sono scattate le indagini, affronta così la situazione delle Coop operaie: «Dall’analisi del conto economico riclassificato si evince come i risultati reddituali attinenti alla gestione ordinaria della società siano in costante peggioramento. Il margine operativo lordo presenta valori sempre di segno negativo, così come il risultato ante gestione finanziaria». E ancora: «Il conseguimento di proventi finanziari rilevanti (ndr, l’ipotetica operazione di salvataggio da 60 milioni di euro da parte delle Coop Nord Est avviata quando ancora era in sella l’ex cda) apporta un lieve miglioramento del risultato operativo, anche se quest’ultimo si mantiene sempre su valori negativi: nel 2010 è pari a meno 670mila euro, nel 2013 arriva a meno 7 milioni di euro».
«La situazione peggiora a livello di reddito ordinario - scriveva ancora Renier - poiché nella determinazione di tale valore si deve tener conto degli oneri finanziari che variano tra i 2 e i 2,5 milioni di euro nei diversi esercizi analizzati. Le passività finanziarie sono sempre di gran lunga superiori alle attività. La differenza negativa è tale da rendere le passività finanziarie complessive superiori anche di 6 volte superiori alle attività finanziarie complessive. Uno scenario dunque di precaria condizione finanziaria che si fonda sostanzialmente sul mantenimento del prestito sociale, il quale rappresenta la maggior parte delle passività finanziarie di breve periodo».(c.b.)
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