Controlli soft ai valichi con la Slovenia. Resistono i “furbetti” di pieno e sigarette

GORIZIA Una “chiusura” dei confini senza vera chiusura, quella in vigore da ieri in Slovenia. A differenza di quanto accaduto in primavera, quando per 96 giorni Lubiana aveva ripristinato i controlli in ingresso dall’Italia, di fatto non ci sono stati veri e propri blocchi ai valichi; paradossalmente questo ha creato una maggiore confusione tra i cittadini di entrambi i Paesi che, arrivando in prossimità del confine di Stato, pensavano di trovare delle pattuglie a vigilare. Gli agenti erano presenti solo su alcuni dei valichi principali; per il resto hanno svolto attività di “retrovalico”, pattugliando il territorio. In generale, tanto nell’area giuliana quanto in quella isontina sono stati pochi gli automobilisti che hanno tentato di spostarsi in Slovenia in assenza di una delle motivazioni consentite, ma qualche furbetto che ha provato a sconfinare solo per fare il pieno c’è stato. Si può riassumere così la prima giornata delle restrizioni decise da Lubiana, che ha dichiarato il Fvg (con altre 13 regioni italiane) “zona rossa”.
In provincia di Trieste si è vissuta una situazione a due velocità: controlli agli ex valichi di prima categoria, mentre negli altri tutto è rimasto come prima. A Rabuiese e a Fernetti, a metà mattina, gli automobilisti che hanno tentato di raggiungere le vicine Capodistria o Sesana non sono stati comunque pochi. Qui lo schema è rimasto praticamente lo stesso dei giorni scorsi: via libera per i camion, stop per le macchine, che vengono fermate. L’annunciato controllo sanitario consiste nella richiesta, da parte del poliziotto di frontiera, del certificato di negatività a un tampone effettuato non oltre 48 ore prima. Ma sono in pochi ad averlo. Basta però dire che ci si sta recando verso Croazia o Austria (il transito per un altro Stato è consentito entro le successive 12 ore) ed ecco servito il lasciapassare per la Slovenia. Una volta passato il gazebo della Polizia di frontiera, però, quasi tutte le automobili fanno tappa all’adiacente distributore per il pieno di carburante e sigarette. E bastano pochi minuti per vedere le stesse auto tornare indietro senza rischio: sulla carreggiata opposta della superstrada, infatti, di controlli non ce ne sono. Pochi i respingimenti - uno dei quali si è visto in mattinata a Pese - nonostante il traffico sia molto diminuito rispetto agli scorsi giorni.
A Basovizza, infine, a dispetto dei timori della vigilia non c’è alcuno sbarramento fisico. Niente new-jersey o blocchi di cemento sulla strada a impedire l’entrata in Slovenia. La scena rimanda però al tempo del lockdown: silenzio totale e una macchina di passaggio ogni 5 minuti. «A questi confini secondari non è prevista la presenza della polizia slovena - spiega un agente della Polizia locale presente al di qua del confine -. Ciò non toglie che non si possa trovare una pattuglia dopo la prima curva o nel primo paese che si incontra. Invitiamo perciò a non fare i furbetti - avverte -: le multe sono salate». E se non si è in grado di esibire un recente certificato di negatività al Covid-19 si finisce anche in quarantena. Regola che, lo ricordiamo, non vale per lavoratori transfrontalieri, proprietari di beni in Slovenia, visite mediche o urgenze di famiglia o affari: tutti casi in cui si può varcare il confine, presentando un documento che ne comprovi il motivo.
In assenza di agenti al confine, anche a Gorizia c’è chi sfida la sorte per il pieno di carburante e sigarette. Nel caso specifico a Casa Rossa. Sulla frontiera isontina gli unici controlli da parte della Slovenia sono quelli al valico autostradale di Sant’Andrea. Pure qui nei passaggi secondari vige il principio del libero arbitrio: niente barriere fisiche, e chi passa senza avere i requisiti per farlo lo fa a proprio rischio e pericolo. Neppure sul piazzale della Transalpina è tornata la divisione fisica tra Gorizia e Nova Gorica. A differenza di quanto accaduto lo scorso 12 maggio, lo spazio comune tra le due città gemelle rimane unico. Almeno per ora. —
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