«Controlli più rigorosi sull’uso dei soldi pubblici»
TRIESTE Vigilare di più per evitare l’uso fraudolento di fondi pubblici. E facilitare i percorsi di fusione tra i piccoli Comuni, incapaci di reggere il peso di procedure amministrative sempre più complicate. Sono due gli inviti lanciati ieri alla Regione dalla Corte dei conti, che sulla scorta di esempi concreti ha indicato alla politica le priorità per una corretta gestione della cosa pubblica. Il problema più sentito è quello dell’uso di finanziamenti regionali, statali ed europei da parte di enti e imprese private. I casi di dolo non mancano, a cominciare dagli 800 mila euro che la passata gestione di Villa Russiz avrebbe dovuto utilizzare per opere di restauro, ma che sono stati impiegati per spese correnti. Il rendiconto doveva essere consegnato alla fine del finanziamento decennale: e intanto «nessun termine entro cui iniziare i lavori, nessun controllo intermedio», ha sottolineato il presidente della sezione giurisdizionale Paolo Simeon, denunciando il continuo emergere delle «negative conseguenze del depotenziamento del sistema dei controlli sui finanziamenti pubblici».
Gli esempi non mancano. Come l’assegno regionale da 1,7 milioni che la fallita società Enteos ha incassato per mai avvenuti progetti di innovazione sulle reti wireless. Oppure il milione dato al Consorzio di sviluppo economico del Monfalconese, per realizzare un posteggio per camion divenuto poi area di sosta per camper. E ancora i 387 mila euro impiegati per scopi personali dai responsabili dell’associazione che avrebbe dovuto occuparsi della promozione del campo di volo di Campoformido. Per concludere con i 264 mila euro distratti dall’ex patron della Bavisela Enrico Benedetti o i 240 mila euro incassati da tre aziende agricole dietro la presentazione di rendiconti fittizi e false relazioni. Per Simeon, «appare indifferibilmente imporsi l’introduzione di forme di verifica sulle pubbliche erogazioni ben più rigorose di quanto non avvenga adesso».
Il secondo nervo scoperto, per il magistrato, è «l’annosoproblema della funzionalità dei Comuni di piccole dimensioni, con isolati e spesso poco controllati impiegati factotum inadeguati a sostenere il peso di una gestione amministrativa diventata complessa». Simeon ha sollevato il rischio di «gestioni irregolari, quando non illecite»: come accaduto nel Comune friulano di Dogna, sottoposto a procedura di riequilibrio finanziario a causa di bilanci in disavanzo e «gravi irregolarità» contabili. La Corte avanza allora la proposta di fusione dei piccoli enti locali, che «spesso si presenta doverosa, posto che non sono altrettanto efficaci le alternative scelte dell’accorpamento di servizi fra municipalità diverse».
Il presidente della sezione Controllo Andrea Zacchia promuove invece la nascita in sanità dell’Azienda zero con la possibilità di avviare la cosiddetta gestione sanitaria accentrata: «Alcuni dei temi problematici ora sul tappeto (contabilità analitica, informatizzazione dei servizi, uniformazione delle contabilità) costituivano oggetto di specifici referti della sezione».
Il governatore Massimiliano Fedriga coglie intanto l’appello della Corte, auspicando l’inizio di «una collaborazione che possa prevedere anche dei controlli in itinere nella formulazione delle leggi, superando le contraddizioni passate, come se le pubbliche amministrazioni fossero su fronti avversi». Per il Pd, Francesco Russo, ritiene che «delle considerazioni sulle fusioni dei Comuni si può far tesoro almeno quale invito a usare con prudenza la carta geografica e il righello, o quando si ipotizza la restaurazione di enti intermedi che hanno esaurito il loro ruolo». —
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