Controlli con l’etilometro in fabbrica

I sindacati della Wärtsilä perplessi per i test imposti all’improvviso: «Non capiamo il modus operandi»
Lasorte Trieste 07/04/14 - Wartsila, Presidio Lavoratori, Sindacati
Lasorte Trieste 07/04/14 - Wartsila, Presidio Lavoratori, Sindacati

Una “retata” per sottoporre decine di dipendenti all’etilometro e logicamente senza alcun tipo di preavviso. L’iniziativa messa in atto nello stabilimento Wärtsilä di Bagnoli della Rosandra ha gettato sconcerto e anche qualche malumore tra i dipendenti oltretutto perché avvenuta proprio in giornate d’incertezza sul futuro, nel bel mezzo di una trattativa con l’azienda conclusasi lunedì sera con un accordo che prevede l’uscita di 80 lavoratori. Voci incontrollate che giravano nello stabilimento parlavano addirittura di quaranta-cinquanta persone “deportate” in infermeria a soffiare nello strumento che verifica il tasso alcolico. «Si è trattato di una ventina di dipendenti, non di più - specifica Roberto Pizzin rappresentante dei lavoratori per la sicurezza - nulla, ci mancherebbe, né contra legem, né in violazione del contratto di lavoro, ma avvenuto con caratteristiche tali da far richiedere da parte nostra una serie di chiarimenti».

Da poco più di un mese è cambiato il medico competente che appena la settimana scorsa è stato ufficialmente presentato ai rappresentanti dei lavoratori. «Quello che ci è sembrato un po’ strano - commenta Pizzin - è che nella stessa giornata, subito dopo, siano state fatte le improvvise convocazioni per l’alcol-test, proseguite poi anche nella giornata seguente e che hanno complessivamente coinvolto una ventina di lavoratori, un numero che ci è sembrato considerevole dal momento che una cosa del genere era accaduta soltanto alcuni mesi fa, ma per un numero nettamente inferiore. È possibile e probabilmente anche giusto che si intenda sottoporre in tempi brevi alla prova tutti i dipendenti che sono addetti alle mansioni cosiddette a rischio, come ad esempio chi conduce carrelli elevatori, ma - conclude Pizzin - vorremmo che ci venisse illustrato il modus operandi». Sarà chiesto dunque un confronto con lo stesso medico, i vertici aziendali e gli stessi rappresentanti dei lavoratori che in uno stabilimento, il più grande della provincia e uno dei più grandi della regione, che ha quasi 1.100 dipendenti, sono numerosi: 9 rsu e 6 rappresentanti per la sicurezza.

L’etilometro spunta periodicamente anche in altre aziende triestine, a incominciare dalla Ferriera, come conferma Umberto Salvaneschi, rsu e segretario di Fim-Cisl: «Controlli già fatti e che proseguono regolarmente anche durante questo momento difficile e incerto che sta attraversando la Ferriera. Così come l’alcol-test con l’etilometro, in casi a campione si fanno anche gli esami delle urine per verificare eventuali tracce di droghe». Esami di urine e del sangue vengono effettuati anche dalle aziende che operano in porto dove nel recente passato nell’ambito di un paio di campagne di sensibilizzazione è stato utilizzato l’etilometro. «Non si hanno invece notizie - afferma Ricky Castagna, rappresentante per la sicurezza all’interno dello scalo - di recenti improvvise chiamate di portuali per la prova con l’etilometro».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo