Controlli anti-Covid di Vienna ai confini: code a Coccau, inferno sulle Caravanche

Un’ordinanza del governo Kurz impone di visionare chiunque provenga dall’estero e registrare i provenienti dalla Croazia

BELGRADO Code chilometriche, attese infinite, la pazienza che presto lascia spazio alla rabbia, mentre le scorte di acqua e cibo in breve finiscono. E poi, smaltita la coda, ancora controlli estenuanti di polizia, agenti dal piglio severo, documenti e formulari da compilare. È questo il prezzo che si paga per andare in vacanza all’estero – in particolare in Croazia – al tempo del coronavirus.

Lo hanno scoperto migliaia e migliaia di austriaci, ma anche tantissimi tedeschi e olandesi e altri cittadini di Paesi dell’Europa centrale, rimasti imbottigliati sabato notte e anche ieri in code infernali in territorio sloveno. Al confine tra Slovenia e Austria, in attesa prima del tunnel delle Caravanche, la polizia di Vienna prende nota dei rientri dalla Croazia per poter tracciare i contagi in caso di focolai. E così file di oltre 12 ore si sono registrate al valico, di fronte a quello che è il passaggio privilegiato per gli austriaci di rientro dalla costa croata. Ma come vedremo il collasso della viabilità nel Centro Europa a causa dei controlli anti-Covid ha creato disagi anche in Italia.

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Le misure imposte da Vienna per i rientri dalla Croazia hanno provocato rallentamenti e file al confine tarvisiano di Coccau. L'apice si è avuto ieri mattina quando a Tarvisio gli incolonnamenti in Italia hanno raggiunto e superato il chilometro. A questo si sono aggiunti i restanti tre chilometri di coda che si sono formati in territorio austriaco per raggiungere il check point sanitario allestito ad Arnoldstein, che hanno generato attese totali di quasi 4 ore. Secondo le nuove misure, tutti i viaggiatori, austriaci e non, che sono stati in Croazia e sono diretti in Austria per recarsi nei propri Paesi d'origine, come la Germania o altri dell'Europa del nord, devono registrarsi con le autorità doganali al confine.

Lo prescrive una nuova ordinanza del governo austriaco, che ha imposto a partire da sabato controlli sanitari e di polizia, mirati in particolare ai vacanzieri austriaci di ritorno dalla Croazia “zona rossa”. Ma che hanno interessato in generale tutti i viaggiatori in ingresso in Austria, anche se solo in transito – inclusi quelli in arrivo dall’Italia, ma soprattutto quelli che passavano per la Slovenia. Ordinanza, ricorda il portale della Commissione europea “Re-open.eu”, che prevede per gli austriaci e i residenti in Austria che abbiano soggiornato «negli ultimi dieci giorni» in paesi dalla situazione epidemiologica instabile, come appunto la Croazia, possano rientrare esibendo «un test negativo» al Covid, non anteriore alle 72 ore o «sottoponendosi a quarantena per dieci giorni». Chi è solo in transito in Austria, ma proviene da Paesi a rischio, ha invece l’obbligo di lasciare il Paese quanto prima, «senza fermate», si legge sul documento che viene consegnato ai viaggiatori dalle autorità austriache e che, secondo l’ordinanza, va compilato in tutte le sue parti, firmato e riconsegnato alla polizia austriaca.

L’effetto delle nuove regole introdotte da Vienna, con annessi severi controlli ad personam? Un vero e proprio «caos totale alla frontiera meridionale», ha descritto senza giri di parole la Tv pubblica austriaca Orf, raccontando di persone rimaste bloccate in Slovenia, in attesa di passare appunto il «Karawankentunnel», per addirittura dodici ore, in una notte – quella tra sabato e domenica – veramente tragica per migliaia e migliaia di vacanzieri sulla strada di casa, mentre da ieri pomeriggio la situazione è andata gradualmente migliorando. A essere vittima dei controlli draconiani da parte austriaca, non solo cittadini con passaporto di Vienna, «ma tutti quelli che passano la frontiera» delle Caravanche, ha precisato la Orf, trasmettendo immagini di una lunga teoria di auto ferme, automobilisti impazienti, famiglie con bimbi stanchi e piangenti, chiusi nell’abitacolo.

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«Non abbiamo più acqua e niente da mangiare, mio padre è sulla sedia a rotelle e non può uscire o andare al bagno e non procediamo» di un metro, ha denunciato nella notte di sabato un automobilista austriaco, bloccato in coda come tantissimi altri compagni di sventura. «Dopo 12 ore abbiamo ricevuto un po’ d’acqua dalla Croce Rossa, molto gentili, per il resto non siamo stati informati di nulla», ha rincarato un’altra viaggiatrice. E non sono mancate le polemiche politiche. Le autorità carinziane hanno infatti sostenuto che l’applicazione dell’ordinanza sui controlli non sia stata «concordata» con Klagenfurt, ha attaccato il governatore della Carinzia, Peter Kaiser, che ieri mattina ha annunciato di aver convinto Vienna ad allentare i controlli per «il benessere delle persone», criticando l’applicazione rigida dell’ordinanza in un weekend già di per sé da bollino nero.

Irritata anche Lubiana, con la polizia slovena che ha comunicato di non essere «stata informata» dell’applicazione così «restrittiva» dei nuovi controlli. Tali controlli sono mirati agli austriaci che rientrano dalle ferie in Croazia, magari facendo una deviazione via Fvg per evitare il giogo delle Caravanche.—


 

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