Controculture a Trieste: «Siamo rapper com’erano Svevo e Saba»
Da Jay Rah a Sofia Chicco l’hip-hop triestino sposa tradizione e innovazione nell’arte di strada

Jay Rah e Orly Sad (foto cortesia dei due artisti)
Nel 2015 "Mani Troppo Grandi" di Jay Rah, con il videoclip realizzato da Jeserlen "TML" Valencia, diventa un tormentone: uno sguardo sull'Adriatico, la bora, Borgo San Sergio, Valmaura, San Giacomo, la Ferriera, il tram di Opicina, Cavana, Svevo, Joyce, Galleria Protti (Magnimel Crew), l'osmizza, la Portizza, il porto, Piazza Unità, San Giusto, i palazzi austro-ungarici, la Costiera, il castello di Miramare, il Carso, la multiculturalità…
E i versi di Umberto Saba (lievemente adattati) in un ritornello che cattura: «Trieste piace ma è come un ragazzo aspro e vorace con i capelli biondi e gli occhi azzurri, le mani troppo grandi per regalare un fiore».
Joel Ambrosino, in arte Jay Rah, classe '93, rappa da quando aveva 12 anni. Nel 2012 esce il suo primo ep, con la collaborazione dell'ex Sottotono Tormento e i tre pilastri cittadini Sandro Su, Dj Color, Nick Beat. Si fa conoscere nella scena nazionale aprendo per Colle Der Fomento, Salmo, Kaos One, Inoki, Ghemon, Tormento... Torna ora con due singoli "La Verità" e "Non mollare mai" assieme a Orlando "Orly Sad" Sanna che anticipano l'omonimo album dei due: un lavoro che spazierà dal modern funk al rap. Orly Sad è un veterano della scena, vanta collaborazioni con Fabri Fibra e Nesli (compare anche nel video "Applausi per Fibra") e dal 2009 è titolare dell'etichetta Originalfunkster inc.
Jay Rah racconta che "La coscienza di Zeno" è uno dei suoi libri preferiti: «Italo Svevo era il rapper dell'epoca!». Svevo, assieme a Joyce, torna fuori in un progetto molto importante dedicato ai giovani rapper. Si tratta di "Stolen Wordz", promosso dall'associazione Alt, e ne parla l'educatore Matteo Verdiani (più che decennale il suo sostegno alla scena hip hop e conosciuto anche come Theo La Vecia accanto a Riki Malva):
«Punto alla diffusione del poetry slam.

Nella foto: il progetto rap dell'Androna degli Orti, con Matteo Verdiani, Michel Bouquet, Raffaele Verdiani, Sofia Chicco, Omar Macaluso, Priscilla Feliciati; la regista Rajini che sta realizzando un documentario, la volontaria Roberta.
Con ragazzi tra i 15 e i 20 anni abbiamo rappato Joyce portandolo ai giorni nostri, in collaborazione con il Bloomsday. Ci sono due talenti di 17 anni Omar Macaluso e il mio fratellino Raffaele Verdiani "Vagoment" (che ha rappato anche in qualche spettacolo di Pino Roveredo ndr), la 15enne Sofia Chicco che rappa benissimo, Michel Bouquet e poi qualche ragazzo che scrive e basta, ci danno una mano Jay Rah, Riki Yane... Adesso stiamo lavorando su Svevo».
"Stolen Wordz" è aperto ai ragazzi ogni mercoledì dalle 16.15 alle 18.15 nello spazio di Androna degli Orti, che diventa centro ricreativo e laboratorio artistico. Il Piccolo ha potuto filmare i ragazzi in azione: "Vagoment" ("Adesso però mi chiamo "Nagana"", dice) ha dato un assaggio della trasposizione di "Sirene" da "Ulisse" di Joyce e poi un freestyle sulla bora; Michel Bouquet ha letto uno stralcio de "L'ultimo canon" (rilettura de "L'ultima sigaretta"). Continua Theo Verdiani: «"La coscienza di Zeno" è così attuale che piace. Un 21enne che non aveva mai letto un libro in vita sua l'ha letto dopo avermene tanto sentito parlare. La cultura salva la vita. Questi ragazzini mi stupiscono, a 15 anni ce ne sono alcuni che hanno una penna pazzesca. Talenti enormi. E non hanno mai spazio. L'arte deve essere dissacratoria, prendersi tutto, prendersi gli spazi che gli adulti non ti danno».
Tra i rapper emergenti vanno citati Pit Nikolic con il suo "sangre gitano mischiato con il suono nuovo" e Giulio DiBin "Monarca". E poi Dj Markus Ciuch che produce i ragazzini del sottobosco rap, TML ragazzo colombiano producer di beat, J-Park, i Fratelli Mastropietro, Numquam, Sandry Maestri. Una menzione anche per Alberto Sannia che adesso vive in Inghilterra, un Bukowski del rap, viscerale e con grande autoironia. Francesco Candura (Radio Fragola/StopTheWheel) racconta: «Abbiamo registrato un mixtape di un ragazzino molto giovane di cui sapevamo soltanto che ama il rap, si fa chiamare Carpe Diem, è di Muggia, Borgo Zindis e ha un fratello gemello, fanno pezzi assieme ed hanno una marcia in più».
Esiste anche un esperimento di rap in dialetto, con "Vecio dentro" di Riki Yane e Matteo Verdiani, che hanno eseguito il pezzo con gli Stolen Wordz, classificandosi secondi al 38° Festival della canzone triestina.
Conclude Verdiani: «I ragazzi di strada a volte hanno difficoltà a stare nelle cose, il talento non manca ma l'incostanza e incoerenza li blocca. L'hip hop è uno strumento salvavita, un'arte povera, strumento di comunicazione che permette un protagonismo giovanile sano. Forma uomini, non necessariamente artisti. L'obiettivo è questo. Leggere le rime dei ragazzi mi commuove. Abbiamo una gioventù bellissima, io ho fiducia, dobbiamo dar loro spazio».
L'hip hop cittadino porta sempre nel cuore il tremendo lutto che nel 2004 pose fine alle giovani vite di Ciuciu, Alvin, Ilenia e Goran, indimenticati breakers della Magnimel Crew. A questi si aggiunge ora il ricordo di Christian Sambo Ladisa, anche noto come Dj Emanuel o Sgarro, venuto a mancare a fine 2015.
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