Contratto firmato: la Ferriera di Servola è proprietà del Gruppo Arvedi
Si è aperto un nuovo capitolo nella storia industriale di Trieste: il complesso ultracentenario della Ferriera di Servola è passato ieri sera di mano, dall’amministrazione straordinaria della Lucchini a Siderurgica Triestina (St), società di proprietà al 100 per cento del Gruppo Arvedi di Cremona. Il contratto di compravendita è stato firmato attorno alle 19 a Livorno dal commissario straordinario della Lucchini, Piero Nardi e dall’amministratore unico di St, Francesco Rosato dinanzi al notaio Miccoli della città toscana.
Il prezzo di vendita non è stato reso noto, ma sarebbe attorno ai 10 milioni di euro, tenuto conto che da un lato Arvedi investirà tra quest’anno e il prossimo sul fronte ambientale 25 milioni di cui 15 per il risanamento degli impianti e 10 per la messa in sicurezza dei suoli, mentre dall’altro dovrebbe incassare 22 milioni che sono parte dei crediti vantati da Servola spa e garantiti dal bando di vendita. L’investimento complessivo previsto da qui al 2016 è comunque di 172 milioni ai quali si aggiungeranno 41 milioni di soldi pubblici.
Nell’imminenza della firma del contratto si sono già definitivamente risolte tre delle cinque questioni che rimanevano aperte. Innanzitutto il pool degli istituti creditori di Elettra formato da cinque banche di cui tre estere con capofila il Banco di Bilbao ha dato il via libera all’accordo tra la centrale di cogenerazione e la stessa Siderurgica triestina: Elettra ritira i gas di risulta del processo produttivo della Ferriera a fronte della fornitura dopo la trasformazione del fabbisogno energetico dello stabilimento siderurgico. È stato quindi firmato già il 23 settembre l’accordo con tutte le rappresentanze sindacali (approvato anche dall’assemblea dei lavoratori con un solo voto contrario) e che prevede in particolare, oltre al mantenimento dei livelli salariali, la riassunzione entro il 31 dicembre di 410 degli attuali 438 dipendenti con l’assorbimento dei rimanenti comunque entro la fine del 2016.
Secondo il Piano industriale quando saranno a regime la produzione siderurgica, il nuovo laminatoio a freddo e la piattaforma logistica di intermodalità marittimo-ferroviaria l’occupazione potrà a salire fino a 660-680 dipendenti. Infine è arrivato il via libera anche da parte dell’Antitrust. Rimane sul piatto innanzitutto la richiesta di concessione per 30 anni avanzata dalla nuova proprietà all’Autorità portuale e che dopo il periodo di pubblicizzazione scaduto proprio ieri dovrà fare un passaggio anche in Comitato portuale. Infine il secondo Accordo di programma che dopo essere stato abbozzato a Roma ha subito nei giorni scorsi alcune modifiche e che, ricevuta l’approvazione da parte dei ministeri e delle amministrazioni coinvolte, porterà all’insediamento come commissario straordinario per quest’area e per quella contigua dell’Ezit della presidente della Regione Debora Serracchiani.
Frattanto a metà della prossima settimana sarà rimesso in funzione l’altoforno dove i lavori di risanamento fatti da una ditta della Repubblica ceca e con l’ausilio di alcune decine di lavoratori richiamati dalla cassa integrazione sono conclusi e l’impianto è stato già messo in preriscaldamento, mentre sono anche in arrivo tre navi con 180mila tonnellate complessive di materie prime. Il principale punto interrogativo per il futuro riguarda la cokeria, l’impianto maggiormente avversato dagli ambientalisti e dai comitati di cittadini e che potrebbe anche non rientrare nei parametri più severi che saranno fissati dalla nuova Autorizzazione integrata ambientale (Aia). La cokeria sta funzionando a mezzo servizio rispetto al passato, ma comunque oltre non andrà perché comunque sia non dovrà più rifornire lo stabilimento di Piombino. Una delle ipotesi in campo è la sua futura totale dismissione.
Rosato assieme al sindaco Roberto Cosolini parleranno del nuovo stabilimento oggi alle 17.30 al Circolo della stampa in un incontro pubblico.
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