Contratto Fincantieri: oggi secondo round. Dieci navi per Viking
TRIESTE. Gestione portafoglio ordini, nuove possibilità di acquisizione, allargamento del perimetro aziendale oltre confine, tensione con i sindacati segnatamente con Fiom. Un inizio di primavera impegnativo per Fincantieri, che, se da un lato vede crescere le opportunità di mercato soprattutto sul versante crocieristico, d’altro canto deve affrontare le alte temperature del confronto sociale in sede di rinnovo dell’integrativo.
Ieri pomeriggio è iniziata la discussione sul contratto di secondo livello, che avviene in Confindustria a Roma: l’incontro è stato aggiornato a stamane, per entrare rapidamente nel merito delle questioni più spinose in sede “ristretta”. La delegazione di Fincantieri è guidata da Marcello Sorrentino.
Opportunità acquisitive, si diceva in precedenza. Alcuni giorni fa a Marghera, in occasione della consegna della prima delle tre piccole unità crocieristiche ordinate a Fincantieri, il leader della Viking, Torstein Hagen, ha annunciato l’intenzione di rafforzare la flotta della compagnia nordamericana, specializzata in viaggi fluviali e all’esordio nelle crociere marittime, con nuove dieci navi entro il 2020. Non è certo la firma su un contratto, ma è un’apertura di gioco che non sarà passata inosservata all’attenzione dell’amministratore delegato del gruppo navalmeccanico, Giuseppe Bono. Viking ha finora commissionato navi da circa 50 mila tsl, costruite o in via di costruzione tra Marghera e Ancona.
Sempre a Marghera, ieri si è svolta la cerimonia del taglio della prima lamiera che andrà a realizzare “Seabourn Encore”, nave-crociera extra-lusso, solo 40.350 tsl per trasportare appena 600 passeggeri: è il brand di qualità schierato da Carnival.
Per quanto l’azienda prosegua in un caparbio “no comment” sul dossier, fonti di stampa insistono nel ritenere imminente la chiusura della trattativa per l’acquisto di Stx France. Fincantieri assorbirebbe il 66,6% controllato dalla sudcoreana Stx, desiderosa di liberarsi degli asset navalmeccanici europei. Il restante 33,3% è in portafoglio allo Stato francese attraverso un fondo. Il cantiere di Saint-Nazaire è uno dei principali bacini del Vecchio Continente, presenta dimensioni tali da consentire la costruzione di navi molto grandi (come le ultime Rccl da 260 mila tsl). E potrebbe rappresentare un’interessante alternativa ai siti produttivi italiani (perlomeno in termini di detente) se la tonalità delle relazioni industriali dovesse mantenersi conflittuale. Ma lo sbarco in Atlantico presenterebbe ancora due ostacoli: le perplessità dell’Antitrust europea - perchè a quel punto funzionerebbe in tutta la Ue un duopolio imperniato su Fincantieri e sulla tedesca Meyer Werft - e le resistenze del mondo politico francese, dubbioso sul passaggio del “militare” in mani straniere.
Tra molte opportunità, le asperità del confronto sindacale. A Palermo un anteprima di sgradevoli situazioni che potrebbero verificarsi se il quadro sociale permanesse nervoso: l’armatore francese “Ponant”, che aveva scelto il cantiere siciliano per alcuni lavori, a fronte di possibili ritardi, ha spostato una sua nave in un bacino maltese.
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