Conto alla rovescia per i vigili-obiettori. E partono le domande di trasferimento
TRIESTE. «Se avessi voluto una pistola sarei andato a fare il poliziotto e non il vigile urbano. E ora mi ritrovo a non sapere quale sarà il mio futuro». Che non tutti gli agenti della Polizia locale fossero entusiasti già in partenza della nuova norma che prevede il loro armamento è ormai cosa nota, il malessere però adesso sta iniziando a concretizzarsi al punto che è già arrivata una quindicina di domande di trasferimento nonostante il termine entro cui presentarle sia ancora lontano, tra poco meno di due mesi: il 24 maggio.
Nell’attuale organico solamente in quattro, su oltre 220 agenti, avevano all’epoca del servizio militare fatto obiezione di coscienza e di questi sembra che per due possa arrivare a breve l’assegnazione ad altro servizio. Resta tuttavia da capire quale sarà il futuro di chi sceglierà di non avere l’arma da fuoco.
A sollevare questo tema sono anche i sindacati. Walter Giani della Cisl Funzione pubblica sottolinea che «abbiamo chiesto un incontro urgente con il vicesindaco Paolo Polidori e ad oggi non abbiamo avuto ancora una risposta. Bisogna ricordare che la maggioranza dei vigili è stata assunta con un concorso e non era previsto che dovessero usare le armi. Il 50% del corpo è inoltre composto da donne, che, non essendo mai state chiamate alla leva, non hanno mai dovuto dichiarare un’eventuale obiezione di coscienza. Al momento permane quindi lo stato di agitazione e faremo un’assemblea per capire se c’è la volontà di fare degli scioperi visto che il Comando, con cui siamo andati a parlare due volte, non ci ha dato gli indirizzi su come sarà organizzato il corpo». «Sappiamo che arriveranno 100 armi - prosegue Giani - ma non sappiamo che fine faranno quelli che decideranno di non accettare l’armamento e questo condiziona chiaramente chi deve fare una scelta entro il 24 maggio».
Anche secondo Serena Miniussi, della Cgil, manca chiarezza sul futuro: «Siamo sotto organico rispetto alle funzioni in essere. Il Consiglio comunale ha fatto un atto giustificando l’obbligo di armare il personale per consentirgli di fare il servizio notturno. È stata anche garantita la fuoriuscita dall’area per quanti dichiarino l’obiezione di coscienza. Il Consiglio dovrebbe però intervenire per rendere chiaro cosa accadrà a chi sceglierà di non fare servizio armato. Al momento c’è solo un “dentro o fuori”. Rischiamo comunque di perdere un patrimonio professionale importante con agenti che dopo anni di servizio si troverebbero magari spostati in un ufficio nel quale dovrebbero appena imparare le nuove funzioni. Serve che l’aula dia una indicazione chiara. Essendoci molta incertezza sul futuro sarebbe opportuno anche indire al più presto un concorso visto che già il personale è sotto dimensionato e c’è il rischio che in molti scelgano di non fare servizio armato, riducendo ulteriormente l’organico».
Il vicesindaco con delega alla Sicurezza Paolo Polidori rigetta le accuse che arrivano dal mondo sindacale: «Nessuno si è tirato indietro e c’è sempre stato dialogo. Intanto va precisato che chi sceglierà di non avere l’arma non avrà ripercussioni dal punto di vista economico. La norma non prevede un numero di agenti armati, noi come Lega avremmo voluto metterlo fin dall’inizio, e ora dovremo fare una programmazione sul lungo periodo. Posso dire che tutti gli agenti dovranno comunque fare il corso, ma non tutti poi presteranno servizio con la pistola. Secondo me in questo momento c’è troppo allarmismo, valorizzeremo sicuramente tutti».
Polidori in ogni caso conferma che la norma si limita a parlare di trasferimenti “in altri servizi”: «Questo significa che chi sceglierà di non armarsi potrebbe essere assegnato ad altri uffici sulla base anche delle necessità dell’amministrazione. Da parte mia c’è comunque la volontà del massimo confronto con i sindacati». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo