Conto alla rovescia a Trieste per le armi ai vigili, ma uno su tre dice no all’uso della pistola
TRIESTE. I giochi sono fatti. Dopo l’approvazione della delibera comunale che ha dato il via libera all’armamento della polizia locale, gli agenti sono stati chiamati infatti ad esprimersi in maniera definitiva sul loro futuro professionale. E circa un terzo dei componenti del corpo - per la precisione 73 vigili su 235 - hanno presentato domanda di trasferimento perché non appunto vogliono utilizzare la pistola. In prima battuta erano 77, di cui solo due esplicitamente per obiezione di coscienza. In seguito tre ci hanno ripensato, uno è andato in pensione.
I sindacati puntavano ad un numero di “contras” ancora più ampio, e tale da impedire l’avvio dei turni notturni, possibili per la Polizia locale solo in caso di armamento degli agenti. Seppur importante, invece, il numero finale di chi ha optato per il no alla pistola, «non pregiudica - assicura il comandante della Polizia Locale, Walter Milocchi - i turni con agenti armati».
Per consentire la copertura dei turni con la pistola, è previsto un numero base di 100 persone. Senza contare che - come conferma anche l’assessore al Personale Michele Lobianco - per il prossimo anno è previsto un nuovo concorso per agenti della polizia locale, dopo che i partecipanti a quello del 2018 finiti in graduatoria sono già stati tutti assunti. Va ricordato che per i nuovi concorsi, chi si candida, accetta già a priori il possibile successivo armamento. Dunque tutti i nuovi assunti andrebbero ad infoltire le file dei vigili con la pistola.
Al giorno in cui vedremo gli agenti della Locale girare con la Glock 17 - l’arma semiautomatica più diffusa tra gli agenti di polizia e scelta anche dal Comune di Trieste - nella fondina, mancano pochi mesi. «Indicativamente - spiega Milocchi - l’operazione sarà conclusa all’inizio dell’estate. Ora stiamo definendo la relazione da spedire alla commissione in Prefettura relativa all’armeria che andremo a ricavare all’interno della caserma di San Sebastiano. Per realizzarla serve seguire una serie di direttive».
Non appena verrà dato il via libera al progetto di adeguamento di alcuni spazi delle caserma di via Revoltella - dove in apposti armadi metallici verranno depositate le armi e le munizioni -, saranno avviati i lavori. «Contestualmente - indica il comandate - verrà avviato il bando per l’acquisto delle armi. Non appena verranno ordinate, si procederà con i corsi che formeranno gli agenti che verranno dotati dell’arma».
I corsi per gli agenti triestini che verranno organizzati dalla Regione, prevedono una parte teorica che punterà molto anche sulle normative vigenti in materia di uso dell’arma, e una seconda che scenderà nella parte pratica e, dunque, all’utilizzo dell’arma. Terminati i corsi, basterà attendere il tempo utile per preparare i turni e gli agenti della Polizia locale diverranno armati, così come lo sono già, ad esempio, i loro colleghi di Udine e Pordenone.
«L’era del “vigile urbano” che dà solo le multe è passato remoto - commenta il vicesindaco Paolo Polidori che da sempre difende l’armamento -. Le operazioni nelle quali vengono impegnati sono sempre più complesse, le funzioni più complicate. L’armamento serve in primis alla loro sicurezza e poi per consentire un monitoraggio di 24 ore del territorio, in collaborazione con le altre forze di polizia».
In molte occasioni, valuta Polidori, «solo la professionalità e l’efficacia dell’intervento degli agenti della polizia locale hanno scongiurato conseguenze gravi, ma l’ausilio dell’arma avrebbe garantito loro maggior sicurezza».
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