Conte blinda l’accordo Roma-Pechino. E nel documento c’è il porto di Trieste

Il premier rassicura gli alleati americani. Ma la visita in Italia di Xi Jinping crea malumori anche all’interno del governo
Lasorte Trieste 26/05/18 -Porto, Open Day, Molo VII
Lasorte Trieste 26/05/18 -Porto, Open Day, Molo VII

BRUXELLES Proprio nei giorni in cui il Consiglio europeo discuterà a Bruxelles le relazioni tra Ue e Cina, il presidente Xi Jinping sarà in visita in Italia. Ed è in quell’occasione che dovrebbe arrivare la firma del memorandum per sancire l’adesione del nostro Paese alla nuova Via della Seta. Lo ha confermato lo stesso Giuseppe Conte: «Si tratta di un progetto importante di connettività infrastrutturale – ha detto ieri il premier da Genova – che propone grande disponibilità da parte della Cina a coltivare uno scambio. Poste le opportune cautele, ritengo possa essere una grande opportunità per il nostro Paese».

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L’accordo prevede di stringere una collaborazione in una serie di ambiti: «Strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia e telecomunicazioni», recita una bozza del documento che fissa la cornice dei possibili accordi, senza però menzionarli nel dettaglio. Parallelamente è in lavorazione un piano più specifico che dovrebbe scattare dopo l’approvazione dell’accordo-quadro. Tra gli investimenti principali figura il porto di Trieste, ma l’intesa prevederebbe anche intese nell’e-commerce, nel campo dell’energia – attraverso una partnership con Terna – e in settori decisamente più sensibili, visto che si parla addirittura di possibili joint venture tra aziende cinesi e Leonardo. Secondo Conte la firma del Memorandum “non significa che saremo vincolati il giorno dopo, ma potremo entrare e dialogare”.

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epa06794858 Italian Prime Minister Giuseppe Conte (R) with US President, Donald J. Trump, at the G7 Leaders Summit in Charlevoix, Canada, 08 June 2018. EPA/FILIPPO ATTILI / CHIGI PALACE PRESS OFFICE HANDOUT HANDOUT EDITORIAL USE ONLY/NO SALES


La bozza del memorandum – visionata dal sito Euractiv – è stata scritta a settembre dal governo di Pechino, in concomitanza con la prima visita di Luigi Di Maio in Cina (il vicepremier ci è poi tornato a novembre). Dice che i due Paesi «promuoveranno sinergie, rafforzeranno comunicazione e coordinamento» e «aumenteranno il dialogo sugli standard tecnici e normativi». L’Italia – sostiene Conte – avrà la possibilità di «introdurre i suoi criteri e standard in termini di sostenibilità economica e ambientale».



Al momento l’Italia non avrebbe apportato correzioni a quel documento. Del resto già l’8 settembre il ministero dello Sviluppo economico aveva annunciato “il raggiungimento dell’intesa sul testo del Memorandum of Understanding negoziato dal Mise e dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme cinese”.

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Foto Bruni Trieste 28.10.16 Comitato Autorità Portuale-D'Agostino


Il progetto che vede coinvolto il nostro Paese, il primo del G7, ha già scatenato la reazione infastidita e preoccupata degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Ma Pechino respinge le pressioni: «Storicamente l’Italia è stata una fermata della Via della Seta – ha replicato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi – e confidiamo possa attenersi a una decisione presa indipendentemente». Il 21-22 marzo, proprio in concomitanza con la visita di Xi in Italia, i rapporti tra Bruxelles e Pechino saranno al centro dell’agenda del Consiglio europeo. Anche perché il 9 aprile è in programma un summit Ue-Cina nella capitale belga, nove mesi dopo quello tenutosi a Pechino.

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La firma dell’accordo con la Cina aveva provocato malumori anche all’interno dello stesso governo italiano, soprattutto alla Farnesina. Dopo la reazione degli Usa, il sottosegretario agli Esteri Guglielmo Picchi aveva chiesto «un’ulteriore riflessione interna al governo» e aveva manifestato dubbi sull’opportunità di firmare il memorandum.

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Il suo collega Michele Geraci, sottosegretario allo Sviluppo Economico e “trait d’union” nei rapporti con la Cina, insiste però nel dire che l’accordo s’ha da fare: «Posso assicurare ai nostri amici e alleati americani ed europei che il memorandum è esattamente in linea con le best-practices che noi utilizziamo in Occidente in quanto a trasparenza, apertura, scambio di informazioni e di dati». —


 

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