Contagi sotto controllo ma a Trieste 1 morto su 3 viene dalle case di riposo

TRIESTE La rivendicazione di un’incidenza del coronavirus minore che nel resto del Nord, ma anche l’ammissione dell’emergenza nelle case di riposo e della difficoltà a tutelare il personale sanitario con dispositivi adeguati. Il vicepresidente Riccardo Riccardi fa il punto sull’emergenza, chiamato ieri in audizione dalla Commissione Salute del Consiglio regionale. A fine giornata i numeri parlano di 64 nuovi casi e 4 decessi: e se prosegue il calo dei ricoveri, il coronavirus continua a colpire nelle case di riposo, con 121 ospiti ormai positivi nelle residenze triestine per anziani e disabili. A Trieste, un terzo degli 86 deceduti arriva da una casa di riposo.
Ottimismo
In mattinata Riccardi dipinge un quadro più che confortante, citando le statistiche dell’équipe scientifica del professor Fabio Barbone. «La curva dei ricoveri sta calando», esordisce l’assessore a Salute e Protezione civile, secondo cui in Fvg si registrano, in rapporto alla media nazionale, la metà del tasso dei contagi e due terzi della mortalità. Merito, dice Riccardi, anche «delle misure di contenimento avviate prima che il governo dichiarasse emergenza nazionale». I dati di giornata parlano di un numero di casi positivi arrivato in regione a 2.218, con 64 nuovi contagiati: 830 a Udine (+ 17), 763 a Trieste (+30), 497 a Pordenone (+17) e 121 a Gorizia (+2). Dal totale vanno ormai sottratti però 634 guariti (+24). Quattro i decessi in più per arrivare a 169: 86 a Trieste (+1), di cui uno su tre ammalatosi in casa di riposo. Seguono Udine con 51 (+1), Pordenone con 29 (+2) e Gorizia con 3. Scendono a 41 le persone in terapia intensiva (-4) e calano pure gli altri ricoverati Covid-19, che passano a 162 (-21). Si trovano infine in isolamento domiciliare 1.212 pazienti.
Emerge sempre più chiara la falla delle case di riposo, con i settanta ospiti positivi nella residenza di Paluzza in Carnia e i quaranta a “La Primula” di Trieste, che si aggiungono ai contagi dell’Itis, delle case comunali e di un’altra dozzina di strutture giuliane, oltre a diversi focolai in Friuli.
Le case di riposo
Dopo settimane di timori, l’attenzione si è spostata sulle residenze, inizialmente in ombra per la priorità assegnata alla riorganizzazione ospedaliera. «Quanto succede fuori dagli ospedali è la cosa che più preoccupa», dice Riccardi, ricordando l’alta età media regionale e triestina. «Tutte le strutture – evidenzia – sono monitorate: a Trieste parliamo di 12 case di riposo e 3 rsa (su 74, ndr). Dopo il caso de “La Primula”, a Trieste abbiamo 96 positivi nelle residenze per anziani e 25 in quelle per disabili: su 3.820 ospiti. Ci sono inoltre 96 operatori positivi. Non siamo partiti tardi: con la prima ordinanza abbiamo sospeso le visite e ora i professionisti hanno scelto di evitare l’ospedalizzazione, garantendo però una presenza forte delle Aziende sanitarie. Si evita il ricovero finché le condizioni del paziente lo consentono». Nelle strutture, ospiti e operatori continuano però a contagiarsi fra loro: «C’è scarsezza di dpi – riconosce Riccardi – e una quota significativa di personale positivo per il quale serve un avvicendamento, ma stiamo estendendo i tamponi sui dipendenti e abbiamo uniformato le strategie di contenimento».
Gli ospedali
I posti letto Covid sono arrivati intanto a 479 in tutto il Fvg: la capacità attuale delle terapie intensive è di 99 posti (occupati al 44%), cui si aggiungono 32 letti di sub intensiva, 74 di malattie infettive, 181 nell’internistica, 83 per le cure intermedie e 10 area nell’area materno-infantile. Primo ospedale di riferimento in regione è il Maggiore di Trieste, con 95 posti letto.
Preoccupa l’alta incidenza di operatori positivi al coronavirus, tanto che per garantire quarantene e cure la Regione ha «già proceduto a 250 assunzioni», tra scorrimento delle graduatorie per gli infermieri a tempo indeterminato e reclutamento di ogni tipologia di professionista con contratti interinali o di libera professione. Tra sanitari e dipendenti delle case di riposo positivi si toccano ormai le 350 unità, ma è lo stesso Barbone a spiegare che l’Istituto superiore di sanità ha cancellato gli ultimi conteggi dal proprio sito, dopo aver riscontrato ritardi nell’immissione dei dati da parte delle altre Regioni. Resta però il fatto che in Fvg la percentuale di contagiati fra chi lavora a vario titolo nell’emergenza sanitaria supera il 15% dei positivi in regione, anche se Riccardi sottolinea che «al 6 aprile sono 188 i sanitari interessati: 42 medici, 63 infermieri e 83 oss, pari all’1,38% dei dipendenti delle Aziende. I restanti lavorano in realtà private. «Con maggiore disponibilità di dpi assisteremmo a un film diverso: la Regione ha dovuto provvedere in maniera autonoma all’approvvigionamento dell’85% dei dpi, a causa della pur comprensibile difficoltà di governo e gestione commissariale. Abbiamo un contratto per un milione di mascherine ma ci sono blocchi alle dogane. Intanto entro venerdì avremo distribuito 300 mila mascherine gratuite alla popolazione».
La politica
Il gruppo Pd chiede in una nota «massimo coinvolgimento dei medici di base», una task force sulle case di riposo, dpi e tamponi estesi tra il personale della sanità e delle residenze. I consiglieri M5s domandano «se la Regione abbia fatto una stima del fabbisogno di dpi a inizio emergenza e intanto mancano formazione e protocolli per il personale. In alcune case di riposo, all’inizio, si è addirittura deciso di non usare mascherine per non spaventare gli anziani». Il leghista Antonio Lippolis chiede «visite su appuntamento per i parenti nelle residenze». Walter Zalukar (Misto) non crede che «i dati sull’infezione dei sanitari possano essere stati caricati non correttamente da altre Regioni: ospedali e case di riposo sono il vero focolaio».—
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