Consultori familiari, la protesta in via Sai: «No alla chiusura»
Una quarantina di persone ha manifestato per difendere le strutture socio-sanitarie
TRIESTE La bora soffia a cento chilometri l’ora: Freya Behrens, mano nella mano con i due figli, risale il viale che portava all’ex Opp, fino al Consultorio familiare di via Sai.
Una quarantina di persone, perlopiù donne, levano cartelli con scritto «No alla chiusura dei consultori» per protestare contro lo «smantellamento» delle sedi di San Giovanni e San Giacomo.
Negli anni Freya si è rivolta al Consultorio più volte, durante la gravidanza e nei mesi dopo il parto: le visite erano sempre gratuite, «senza non so come avrei fatto».
Il flashmob di martedì è stato organizzato dalle donne di Verdi Sinistra e Psi, molte le realtà presenti: Casa internazionale delle donne, Non una di meno, Luna e l’altra, Stella Polare, Rc, Spi Cgil, At, Donne del Pd. Madri, figlie, militanti femministe, politiche: c’erano la consigliera pentastellata Alessandra Richetti e la consigliera regionale Giulia Massolino per il Patto. Il Consultorio è «sede di attività di supporto alla genitorialità, alle donne, osservatorio sui giovani e punto di ascolto - ricordano le organizzatrici della protesta Tiziana Cimolino e Serena Orel - conquista di anni di battaglie di movimenti delle donne per il diritto alla salute sessuale e riproduttiva».
Lotte con cui le donne hanno portato «il punto di vista di genere e la soggettività femminile nei servizi»: Claudia Cernigoi ricorda quando nel ’78 con il Movimento delle donne occupò l’aula del Consiglio comunale, chiedendo fosse applicata la legge 405/75 sull’istituzione dei Consultori. Un modello fondato «sull’integrazione tra sociale e sanitario» cui le donne triestine «non vogliono rinunciare, per questo torneremo a manifestare ogni settimana». Assemblea il 22 maggio, a 45 anni dalla legge 194 sull’aborto.
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