Consorzio universitario di Gorizia verso la cancellazione

Lettera della Provincia ai soci (Comune di Gorizia e Camera di commercio): «Siamo pronti ad assorbire le competenze: così risparmieremo 200mila euro». Ma Romoli non è del tutto d’accordo
Di Francesco Fain
Bumbaca Gorizia 20-01-2012 CCIAA, incontro benzinai e tabaccai - Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 20-01-2012 CCIAA, incontro benzinai e tabaccai - Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Chiudere il Consorzio universitario. E far assumere le sue funzioni e le sue competenze alla Provincia. Questa, in soldoni, la proposta formulata dal presidente Enrico Gherghetta e dall’assessore provinciale Federico Portelli ai soci, il Comune di Gorizia e la Camera di commercio.

«I ragionamento da cui siamo partiti è molto semplice: il bilancio del Consorzio si aggira grossomodo sul milione di euro: 800mila vanno alle Università, 200mila per le spese di funzionamento dell’ente. Visti i tempi di crisi, ci dichiariamo disponibili a chiudere l’ente e ad assumere in proprio - spiega Gherghetta - tutte le competenze. Potremmo individuare un consigliere provinciale e attribuirgli una speciale delega, sotto il controllo dell’assessore Portelli».

Siamo in grado anche di pubblicare gran parte della lettere inviata dalla Provincia ai soci: «Nonostante l’efficace azione di riduzione e riorganizzazione dei costi interni del Consorzio, il 20% circa del bilancio annuale del Consorzio rimane assorbito da spese funzionali al mantenimento della struttura limitando al 80% circa la quota effettivamente trasferita al sistema universitario - scrive Portelli nella missiva -. La situazione finanziaria che i nostri enti elettivi si trovano a fronteggiare in prospettiva non offre una capacità di spesa paragonabile a quella degli anni passati. Questa presa d’atto ci impone di immaginare un percorso che possa rendere sostenibile in futuro i nostri impegni finanziari a sostegno della presenza universitaria a Gorizia».

«A tal fine chiedo a codesto Comune (di Gorizia, ndr) di poter valutare la percorribilità di una gestione diretta, come enti locali elettivi, delle funzioni oggi in capo al Consorzio: funzioni - annota Portelli - che la Provincia ritiene di poter assumere direttamente con la propria struttura amministrativa. Allo scopo, si chiede la disponibilità a partecipare ad un tavolo tecnico informale per poter apprezzare i vantaggi economici di una tale soluzione ed analizzarne la concreta fattibilità. Ad ogni modo, rilevo che la composizione degli organismi del Consorzio, limitando alle sole Università di Udine e Trieste la compagine, non risponde più al panorama delle realtà universitarie insediate sul territorio o in procinto di farlo».

E il sindaco Ettore Romoli, come risponde a questa proposta? È possibilista ma a metà. «Sono d’accordo che si possa procedere ad una razionalizzazione. E chiudere il Consorzio universitario potrebbe essere un’ipotesi plausibile in un momento di crisi e di tagli come quello che stiamo vivendo: peraltro non si risparmierebbero 200mila euro ma 120mila, che comunque è un bel gruzzoletto. Ma ritengo che non possa essere la Provincia a sostituirsi al Consorzio. Peraltro, si tratta di un’ente che, a breve, non dovrebbe nemmeno esisterà più: quindi, non ritengo sia la scelta migliore». Romoli, semmai, indica un’altra rotta. «Una volta chiuso il Consorzio universitario, si potrebbero affidare i bilanci e la gestione amministrativa alla Camera di commercio o alla Fondazione Carigo mentre il sindaco di Gorizia, alias il sottoscritto, interloquirebbe, come peraltro fa già oggi, con i due rettori, coadiuvato dall’attuale direttore del Consorzio che vanta una notevole esperienza».

E su questa linea si trova (ovviamente) d’accordo anche l’assessore comunale al Bilancio, Guido Germano Pettarin. Che aggiunge: «Anche il Consorzio universitario di Udine è in fase di dismissione. Ma parte da presupposti diametralmente diversi rispetto al nostro. Il nostro ente è sempre stato virtuoso». Più telegrafica la posizione di Emilio Sgarlata, presidente della Camera di commercio. «Dobbiamo porci tutti una domanda: il Consorzio universitario serve o non serve? Una volta individuata una risposta, si prende la decisione conseguente. Credo si debba valutare molto bene». Sgarlata conclude con questa frase: «Non sono mai stato uno di quelli che dive che bisogna cambiare tanto per cambiare». Insomma, chi deve intendere, intenda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:ateneitagli

Riproduzione riservata © Il Piccolo