Consorzio “fatto in casa” per il Porto vecchio di Trieste, regia in mano al Comune
Il via all'ente, denominato Ursus, è atteso a giugno: lo statuto prevede una struttura snella e interamente pubblica. Gli incarichi potrebbero essere coperti ricorrendo a personale dei soci fondatori

Una veduta del porto Vecchio
TRIESTE Si fa tutto in casa. La bozza dello statuto del Consorzio per la valorizzazione del Porto vecchio, approvata nel dicembre scorso, configura un modello tutto pubblico per l’ente che dovrebbe nascere nel giugno prossimo. Accantonata l’idea di mettere grandi nomi al timone e di imbarcare i privati, il futuro Consorzio è disegnato come un’espressione delle istituzioni cittadine e regionali, con il Comune nella parte del regista.
Nell’aprile scorso il sindaco Roberto Dipiazza dava per imminente la costituzione della “società di gestione” del Porto vecchio. Già allora anticipava il modello da adottare: «La società avrà una prima fase in cui sarà completamente pubblica, diretta dai tre enti - dichiarava al Piccolo -. Quando il Comitato portuale funzionava così andava alla grande. Poi, in una seconda fase, potremo eventualmente pensare a far entrare alcuni privati».
S’è dovuto attendere dicembre, però, per la firma dell’accordo fra Dipiazza, il presidente Fvg Massimiliano Fedriga e il presidente del Porto Zeno D’Agostino. Oltre a sancire la iniziative da concordare tra gli enti per l’avvio dei cantieri, l’accordo ha sancito la bozza di statuto e fissato a giugno la data in cui il Consorzio vedrà la luce.
Firmato a Trieste l'avvio dell'accordo di programma sul Porto Vecchio
Cosa contiene la bozza? Il testo stabilisce che l’ente si chiamerà Ursus (l’omaggio è evidente, pur essendo acronimo di Urban Sustainable System)e che avrà il compito di «promuovere la rigenerazione urbana e la riqualificazione urbanistica» dell’area, fungendo da interfaccia unico fra istituzioni e potenziali investitori. Il Consorzio dovrà in sostanza fare il lavoro preparatorio per tutte le alienazioni dei beni comunali (la maggioranza dei magazzini) e per le concessioni che l’Autorità portuale darà alle aree di sua competenza (la linea di costa). Bandi di gara inclusi. A tal fine verrà redatto ogni tre anni un “Piano di valorizzazione operativo” che conterrà le linee guida per lo sviluppo del Porto vecchio e che servirà proprio ad armonizzare le azioni di Comune e Adsp.
Le attività del Consorzio saranno suddivise in quattro aree, ognuna guidata da un dirigente (vedi articolo in basso). L’ente avrà un fondo di dotazione iniziale da 300 mila euro, conferito dai fondatori. Il fondo sarà diviso in quote di partecipazioni nominative da mille euro: al Comune è attribuita una quota minima di partenza di 160 quote, la maggioranza. Le casse del Consorzio potranno ingrassare grazie a ulteriori conferimenti, fondi europei, al pagamento di servizi o a proventi derivanti dalle alienazioni.
L’assemblea consortile sarà l’organo di indirizzo politico, da convocare almeno due volte l’anno per approvare i bilanci ed eventuali modifiche al piano operativo. Sarà composta dai rappresentanti legali dei soci, cui spetterà un numero di voti pari alle quote di partecipazione al fondo.
Il consiglio di amministrazione sarà la cabina di regia operativa e avrà un minimo di tre membri, eletti dall’assemblea sulla base dei nomi proposti dai soci: Comune, Regione e Adsp potranno proporre ognuna un elenco di potenziali consiglieri, ma solo un candidato per lista potrà venir eletto. Ai membri del cda si richiede «comprovata esperienza amministrativa, imprenditoriale o professionale» nella valorizzazione di immobili pubblici o privati, «attestata dallo svolgimento di almeno un quinquennio di attività». Il consigliere eletto su proposta del Comune sarà automaticamente il presidente del Consorzio.
L’assemblea consortile sarà incaricata di nominare il Revisore, mentre al cda toccherà individuare il direttore, che potrà esser tanto un libero professionista quanto un «dipendente delle amministrazioni socie». Potranno essere ammessi altri soci, purché siano enti pubblici o associazioni di categoria (vedi articolo in basso). I compensi per tutti gli incarichi dovranno essere definiti dall’assemblea.
Questa, in sintesi, l’impostazione voluta con forza da Comune e Regione: una società di gestione in versione “domača”, costruita in modo da poter essere amministrata anche solo poggiandosi sul personale degli enti amministratori. —
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