Consorzio doc Isonzo, si chiude

Persi i contributi pubblici, ma commessi anche tanti errori. «Prevale ormai il marketing fai-da-te»
Di Roberto Covaz

Chiusi i rubinetti dei fondi pubblici, resta a secco il Consorzio tutela vini doc Isonzo. Tra causa ed effetto tuttavia sembrano annidarsi altre verità.

Il Consorzio doc Isonzo non esiste più, come non esiste più il Consorzio Carso dopo il divorzio da quello del Collio.

Poteva esserci un matrimonio invece tra Collio e Isonzo, che condividevano la stessa sede a Cormons. Invece, l’amore non è sbocciato.

Cosa significa chiusura del Consorzio doc Isonzo? Da un punto di vista lavorativo non ci sono conseguenze: erano occupati una segretaria e un direttore, ma sono stati assorbiti nella Federconsorzi. Ricadute invece sull’identità dei produttori e, di conseguenza, sulla riconoscibilità del territorio. Riassumendo: le aziende più grandi proseguiranno investire per proprio conto sul marketing, per le aziende più piccole qualche ripercussione ci potrebbe essere appesantendo ulteriormente il non facile momento della viticoltura.

Giorgio Badin, proprietario dell’azienda Ronco del gelso di Cormons, è stato l’ultimo presidente del Consorzio doc Isonzo: «Abbiamo chiuso perché senza finanziamenti pubblici, che altri continuano ad avere, non riuscivamo a sostenere le spese della gestione della struttura. Non bastavano le quote associative ammontanti a circa 50mila euro all’anno. Va precisato però che per i prossimi anni la doc Isonzo non rischia l’estinzione, sussisterà almeno fino al 2020, anno in cui scade il decreto con cui è stata istituita. La doc è legata al territorio e non ai consorzi. Certo, c’è da chiedersi amaramente se alla politica interessa realmente salvaguardare le doc regionali. È in atto il progetto di un Igt promossa dai produttori di Pinot grigi del Veneto che vogliono allargarsi anche al territorio regionale. Guardo con preoccupazione a questo processo. Rischiano di sparire decine e decine di produttori».

Perplesso sulla questione anche Claudio Fabbro, enologo di fama nazionale, già presidente del Consorzio doc Isonzo: «Non c’è dubbio che promuovere un’Igt con il primo nome Venezia a livello internazionale è più efficace rispetto a una doc Isonzo o Collio. Ma questo significa togliere l’aria ai tanti produttori che con il loro lavoro preservano e valorizzano il nostro piccolo territorio. È vero anche che sono stati commessi errori evidenti: mi riferisco allo scioglimento del Consorzio Collio-Carso con quest’ultimo che si è rintanato nel suo angolo. Mi riferisco anche alla mancata collaborazione tra Collio e Isonzo, che si sono sempre guardati con freddezza».

Una voce fuori dal coro ma orbitante nell’ex Consorzio doc Isonzo indica invece un’altra prospettiva di analisi: «Al marketing le grandi aziende provvedono da sé: ci sono strumenti finanziari accessibili a tutti che coprono il 40 per cento dell’investimento. Su 80 associati almeno 20 provvedono in proprio alla promozione dei rispettivi prodotti. Piuttosto ricordiamoci che la chiusura del Consorzio è figlia di una gestione non esattamente virtuosa: i produttori soci hanno dovuto ripianare un debito di circa 130mila euro. Concludendo ritengo che oggi la doc sia un valore relativo. La verità è che il successo di un vino dipende dall’efficacia della rete commerciale».

Ancora Fabbro sulla questione marketing: «È indubbio che un tempo avevano una funzione allargata: dall’assistenza tecnica in campagna, all’effettuazione dell’analisi del prodotto e così via. Oggi invece, per fare un esempio, molti produttori rinunciano a dotarsi di una linea propria di imbottigliamento: non conviene investire anche 150mila euro all’anno per utilizzare la struttura una sola volta all’anno. Oggi più che mai funzionano i centri di imbottigliamento mobile, uno ha sede a Pozzuolo del Friuli l’altro a Corno di Rosazzo. Si tratta di automezzi attrezzati per l’imbottigliamento e l’analisi del prodotto. In questo periodo, alla vigilia di Vinitaly stanno lavorando 24 ore al giorno».

Addio al Consorzio doc Isonzo dunque, ma pare senza rimpianti.

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